Mapping the invisible. EU Roma Gypsies

Il libro a cura di Lucy Orta raccoglie il lavoro di artisti, architetti, storici, curatori intorno alle vicende dei Rom d'Europa.

Un libro bellissimo per una storia tristissima. Già...
I Rom, circa dieci milioni di persone in Europa, vivono fra noi da più di ottocento anni; ne sappiamo poco e quel poco, nella migliore delle ipotesi, è fatto di stereotipi e, per la maggior parte, di pregiudizi.
Questo libro è il parziale resoconto di una ricerca durata quasi due anni, il cui presupposto è di una semplicità dirompente: la conoscenza è lo strumento indispensabile per scalzare il razzismo. Perché di questo si tratta, da secoli, quando si parla di Rom.

Questo stesso progetto è stato ostacolato, in maniera anche cruenta, e in modo particolare in Italia, dove è in corso in questi anni una vera e propria guerra contro i Rom (nella sola Milano vi sono stati negli ultimi quattro anni 278 sgomberi, fonte tg3). Eppure il progetto che è stato realizzato con un finanziamento europeo, ha visto al lavoro quattro gruppi di ricerca –LAN, Laboratorio architettura nomade, Napoli; Asociata pentru tranzitie urbana, Bucarest; London College of Fashion, University of the Arts, Londra; T.A.M.A., Temporay Autonomous Museum for All, Grecia– e ha coinvolto studiosi, studenti, curatori, fotografi avvalendosi della collaborazione di moltissime istituzioni e università anche in altri paesi. Il solo avvicinare queste persone, il loro mondo, significa mettere i piedi su un terreno minato.
Ellie e le sue amiche il giorno della Comunione. Campo Rom di Eleonor Street, Mile End, Londra, 2009. photo Valentina Schivardi
Ellie e le sue amiche il giorno della Comunione. Campo Rom di Eleonor Street, Mile End, Londra, 2009. photo Valentina Schivardi
I Rom occupano gli spazi interstiziali delle nostre città e delle nostre vite. I loro insediamenti sono sempre ai margini, nelle aree su cui i Gaje (noi, cioè gli altri dal loro punto di vista) non hanno interesse, terreni abbandonati o liminari. Anche le loro attività –sia quelle tradizionali che ancora resistono, calderai, commercianti di tappeti, sia quelle assolutamente contemporanee, come servizi di pulizia, assistenza tecnica per computer, raccolta di materiali vari magari gestite attraverso società che operano in internet– si collocano ai margini, non tanto per il tipo di servizi quanto per la dissimulazione a cui sono costretti coloro che le gestiscono. Non si deve sapere che sono Rom, gli imprenditori, e neppure che l'ufficio si trova in un camper di un campo nomadi.
Muratella, Roma, Italia.
Gli abitanti dell'insediamento della Muratella sono stati sgomberati violentemente dalla polizia nel 2004. I bulldozer hanno ammucchiato i resti dietro una collina cosicché i passanti non vedessero più traccia dell'insediamento
Muratella, Roma, Italia. Gli abitanti dell'insediamento della Muratella sono stati sgomberati violentemente dalla polizia nel 2004. I bulldozer hanno ammucchiato i resti dietro una collina cosicché i passanti non vedessero più traccia dell'insediamento
I Rom hanno sviluppato contemporaneamente una grande capacità di adattamento e un altrettanto forte attaccamento alla tradizione: cosa che si verifica molto frequentemente nelle comunità "diverse", e ciò diventa la forma della sopravvivenza.

Una delle ragioni del nostro timore sembra risiedere in ciò che essi rappresentano: il nostro possibile futuro –si vedano, ad esempio, il destino delle decine di migliaia di americani che hanno perso la casa con la crisi e la tipologia degli insediamenti di automobili e camper ai margini di Los Angeles o le file di tende sui marciapiedi– e il richiamo ad un passato dell'umanità di cui non sappiamo più. Specchio inquietante di un presente incerto. E poi, contraddizione straordinaria nel mondo globale degli spostamenti continui, la vita nomade o seminomade, è percepita come destabilizzante rispetto al modello stanziale largamente maggioritario nella cultura occidentale.

