Il linguaggio fisico di Acconci

Nel 1972, Germano Celant presentava il lavoro di Vito Acconci, in questi giorni nominato "Designer of the Year", come un esercizio esperienziale in grado di opporre lo slang del corpo alla dittatura del linguaggio dei libri, superiore e ufficiale.

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Pubblicato in origine su Domus 509 / aprile 1972

Vito Acconci
Per sfuggire costantemente e pervicacemente all'estetismo come forma di comunicazione e come tradizione rappresentativa e per non condividere la responsabilità del proprio lavoro e del proprio mestiere con l'attesa e con l'intendimento dello spettatore borghese, sempre pronto a estetizzare e quindi a consumare ogni energia innovatrice delle ricerche in arte, i movimenti artistici di quest'ultimo quinquennio hanno teso sistematicamente a evitare l'omogeneità linguistica e attitudinale. Sono passati dal linguaggio scritto alla natura, dall'operazione mentale all'incontro concreto e fisico, dal "detto" al "non detto", dall'organico all'ecologico, dall'oggetto all'opera a scomparsa totale. Hanno eliminato lo spettatore "cadavere", e hanno cercato l'implicazione, coscienziale e fisica, di un pubblico prima passivo e omogeneo per ricondurlo al trauma dell'arte e per farlo uscire dall'ebetismo.

Naturalmente la società dello spettatore riflette quel che vuole dell'azione rivoluzionaria dell'arte, per integrarla in modo castrato e consumistico nel suo sistema, per cui oggi l'incontro-scontro si sta nuovamente avviando sullo scambio di merci e di valori di mercato. La ricerca di un "incontro" rimane però sempre il fulcro del lavoro e per questa ragione negli ultimi anni, dal 1967 a oggi, molti artisti hanno teso con la loro ricerca a stabilire un contatto-confronto non soltanto con i pensieri, ma un contatto-confronto tale da coinvolgere l'intero essere, dai suoi istinti alle ragioni inconsce. L'esercizio esperienziale è diventato allora l'unico modo per sfuggire alla dittatura del linguaggio dei libri, una dittatura che ha prodotto un linguaggio censurato, nascosto e represso, puritano e asettico. Un linguaggio superiore e ufficiale, da computer, a cui si è venuto contrapponendo lo slang del corpo.
In apertura: Vito Acconci, <em>Channel</em>. Qui sopra: Vito Acconci, <em>Performance Test</em>, Domus 509 / aprile 1972. Vista pagine interne
In apertura: Vito Acconci, Channel. Qui sopra: Vito Acconci, Performance Test, Domus 509 / aprile 1972. Vista pagine interne
Il corpo ha infatti un linguaggio grezzo, violento e volgare, non elabora, ma è spontaneo, propone l'affermazione dello slang contro il linguaggio disinfettato e universitario; il suo è il linguaggio non censurato della filosofia, ma è il linguaggio primitivo e sgradevole del sudore, dei peli, del pene, del nudo. L'uso del corpo e di tutte le implicazioni esperienziali coinvolge anche una valutazione ideologica e sociale; a una forma di linguaggio elitario e ufficiale se ne contrappone una popolare. Alla dittatura della scrittura si risponde con un linguaggio senza parole che elimina le estensioni linguistiche, il concetto e il nome, la categoria e la proposizione, ed esalta l'appercezione, la tattilità, la trasmissione esperienziale e la sensorialità. L'appercezione della cosa esce dal generale ed entra così nel particolare e nello storico. La nozione non è filosofica e razionale, ma concreta, ogni dato è un dato di comunicazioni esperienziale, non esistono relazioni mentali, ma fisiche. Ogni entità è soggettiva e le informazioni sono date da soggetti. La discussione viene eliminata, non esiste "ripetizione" dell'esperienza, la conoscenza è solo la coscienza di esserci come emittenti e riceventi di segni.
Vito Acconci, Following Piece, Domus 509 / aprile 1972. Vista pagine interne
Vito Acconci, Following Piece, Domus 509 / aprile 1972. Vista pagine interne
Un esserci che Vito Acconci ha assunto come unico sistema di trasmissione di segni tra il suo corpo e l'esterno umano e oggettuale. Un lavoro iniziato nel 1968-69 sul non detto e sul "sentito" che lo ha condotto gradatamente a cercare un rapporto comunicativo, sensoriale e sensitivo, con tutti i media possibili. Una ricerca di "fluido" espanso come atto ininterrotto e non interrompibile, tra il suo corpo e l'esterno, che si traduce in un continuo scambio-contatto di energia che assorbe nel suo campo le poche entità, umane o ambientali, che possono scambiarsi il fluido.

