Dialoghi di design

Con un workshop intensivo, che coinvolge sei giovani designer e un gruppo di studenti, Barbara Brondi e Marco Rainò usano il design come perno per innescare un dialogo su temi attuali e progettuali.

Arrivato alla settima edizione il progetto “IN Residence” è fuori dal comune per più di una ragione.

Non soltanto, quindi, per la particolare cornice che la ospita – il Du Parc Contemporary Suites, icona razional-brutalista torinese firmata da Laura Petrazzini e Corrado Levi.

E nemmeno, soltanto, per la formula, che fa lavorare (ma anche vivere e riflettere) per tre giorni consecutivi sei giovanissimi designer insieme con 24 studenti di 4 diverse scuole torinesi. A rendere ancora più speciale questa indagine è, infine, l’obiettivo: abituare gli studenti a usare un approccio più critico al design e, attraverso la leva del dialogo, far loro capire quali possono essere i diversi significati degli oggetti che costruiscono.

Barbara Brondi e Marco Rainò raccontano a Domus com’è nata e cresciuta l’iniziativa – che hanno ideato nel 2008 – e cosa aspettarsi da quest’ultimo appuntamento con Anton Alvarez, Hilda Hellström, Jean-Baptiste Fastrez, Maarten Kolk & Guus Kusters, Jon Stam e Giorgia Zanellato.

IN Residence Workshop: Identity Detectors
IN Residence Workshop: Identity Detectors

Domus: Raccontateci la formula di questa residenza

Barbara Brondi e Marco Rainò: Il progetto è nato diversi anni fa, nel 2008, quando Torino era “World Design Capital”. L’idea è nata in quel contesto, con l’obiettivo di promuovere un luogo molto particolare: il Du Parc Contemporary Suites, un residence composto da circa 80 alloggi. Si tratta di un alto edificio costruito nel 1971 da Laura Petrazzini e Corrado Levi, certamente il miglior esempio di architettura razional-brutalista torinese, al cui interno è ospitata una collezione di opere d’arte di grande importanza: ogni alloggio vede la presenza di lavori di artisti moderni e contemporanei molto noti, ai quali negli ultimi anni si sono aggiunti alcuni pezzi di design, realizzati principalmente dagli autori che hanno preso parte al nostro programma.

Nello svolgimento dei laboratori della serie IN Residence utilizziamo un piano dell’edificio, mettendo in collegamento alcuni alloggi che usiamo sia per ospitare i designer sia per svolgere le attività di workshop, aperte a 24 studenti selezionati ogni anno dalle 4 scuole (2 pubbliche e 2 private) del territorio di Torino con corsi attivi in materia di design: Politecnico di Torino, Accademia Albertina di Belle Arti, IAAD e IED. Gli studenti affrontano un percorso di dialogo a cui teniamo moltissimo, perché è nostra intenzione usare il design come strumento di confronto, di conversazione, di scambio, e come efficace mezzo di conversazione utile ad analizzare di volta in volta i temi di indagine dei singoli workshop.

IN Residence Workshop: Identity Detectors
IN Residence Workshop: Identity Detectors. Nella foto: i designer Jon Stam e Hilda Hellström

Domus: Chi sceglie – e come – i designer?

Barbara Brondi e Marco Rainò: Li scegliamo noi, dopo avere individuato il tema. L’unico parametro fisso è quello dell’anagrafe: cerchiamo sempre designer molto giovani, perché siamo interessati a indagare i più recenti scenari di ricerca e sperimentazione del design contemporaneo, e poi perché il rapporto con gli studenti cambia totalmente. Per quattro giorni, i ragazzi vivono un rapporto esclusivo e diretto con i designer, persone che hanno maturato un lavoro riconosciuto, premiato, pubblicato sulle principali riviste internazionali, con una storia da raccontare, ma che hanno pochi anni più di loro.

Questo tipo di esperienza è poi amplificato dal periodo breve in cui si svolge il laboratorio: pochi giorni, molto intensi, vissuti sempre insieme dalla mattina alla sera inoltrata. Tutto questo rende la formula molto efficace.

IN Residence Workshop: Identity Detectors
IN Residence Workshop: Identity Detectors. Il workshop di Kolk & Kusters e Giorgia Zanellato

Domus: Cosa si riesce a produrre in quattro giorni?

Barbara Brondi e Marco Rainò: Su questa scala di tempi non si riescono fare prototipi, non è questa la ragione per cui IN Residence attiva i suoi workshop. Il motivo è abituare gli studenti a usare un approccio più critico nei confronti del design. E, attraverso la leva del dialogo, capire quali possono essere i significati veicolati dall’oggetto che si costruisce. Questo è l’elemento principale di tutta l’indagine. Gli esiti sono molto positivi. Esiste anche un tema collegato alla manualità degli “esercizi” che vengono improvvisati di volta in volta dai designer, con materiali semplicissimi; non siamo in un laboratorio attrezzato, usiamo fogli di carta, corde, nastri adesivi, cose che si possono trovare in una normale abitazione. Ancora di più il peso si sposta sul processo creativo, sul significato da individuare e trasmettere e non necessariamente sugli strumenti e i materiali a disposizione.

IN Residence Workshop: Identity Detectors
IN Residence Workshop: Identity Detectors

Domus: Cultura del progetto e dibattito sul design. Mi puoi spiegare meglio queste parole-chiave? Il dibattito, a un certo punto, esce dal residence a coinvolgere la cittadinanza?