Il modello stanziale ha avuto un momento di rilevante affermazione nel secolo scorso, e in altre forme sopravvive anche in questo secolo. Sotto il profilo degli insediamenti e della loro struttura architettonica, che, per un verso, sono oggetto di studi in questo progetto, vale la pena di sottolineare che secondo Jorgos Tzirtzilakis una delle ragioni del rifiuto dei campi nomadi risiede nel Modernismo e in particolare nell'idea che ciò che non rientra nel modello del pensiero astratto, ciò che proviene dalla tradizione o da culture non occidentali è visto come inferiore o esotico. La distinzione tra cultura alta e bassa diviene un assioma. Da qui, il passo è presto fatto, la marginalizzazione e poi il razzismo. Non a caso il Modernismo è contestuale all'epoca dei grandi regimi totalitari –lo sterminio dei Rom nei campi di concentramento nazisti è cosa tristemente nota.
Contraddizione straordinaria nel mondo globale degli spostamenti continui, la vita nomade o seminomade, è percepita come destabilizzante rispetto al modello stanziale largamente maggioritario nella cultura occidentale.
Lucy+Jorge Orta, Preview del Padiglione Rom a Bucarest, 2008
Lucy+Jorge Orta, Preview del Padiglione Rom a Bucarest, 2008
Le cose sembrano cambiare almeno un poco oggi. L'atteggiamento che ha portato il LAN a fare dei case studies sui campi italiani, il progetto di Maria Papadimitriou (artista) con gli studenti della facoltà di architettura di Tessalonicco (Grecia) svela un interesse, che sebbene debba ancora fare i conti con una lettura occidentale della "questione Rom", si apre ad una visione che è inclusiva in quanto prende a modello la cultura Rom per comprendere alcuni fenomeni della nostra.

Gabi Scardi, a proposito di artisti, afferma che "l'arte può essere vicinanza e incarnazione di temi" e che corrisponde all'attitudine degli "artisti disposti a mettere in gioco un futuro ancora da delineare". Vorrei chiosare: solo i migliori. Il progetto, tutto al femminile, T.A.M.A., la vede protagonista insieme a Lucy Orta e Maria Papadimitriou di una ricerca sui Rom che è stata presentata alla Biennale di Lyon 2009. Si è messa in gioco.

Nel cercare i fili intorno a questo popolo percorsi dall'arte, non si può dimenticare Pinot Gallizio: l'artista è stato tra coloro che si sono avvicinati ai Rom e ne hanno difeso il diritto ad esistere attraverso azioni artistiche ma anche politiche (è stato anche assessore comunale ad Alba). Come dire che la questione rimane eminentemente politica. Nel senso più alto del termine.

Il libro, edito nel 2010 da Black Dog Publishing, è dedicato alla mermoria del professor Claudio Marta, antropologo.
Lucy+Jorge Orta, Preview del Padiglione Rom a Venezia, 11 Biennale Architettura, 2008
Lucy+Jorge Orta, Preview del Padiglione Rom a Venezia, 11 Biennale Architettura, 2008
Veresti, Romania. Interno di una casa Rom. Non è una casa ricca ma la famiglia guadagna abbastanza per avere pareti decorarte invece di tappeti sui muri.
Veresti, Romania. Interno di una casa Rom. Non è una casa ricca ma la famiglia guadagna abbastanza per avere pareti decorarte invece di tappeti sui muri.
Facce di Castel Romano dalle fotografie di Balo Cizmic.
Facce di Castel Romano dalle fotografie di Balo Cizmic.
Kerryanne nella stanza da letto di sua madre. Southwark Travellers, Londra. fotografia Eva Sajovic
Kerryanne nella stanza da letto di sua madre. Southwark Travellers, Londra. fotografia Eva Sajovic

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