Uno scambio che può essere scelto per uno e inconscio per "l'altro", come in Following Piece, un lavoro di varia durata che si svolge nelle strade di New York e consiste nello scegliere a caso una persona in una strada, e seguirla dovunque vada, ovunque si rechi o viaggi, fino a che non entri in uno spazio privato. Un contatto che non è più invenzione di immagini o di discorsi, non ha più l'idea di arte e di vita, ma di vitalità. in cui non c'è rito, ma tensione tra due poli energetici, non c'è sublimazione artistica, ma istintualità, e non c'è nessun processo di elevazione dal quotidiano al mondano. Un rapporto tra corpi che elimina gli elementi "riflessi", e produce elementi che non dipendono altro che da se stessi, come i segni emessi dal proprio corpo, le impronte lasciate sulla sabbia o le incisioni operate sulla propria carne mediante violenti morsi e poi trasportate su diverse superfici.
La conoscenza è solo la coscienza di esserci come emittenti e riceventi di segni. Un esserci che Vito Acconci ha assunto come unico sistema di trasmissione di segni tra il suo corpo e l'esterno umano ed oggettuale\
Vito Acconci, <em>Room Situation</em>, Domus 509 / aprile 1972. Vista pagine interne
Vito Acconci, Room Situation, Domus 509 / aprile 1972. Vista pagine interne
Un incontro fisico e concreto tra due superfici, in uno scambio di energia, violenta e immediata, in cui ciò che conta è il dialogo diretto tra due "corpi", che in Runoff si attua, correndo per varie ore in uno spazio e producendo un sudore pesante e violento, per far si che il colore della parete si trasporti sul corpo e il sudore intrida il muro, fino al punto in cui i due "corpi" non si siano scambiati reciprocamente colore e sudore. Un linguaggio violento e grezzo, che non ricerca la generalizzazione delle parole ed evita lo spettacolo, il discorso o la frase, ma si concentra esclusivamente su una comunicazione da uno a uno, senza dispersione di energia o incomprensione del segno emesso.
Vito Acconci, <em>Rubbings</em>, Domus 509 / aprile 1972. Vista pagine interne
Vito Acconci, Rubbings, Domus 509 / aprile 1972. Vista pagine interne
Il contatto diretto tra i due poli del dialogo, che avviene tra due opposti "narcisismi", non si basa mai sull'osservazione, per cui i lavori del 1970 di Acconci tendono sempre a coinvolgere o ad assumere "l'altro", evidentemente non con un linguaggio formale o inibito, ma mediante una tensione vitalistica e organica, che esclude la mediazione mentale, per coinvolgere la componente esperienziale. Un coinvolgimento che si sviluppa tramite lo sguardo, in Performance Test, in un contatto tra il guardare e l'essere guardati per 15 secondi, e mediante l'implicazione sensitiva in Rubbings, un film in cui Acconci è ripreso mentre schiaccia, fino a dissolverli, sulla propria pelle, degli scarafaggi, una performance che suscita estremo disgusto.
Vito Acconci, <em>Untitled (project for Pier)</em>, Domus 509 / aprile 1972. Vista pagine interne
Vito Acconci, Untitled (project for Pier), Domus 509 / aprile 1972. Vista pagine interne
È evidente in questi lavori l'intenzionalità di Acconci ad agire in contrapposizione al professionismo linguistico e filosofico, culturale e aristocratico, della tendenza conceptual e la sua ricerca è quella di riportare il linguaggio iperspecializzato e solamente leggibile a una dimensione di linguaggio senza parole, in cui la comunicazione avvenga per sintonie fisiche, capaci di eliminare il potere della parola come unico strumento di comunicazione in arte e sull'arte. Una sintonia tra due individui che viene ricercata in Blindfolded Catching Piece, un pezzo in cui Acconci si pone bendato dinanzi a un altro che scaglia ripetutamente una palla di gomma, che Acconci tenta di "intuire" e cogliere, per tre minuti. L'intuizione è infatti il sistema più corretto per "trasmettere", dal corpo all'esterno, dei segni, che possono consistere solo nella propria presenza fisica, come in Room Situation, uno stare in prossimità di un altro e introdursi nella sua "territorialità" e nel suo spazio privato, per "affollarlo" e fargli sentire l'invasione della propria privacy fisica, attuata mediante un altro corpo. Un passaggio di territorialità che in Applications avviene fisicamente con il trasportare le impronte di rossetto che una donna ha impresso sul torace del primo performer, sulla schiena del secondo. Un'applicazione di segni privati che diventa acquisizione di colore e poi un ulteriore trasporto a un altro corpo.
Vito Acconci, <em>Pull</em>, Domus 509 / aprile 1972. Vista pagine interne
Vito Acconci, Pull, Domus 509 / aprile 1972. Vista pagine interne
Il contatto tra i tre individui è soltanto fisico, nessuna parola viene spesa, l'esperienza delle carni sulle carni è irripetibile, per cui la comunicazione è unica, non generalizzabile o generalizzata. Sul principio di concentrazione della comunicazione tra corpi Acconci lavora anche per tutto il 1971. I soggetti dei suoi lavori prendono in considerazione tutte le disponibilità sensoriali, compresa la telepatia o la comunicazione senza parole, come in Channel. Due performer, con le orecchie tappate e con un microfono con cui parlare. Ambedue non sentono le parole dell'altro. I microfoni sono usati solo con l'intenzione di comunicare lo scambio di frasi al pubblico. Il dialogo che si stabilisce si basa sullo sforzo reciproco di intuire i comandi di movimento che ognuno invia all'altro e sul tentativo di inviare, tramite una forte concentrazione fisica, le proprie richieste all'altro. Fino a che uno dei performer compie il movimento sbagliato l'altro non può intervenire, se non per cambiare il senso al suo comando.

