Amereida

Nel 1952 un gruppo di giovani architetti guidati da Alberto Cruz e dal poeta argentino Godofredo Iommi, si trasferisce a Valparaiso per insegnare presso la scuola di architettura dell’U.C.V. La loro influenza si fa sentire in fretta, crescendo al punto di diventare la tendenza dominante della scuola, che inizió a farsi conoscere come Scuola di Valparaiso, nota per il radicalismo della sua posizione.

Nel 1965 una serie di membri della scuola, insieme a poeti, filosofi e artisti invitati dall’estero, realizzano un viaggio poetico da punta Arenas, in Patagonia, alla Bolivia, nel centro dell’America del Sud, con una serie di interventi e azioni poetiche durante il tragitto. In forma collettiva viene creato un testo, Amereida, una sorta di poema in ronda; il titolo è l’insieme delle parole America e Eneide, alludendo ad un’esperienza che assume una struttura epica.
Quest’esigenza nasce dall’inibizione propria del continente americano a produrre una cultura autonoma a causa della mancanza di un segno di fondazione - come lo sbarco di Enea sulle coste romane. Appaiono carte geografiche o astrali che sovvertono qualsiasi convenzione cartografica: vi è l’inversione a 180° della mappa del continente americano (tesi del “nord proprio”) e la sovrapposizione della Cruz del Sur sulla figura del continente.

Senza essere un trattato di architettura vero e proprio, l’Amereida studia la spazialità del continente, aprendo una dimensione radicalmente nuova del progetto, attraverso lo stimolo di un’architettura "co-generata" con la poesia: da questa visione nascono la ciudad abierta e le travesias.
La città aperta: una fascia di oceano Pacifico, una fascia di spiaggia, una di vegetazione e una di dune. Edifici dalle forme curiose si scorgono dispersi nella natura del sito; questi contengono laboratori di modellistica e costruzioni. Agorá nascoste da alte dune sono luoghi di realizzazione di progetti. La città aperta viene concepita come uno spazio di vita e lavoro collettivo, che riprende le discipline adottate nella scuola e si propone come luogo aperto, nelle due accezioni di apertura teorica a ogni nuova idea e di spazio di ospitalità.
Qui, riprendendo Rimbaud, si cerca un’arte che rappresenti la vita. Così l’inizio di un progetto coincide con la ricerca di un gesto che possa racchiudere una forma o un concetto; l’inizio di un’opera di costruzione con un atto poetico inaugurale. Questa forma di vivere l’architettura contamina anche la vita privata di studenti e professori.

Su proposta di Godofredo Iommi nel 1984 la scuola di architettura di Valparaiso inizia il programma delle travesias, mobilitando studenti e professori e realizzando una serie di opere in un centinaio di itinerari per il continente americano.
Le caratteristiche dell’impresa sono diverse. In primo luogo come ri-edizione del viaggio Amereida del 1965. In secondo luogo presenta una dimensione operativa, in quanto occasione di creazione di opere e di apertura di campi di azione alternativi a quelli professionali. Quest’anno la travesia si è svolta a Sao Francisco do Sul in Brasile.

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