Nato a Tokio nel 1915, Yanagi era cresciuto nell'equivalente giapponese di una casa Arts and Crafts che sorgeva proprio di fronte al Mingei Kan (museo dell'artigianato giapponese), fondato dal padre Soetsu insieme ai ceramisti Shiji Hamada e Kanjiro Kawai. La loro interpretazione dell'arte popolare giapponese e coreana era basata su una valutazione intuitiva di oggetti la cui bellezza nasceva in modo inconsapevole, e nel Giappone del periodo prebellico i dibattiti scaturiti dalle loro scoperte avevano determinato un risveglio culturale dopo un lungo periodo di torpore. L'inadeguatezza dell'industria a produrre oggetti per l'impiego quotidiano e l'importanza e superiorità dell'artigianato rappresentavano un tema costante nei saggi del padre, ed esaminando le centinaia di oggetti di uso quotidiano disegnati da Yanagi in sei decenni di carriera, dai coperchi per tombini alle tazze da tè, alle fontanelle d'acqua potabile, sembra che il messaggio sia stato recepito perfettamente: ciascuno dei suoi molti prodotti possiede infatti tutto lo spirito di cui un oggetto ha bisogno per superare gli svantaggi derivati da una gestazione industriale.
I suoi giorni da studente furono marcati dall'insegnamento di Charlotte Perriand, la designer francese responsabile di gran parte dei mobili attribuiti a Le Corbusier, che negli anni Quaranta viaggiò in Giappone grazie a una borsa di studio governativa legata al compito di ispirare i giovani designer giapponesi. Nel 1957, in occasione della 11° Triennale, Yanagi si recò a Milano, allora capitale mondiale del design, ed esibì il suo sgabello Butterfly. Di ritorno a Tokio, la sua attività di designer si stabilì in quello che per i successivi quarant'anni di carriera sarebbe stato il suo studio.
In anni recenti, i suoi progetti per utensili da cucina hanno radunato qualcosa di simile a una schiera di appassionati cultori, e sono stati apprezzati tanto per la loro funzionalità quanto per la loro bellezza. Sembra plausibile che Yanagi abbia trascorso la sua vita tentando di dare un futuro al modo in cui il padre apprezzava un oggetto, riconciliando i due mondi dell'artigianato e dell'industria e adattando i valori del manufatto ai vantaggi della produzione industriale, con una mente e un occhio addestrati a questo scopo fin dall'adolescenza.
Il recente declinare del suo stato di salute, unito a un certa mancanza di attenzione da parte dei media e delle istituzioni europee operanti nel campo del design, hanno negato all'Occidente la mostra retrospettiva e la copertura giornalistica che Yanagi meritava. E per quanto negli ultimi anni sia apparso in pubblico solo di rado, nel 2006 presenziò alla mostra Super Normal che ho curato insieme a Naoto Fukasawa, nella quale erano presenti numerosi suoi pezzi. Ricordo che passeggiando tra i lavori esposti si intrattenne ad ammirarne alcuni, fermandosi poi finalmente di fronte a una insalatiera con colabrodo combinato che aveva disegnato parecchi anni prima. Con un mezzo sorriso e gli occhi luccicanti esclamò "È bellissima, chi l'ha fatta?".