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Rencontres du Design Graphique
François Caspar ha invitato a Marsiglia designer grafici da tutto il mondo per condividere e scambiare opinioni con i professionisti, e non; per tre giorni di discussioni sul rapporto fra etica e design.
La Villa Mediterranèe di Marsiglia è stata la location perfetta per i “Rencontres du Design Graphique”, tre giorni – dal 15 al 17 luglio – di discussioni sul rapporto fra etica e design. Si è trattato della prima edizione di un piccolo grande evento che ha visto oltre 250 opere esposte (nella mostra “New York – Sarajevo – Marseille”), conferenze, documentari e una giornata a porte aperte negli studi dei grafici marsigliesi.
A sinistra: David Sandlin. A destra: Stefan Sagmeister
Tanti gli ospiti protagonisti delle conferenze durante i tre giorni: Cedomir Kostovic, Michael Grant, Francis di Tommaso, Mirko Ilic, Iwona Rypesc, Andrew Lewis, Stéphan Muntaner, Cedric Malo-Tabas, Nicolas Aubert.
“L’idea di organizzare un evento simile mi venne molto tempo fa”, spiega François Caspar, graphic designer, presidente e co-fondatore dell’AFD (Alliance française des designers) e dell’associazione Moneydesign. “Da 20 anni viaggio in giro per il mondo e m’imbatto in designer ed esposizioni. Vedo i diversi modi con cui viene pensata la mia professione e mi accorgo che condividiamo gli stessi successi e le stesse delusioni. Così ho invitato designer grafici da tutto il mondo per condividere e scambiare opinioni con i professionisti, e non, qui in Francia”.
A sinistra: Ivan Chermayeff. A destra: Marvin Mattelson
La mostra ha presentato parallelamente due collezioni collettive, Images Underground e Sarajevo 100, con 250 opere di oltre 120 grafici riconosciuti e provenienti da tutto il mondo, 100 designer emergenti e studenti di 37 Paesi. Il filo rosso è stato la ricchezza delle influenze culturali e artistiche, dove l’etica professionale si confronta con l’etica personale. Dall’Europa queste diverse correnti sono partite alla volta degli Stati Uniti. A New York hanno partecipato a costruire uno stile e un pensiero che si è poi diffuso nel mondo intero, a dimostrazione che oggi il design, in una piena e riuscita globalizzazione dell’idea, si nutre di scambi d’idee e opinioni portate dai venti di ogni continente.
Perché la necessità di discutere di etica? Risponde il fondatore dei Rencontres: “Perché è importante parlare delle buone prassi che comportano rispetto sia in relazione all’aspetto artistico che a quello commerciale. S’introduce, in questo modo, l’idea di un dialogo leale con il cliente, che a sua volta deve essere leale per ottenere un rapporto professionalmente equo dettato da qualità ed efficienza. Questo è l’unico codice etico professionale dove si salvano capra e cavoli: designer e cliente. Siamo maturi, finalmente, per ammettere che i designer devono trovare i mezzi per un design che porti benefici alla società e all’industria, ma che condivida i valori della salute umana e ambientale. Il nostro tempo oggi è alla ricerca di professionisti che siano dettati anche dall’etica in quanto cittadini”.
A sinistra: Mirko Ilic. A destra: Milton Glaser
L’evento marsigliese è stato anche occasione per rendere omaggio all’icona della grafica Milton Glaser, il padre del logo più imitato al mondo I love NY e del celeberrimo poster Dylan, entrambi presenti in mostra. Il professore emerito della School of Visual Arts di New York - a cui Les Rencontres ha dedicato la proiezione del documentario Milton Glaser: to inform & Delight (regia di Wendy Keys, 2009), ha lanciato in video conferenza da New York una campagna planetaria per l’ambiente.
Rencontres du Design Graphique, Marsiglia
“Per esempio, Glaser”, conclude François Caspar, “avrebbe potuto tranquillamente smettere di lavorare molto tempo fa visto il successo planetario, ma mosso da un forte senso etico, sia come artista sia come cittadino, ha continuato e oggi è diventato un modello da seguire soprattutto per le nuove generazioni”.
