from here to ear

Fringuelli, chitarre Gibson, amplificatori Fender e visitatori gli ingredienti di un'installazione al contempo affascinante e inquietante.

Percorrete l'Hangar in lunghezza fino in fondo, lì troverete un passaggio ostruito da una tenda metallica. Scostatela un poco ed entrate. Eccovi immersi in un'atmosfera inaspettata: un paesaggio acustico abitato da duecentocinquanta fringuelli zebrati – minuscoli uccelli che svolazzano con grazia leggiadra tra gli alti muri grigi di cemento. Il pavimento è cosparso di sabbia e ciuffi d'erba e solcato da passaggi calpestabili. È disseminato di cimbali con acqua e mangime e di una serie di chitarre elettriche su leggii di metallo. Al centro dello spazio pende un nido di paglia.

All'interno di questo apparato scenico elegantemente formalizzato i fringuelli incessantemente svolazzano e si posano saltellando sulle corde delle chitarre, e vi strofinano il becco. Ogni volta che questo avviene lo strumento genera un suono, che viene fortemente amplificato. Alcune delle chitarre sono predisposte in modo da produrre un riverbero. Il risultato sonoro dell'operazione è che l'ambiente riecheggia continuamente di suoni residuali, estemporanei, imprevedibili. Il concerto si prolunga per tutta la giornata.

Lo spettatore costituisce parte attiva dell'insieme, sebbene pure a lui, come ai fringuelli, non sia chiesto che di esserci; la sua stessa presenza spinge gli uccelli a muoversi e a volare, quindi a creare nuova musica.



Céleste Boursier-Mougenot, autore dell'installazione, non è nuovo a questo tipo di operazioni. Musicista e compositore di formazione accademica, da anni Boursier-Mougenot ha optato per un'attività di sperimentazione tesa a coniugare suono e visione. La sua opera nasce da una combinazione di concetto, calcoli e caso: "gli oggetti devono essere lasciati parlare", sostiene.

La sua ricerca su cosa sia la musica e sulla natura dei suoni gli fa ritenere che ovunque esista un potenziale sonoro da indagare; questo lo spinge a orchestrare ogni tipo di situazione e di oggetto: dalla vita di strada, i cui suoni sono processati e rielaborati, agli alberi investiti dal vento, dalle stoviglie fluttuanti che diventano strumenti a percussione, agli aspirapolvere con armonica incorporata: tutte operazioni in cui il suono è frutto di un'improvvisazione che è però conseguenza, accuratamente predisposta, di una scelta.
Gli uccellini si posano sulle chitarre
Gli uccellini si posano sulle chitarre
In questo caso strumenti di tradizione, scelti in maniera specifica (le chitarre sono Gibson, un mito, gli amplificatori sono Fender, Boursier-Mougenot ci tiene a sottolinearlo!) sono messi in relazione – e lasciati in balìa- di una variabile indipendente rappresentata dal movimento spontaneo degli uccelli. Il risultato di from here to ear è qualcosa che, come nota il curatore del progetto, Andrea Lissoni, si avvicina ad una musica indie e sperimentale, un incrocio fra Sonic Youth e avanguardia.

Ma al di là del punto di vista musicale, con questa installazione il Cubo (lo spazio dell'Hangar Bicocca in cui si trova la mostra n.d.r.) diventa crocevia in cui natura e cultura, il regno del nato e il regno del prodotto interagiscono in un rapporto complesso dando forma a un paesaggio visivo e sonoro ibrido, organico e tecnologico insieme, con sofisticati artefatti che entrano in relazione con il corpo, quello degli animali e per estensione il nostro.
Il peso degli uccelli fa vibrare le corde delle chitarre
Il peso degli uccelli fa vibrare le corde delle chitarre
Prima di giungere a Milano, from here to ear era già stata allestita all'Estuaire di Nantes e al Barbican Art Center di Londra. Ma all'Hangar colpiscono, oltre alla discrepanza tra il tocco delicato degli uccellini e il volume acustico dei suoni generati, il contrasto tra la leggerezza del loro volo e la potenza dell'ambiente; impressiona vederli volteggiare in piccoli stormi avendo per orizzonte le cupe pareti di cemento dello spazio cubico.
Qui questo lavoro accattivante acquista un significato inedito, fortemente metaforico; il volo circolare dei fringuelli e l'eco che il loro movimento fa riverberare sui muri di cemento dicono con eloquenza la condizione esistenziale di libertà vigilata di noi uomini, che inconsapevoli spesso delle conseguenze delle nostre azioni, e impossibilitati comunque a controllarle, ci muoviamo, magari un po' spaesati, nella vita come in un teatro, interpretando una storia che è la nostra individuale, ma non soltanto.
...il volo circolare dei fringuelli e l'eco che il loro movimento fa riverberare sui muri di cemento dicono con eloquenza la condizione esistenziale di libertà vigilata di noi uomini...
Il gruppo di nidi che pende al centro dell'installazione
Il gruppo di nidi che pende al centro dell'installazione

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