Barbara Brondi e Marco Rainò: Il workshop ha un’anima molto introversa per la prima parte di svolgimento: i tre giorni iniziali sono riservati al lavoro dei designer e degli studenti, sempre assistiti da noi curatori.

Il momento di restituzione pubblica avviene in coda — il quarto giorno — e, da diversi anni, consiste in un momento di dibattito ospitato nella splendida cornice del Circolo dei Lettori di Torino. A un pubblico, anche composto da non addetti ai lavori, raccontiamo cosa abbiamo fatto; i designer si presentano, parlando del loro lavoro e il tutto si conclude con un momento di confronto pubblico solitamente molto intenso.

L’interesse rivolto a IN Residence è cresciuto negli anni e il progetto, supportato inizialmente con risorse economiche esclusivamente private, ha avuto negli ultimi anni l’appoggio delle istituzioni, grazie ai contributi della Compagnia di San Paolo e della Camera di Commercio di Torino. Nel corso degli anni, oltre al workshop annuale, IN Residence ha sviluppato un programma di eventi piuttosto articolato. Ad anni alterni, produciamo una mostra tematica collettiva (nei giorni del Salone di Milano) coinvolgendo tutti i designer che hanno partecipato alle varie edizioni del workshop. Stiamo già lavorando alla prossima mostra, da inaugurarsi nel 2014: sarà, in ordine di tempo, la terza mostra collettiva a firma IN Residence, che segue il grande successo registrato da “Another Terra/Home Away from Home” nel 2012, divenuta un progetto espositivo itinerante.

Anche in questo caso, il dibattito è molto importante, perché usiamo il termine design nell’accezione anglosassone di progetto riferito ad un processo. Altri spin-off del programma sono la collana editoriale dei nostri Diari pubblicati da Corraini Edizioni — cinque sino a oggi — e una serie di discussioni pubbliche che organizziamo durante l’anno.

IN Residence Workshop: Identity Detectors
IN Residence Workshop: Identity Detectors. Anton Alvarez

Domus: C’è sempre un atteggiamento trasversale, rispetto per esempio all’arte o anche al product design in senso stretto?

Barbara Brondi e Marco Rainò: È vero. La nostra attenzione come curatori è orientata a sviluppare una ricerca rivolta principalmente a una generazione di interpreti che sono anche dei maker. Questo atteggiamento è certamente influenzato da motivi d’interesse personale: come progettisti pensiamo sia importante intendere la nostra professione come un’esplorazione continua, aprendoci a l dialogo e alla collaborazione.

Nel caso di IN Residence ci interessa coinvolgere dei designer che si esercitano su più registri espressivi e hanno una certa attitudine alla trasversalità. Siamo interessati a sviluppare un dibattito e una riflessione su quanto e perché il design sia necessario oggi e che tipo di esiti debba produrre. C’è – non lo nascondiamo – un riferimento a un design in serie limitata quando non addirittura in pezzo unico, che ha una vocazione di relazione con le arti visive più forte rispetto ad altri modelli di interpretazione di questa disciplina.

IN Residence Workshop: Identity Detectors
IN Residence Workshop: Identity Detectors

Domus: Forse dettato anche un po’ dal luogo in cui il workshop nasce e viene ospitato?

Barbara Brondi e Marco Rainò: Certo, il climax che si raggiunge nel residence fa sì che questo aspetto sia determinante. Crediamo conti molto anche l’influenza del contesto torinese in cui siamo nati, cresciuti e ci troviamo a operare. Siamo titolari di uno studio di architettura, ma le nostre ricerche si riferiscono a un ambito progettuale piuttosto ampio: il progetto IN Residence, ad esempio, l’abbiamo ideato e lo seguiamo come curatori, occupandoci anche della scrittura e del disegno grafico dei libri della collana pubblicata da Corraini.

Negli anni siamo stati attivi come art director, in ambito editoriale, di progetti musicali o riferiti al mondo della moda. Per noi tutte queste esperienze rappresentano un unicum indivisibile, e le viviamo come un’esplorazione continua, finalizzate alla ricerca di un codice espressivo inedito. Abbiamo un approccio all’attività di progetto molto libero, che si è strutturato nel tempo e che continua ad essere costantemente calibrato o modificato.

IN Residence Workshop: Identity Detectors
IN Residence Workshop: Identity Detectors

Domus: Come è strutturato il workshop quest’anno?

Barbara Brondi e Marco Rainò: Già da qualche anno la formula prevede che i designer invitati lavorino in coppia e guidino la ricerca di un gruppo di studenti. Le loro attività sono costantemente seguite noi curatori, oltre che dal resto dello straordinario staff operativo di IN Residence (Paola Chiari,
Francesca Casati, Maria Strachini, Anita Donna Bianco, Marco Herrouz, Tullio Deorsola e Nicolò Dragoni).

A una prima giornata di lecture dei designer coinvolti, segue una due giorni di attività pratiche ed esercizi rivolti ad analizzare il tema principale di indagine, che per questa edizione è “Identity Detectors”. Al termine, ciascun gruppo presenta agli altri il risultato delle proprie riflessioni, raccontando il percorso, il processo e le idee sviluppate insieme.

IN Residence Workshop: Identity Detectors
IN Residence Workshop: Identity Detectors. Il workshop di Hilda Hellström e Anton Alvarez
IN Residence Workshop: Identity Detectors
IN Residence Workshop: Identity Detectors

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