M&O 2013: Now! Le Off

In mostra alla Cité de la Mode et du Design di Parigi in occasione di Maison & Objet, i due giovani designer Amélia Desnoyers e Henri Dejeant hanno scelto materiali insoliti, come lo zucchero e la cartapesta, per i loro progetti.

Ai Docks della Cité de la Mode et du Design, sulle rive della Senna, due designer giovanissimi – finalisti del Rado Star Prize – espongono i loro progetti a Now! le Off, contenitore della Paris Design Week dedicato ai nuovi talenti.
Amélia Desnoyers: Shaping Sugar
Amélia Desnoyers: Shaping Sugar

Amélia Desnoyers: Shaping Sugar

I pezzi della collezione Shaping Sugar sono bicchieri dalle forme lievemente irregolari e dai colori acquosi e trasparenti: rosso lampone, giallo limone, blu acquamarina e verde mela. La particolarità è essere realizzati in zucchero caramellato in modo che, una volta riempiti di acqua, si trasformano gradualmente in una bevanda che scioglie il calice, ne incorpora il sapore, fino a consumarsi del tutto nel giro di un quarto d’ora. Potrete, letteralmente, dire di aver “bevuto un bicchiere”.

Il progetto Shaping Sugar è realizzato dalla designer ventinovenne Amélia Desnoyers, in una performance che si svolge tra fornelli e stampi, a metà strada tra il design e la creazione culinaria. Parigina del Marais, dopo gli studi di scultura all’Ecole Nationale Superieure des Beaux Arts di Parigi, Amélia Desnoyers consegue nel 2011 un master in Contextual Design presso la prestigiosa Design Academy di Eindhoven in Olanda. Ma in tasca ha anche un diploma in pasticceria che le dà una marcia in più nei progetti legati al cibo.

Amélia Desnoyers: Shaping Sugar
Amélia Desnoyers: Shaping Sugar
Il procedimento ricorda molto da vicino le vetrerie di Murano: “Osservando l’industria del vetro” – precisa Desnoyers – “ho pensato di fare un parallelo tra la tecnica della soffiatura del vetro e la fusione dello zucchero, per creare un nuovo progetto di food design”. E, per affinità, questi bicchieri condividono con il vetro trasparenza e plasticità, fragilità e leggerezza.



Lo zucchero è un materiale solido che può essere fuso per tornare di nuovo allo stato solido: la miscela di zucchero, glucosio e acqua viene scaldata fino a 160 °C e, una volta fusa, colata in stampi di silicone dalla forma concava, poi ruotati delicatamente. Qui il materiale solidifica in uno strato sottile e vetroso, diventando un calice caramellizzato, sostenuto da un fusto e una base in legno, che gli conferiscono la forma (artigianale) del bicchiere.
Amélia Desnoyers: Shaping Sugar
Amélia Desnoyers: Shaping Sugar

Ma Shaping Sugar non è soltanto una performance. È anche un modo nuovo e ironico di far migrare un prodotto da cucina in un altro ambito – il design – proponendo nuovi rituali legati al cibo e al bere, attraverso forme effimere e cangianti. Materia e forma, colore e sapore si confrontano in una nuova esperienza del bere.

Desnoyers sfiora divertita il senso della mutevolezza della materia organica, gioca con la chimica e i passaggi di stato, propone una riflessione sulla durevolezza degli oggetti che ci circondano. Con intelligenza, leggerezza e freschezza d’idee. Francesca Acerboni

Amélia Desnoyers: Shaping Sugar
Amélia Desnoyers: Shaping Sugar

Henri Dejeant: Nonage

I Non-age sono oggetti di design senza tempo, appartenenti all’età dell’infanzia. Le forme sinuose, morbide e organiche, ma anche buffe, create da Henri Dejeant sembrano plasmate dalla pietra. Invece, si tratta di prodotti in cartapesta realizzati a mano. Ottenuti dall’impasto di carta e colla, appartengono a un mondo mezzo animale e mezzo vegetale e, nella loro atemporalità, sembrano avere vita propria. Non a caso l’universo formale di Henri Dejeant “appartiene al mondo dei fumetti e dei film di fantascienza”.

Figlio d’arte – il padre designer e la madre pittrice – Henri Dejeant ha passato l’infanzia fra i mercatini delle pulci, traendo ispirazione dagli oggetti degli anni Cinquanta e Settanta. Sviluppa la sua abilità manuale prima lavorando come artigiano, con materiali quali il ferro, il legno e il gesso. Poi si trasferisce in Marocco per imparare le arti dell’artigianato dove, nei souk di Marrakech, sviluppa il suo interesse e una personale tecnica di lavorazione della cartapesta. Materiale di recupero altamente ecologico, la cartapesta è una tecnica inusuale per l’ambiente del design, ma che il giovane Henri Dejeant, autodidatta, studia e sperimenta perché sia più performante possibile.

Henri Dejeant: Nonage
Henri Dejeant: Nonage

Il composto, costituito al 90% da carta, è tenuto insieme da un collante biologico. La miscela viene lavorata per ottenere una composizione molto fine che, una volta adagiata nello stampo, permette di ottenere una superficie molto liscia. Il trattamento superficiale a cera d’api ne completa la levigatura e garantisce una maggiore protezione. La colorazione fané è ottenuta con pigmenti naturali mescolati in pasta, gli stessi utilizzati in Marocco per la tecnica del Tadelakt.

Nel suo laboratorio artigianale Dejeant costruisce le forme in legno multistrato con cui poi realizza gli stampi in silicone, al cui interno versa l’impasto a base di carta. L’uso del CAD è naturalmente di supporto nel disegno delle sagome degli strati di legno che compongono le basi in legno.

Henri Dejeant: Nonage
Henri Dejeant: Nonage
Henri Dejeant ha esposto presso la Galleria Nonage a Marrakech, oltre che sul suo sito web. Ma la Paris Design Week è stata la prima occasione per mostrare la collezione a un vasto pubblico. Dopo l’evento Now! le Off, Dejeant si dichiara quindi pronto ad affacciarsi al mondo della produzione industriale. Carlotta Eco
Henri Dejeant: Nonage
Henri Dejeant: Nonage

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