Lo sforzo fisico d'intuizione e di concentrazione telepatica è enorme, la parola e il linguaggio sono frustranti, perché messi fuori d'uso, l'unico strumento agibile il proprio linguaggio sensoriale, usato anche in Contacts, in Zone e Pull. Lavori in cui la ricerca di una comunicazione che si basa solo sui sensi avviene tramite la mano e il corpo, che vicendevolmente devono "incontrarsi", oppure mediante la costrizione fisica dell'uomo a far rimanere nella propria zona, attraverso una pressione territoriale che si sviluppa col camminare attorno, il gatto. Il cerchio ipotetico creato dal campo umano dovrebbe costringere il gatto a non muoversi e a non uscire dal cerchio, il risultato maggiore della performance è una specie di ipnotismo fisico che si comunica tra due esseri in contatto.
Vito Acconci, <em>Zone</em>, Domus 509 / aprile 1972. Vista pagine interne
Vito Acconci, Zone, Domus 509 / aprile 1972. Vista pagine interne
Una dimensione ipnotica che lega due persone in un cerchio di luce e le costringe a guardarsi negli occhi e a girare liberamente, una sul proprio centro e l'altra sulla periferia del cerchio di luce. Una condizione di esclusione dagli altri (il cerchio di luce e tutto l'ambiente al buio) che crea un cerchio privato, in cui ambedue i performer possiedono però un ulteriore cerchio privato, unito tangenzialmente solo dagli sguardi, che conducono all'identificazione con l'altro. Uno scambio di fluido che in Untitled (project for Pier 17) diventa una trasmissione di segreti intimi, gelosie e paure, che Acconci non vuole rendere pubbliche, se non in un contatto individuale. Cosi dal 27 marzo al 24 aprile 1971 ogni notte all'una Acconci attende qualsiasi persona che vorrà incontrarlo e a cui Acconci rivelerà, singolarmente, qualcosa che considera chiuso nella propria intimità, ma che l'altro potrà utilizzare a suo piacere, anche a svantaggio di Acconci stesso.
Vito Acconci, incisioni operate sulla propria carne, Domus 509 / aprile 1972. Vista pagine interne
Vito Acconci, incisioni operate sulla propria carne, Domus 509 / aprile 1972. Vista pagine interne
Il rischio esperienziale di affidare la propria vita all'altro trova una revance in Control Box, un lavoro in cui il gatto è chiuso in un scatolone di legno, la cui chiusura o apertura è affidata esclusivamente ad Acconci stesso, che dispone cosi della vita e della nutrizione del gatto. Un dipendere da un altro, che non coinvolge soltanto il gatto, ma Acconci stesso, pressato da un'esigenza e da uno stimolo a far vivere o a far morire. Una correlazione tra due entità cieche in cui la parola non ha nessun potere e in cui l'arte e la vita non si confondono o identificano, ma sono vitalità solitaria, tensione e integrazione tra poli viventi, che in Combination si istituiscono tra un corpo umano e lo spazio vitale di alcune galline.

Il corpo cerca di adattarsi allo spazio vitale degli animali sino a sparire ed essere integrato e a unirsi a un'altrui vita, in cui l'uomo influenza concretamente l'animale e viceversa. In questa contaminazione tra due entità fisiche e naturali diverse continua il lavoro di Acconci, nel 1972, quando tenta di imitare fisicamente, attraverso il suo corpo maschile, i movimenti e il corpo femminile, oppure aspira a "seminare" lo spazio pubblico, con il suo sperma, oppure ancora quando annulla il suo corpo, i suoi gesti con quelli di una donna e dai due corpi uniti ne fa nascere un altro, che li assomma.
Vito Acconci, impronte lasciate sulla sabbia, Domus 509 / aprile 1972. Vista pagine interne
Vito Acconci, impronte lasciate sulla sabbia, Domus 509 / aprile 1972. Vista pagine interne

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