Albergo Diurno Venezia

Alla Design Week milanese (e al miart) uno dei luoghi più applauditi da specialisti e pubblico è stato l’Albergo Diurno Venezia nel sottosuolo di piazza Oberdan, recuperato grazie al FAI. #MDW2016

Albergo Diurno Venezia
Se la Design Week è l’occasione di riscoperta di quei palazzi, cortili, e sentieri di Milano che per tutto il resto dell’anno superiamo distrattamente, allora il FAI, Fondo per l’Ambiente italiano, è il binocolo e al tempo stesso il braccio letteralmente armato di questa esperienza di scovamento. Non solo, infatti, il Fondo si occupa d’individuare e concertare col Comune di Milano il lavoro di riapertura di questi spazi agli occhi del pubblico, ma i suoi volontari sono i primi a imbracciare scopa e spugna per ripulirli e renderli presentabili e, magari, capita che quando partecipi a una di queste straordinarie visite guidate di cui sono loro stessi gli appassionati Virgilio, ti chiedano anche scusa per il disordine in cui puoi incappare.
Albergo Diurno Venezia
In apertura e qui sopra: in occasione di miart 2016, la Fondazione Nicola Trussardi e miart hanno presentato Sarah Lucas – Innamemorabiliamumbum, progetto speciale dell'artista Sarah Lucas, curato da Massimiliano Gioni e Vincenzo de Bellis, in collaborazione con il FAI e il Comune di Milano. Courtesy Fondazione Nicola Trussardi e miart. Photo Marco De Scalzi
Nell’edizione 2016, uno dei luoghi più applauditi da specialisti e pubblico occasionale è stato dunque l’Albergo Diurno Venezia nel sottosuolo di piazza Oberdan: centro di servizi per i viaggiatori inaugurato esattamente novant’anni fa, chiuso al pubblico dal 2006 dopo decenni di abbandono e riaperto ora per la settimana del design. L’albergo diurno è una strana tipologia, oggi non più attiva, che vive il paradosso di essere nata sulle stesse ragioni che hanno sancito la sua estinzione: ovvero l’igiene. È un servizio nato in Inghilterra e poi diffusosi in tutta Europa (a Milano l’altro esempio, del 1921 è l’Ex Cobianchi in Galleria) quando si intuirono i benefici legati a uno stile di vita ispirato alla pulizia personale. Nei centri di maggior passaggio, dunque, queste stazioni offrivano bagni pubblici, terme, negozi di barbiere, manicure, l’acquisto di prodotti per il corpo e poi – tra i pochi servizi mantenuti fino agli anni Duemila – anche la vendita dei biglietti: l’ingresso attuale dell’Albergo è infatti dalla metropolitana di Porta Venezia.
Albergo Diurno Venezia
Sarah Lucas, INNAMEMORABILIAMUMBUM, Albergo Diurno Venezia, Milano. Progetto ideato e prodotto da Fondazione Nicola Trussardi e miart, in collaborazione con il FAI e il Comune di Milano, a cura di Massimiliano Gioni e Vincenzo de Bellis. Courtesy Fondazione Nicola Trussardi e miart. Photo Marco De Scalzi
Va pensato che fin dagli anni di apertura e poi molto a lungo, Porta Venezia era, in effetti, l’equivalente dell’attuale piazza del Duomo, un secondo centro per Milano, vivacissimo, circondato di punti di ritrovo, attività, mondanità e la Stazione Centrale che sorgeva a ridosso era una stazione di transito, mentre da Piazza Oberdan partiva il tram per Monza. Va immaginato l’Albergo diurno, quindi, come crocevia di un andirivieni significativo di persone di varia provenienza ma anche come favore per gli abitanti del quartiere che non avevano servizi igienici in casa e al Diurno potevano trovare insieme quelle prestazioni e un luogo di ritrovo e relax, un po’ come la SPA di adesso, dove pagavano in base alla durata della permanenza (sono intatte le lucette in cima alle stanze che dovevano segnalare la scadenza del tempo a disposizione) e dei servizi di cui usufruivano. Si intuiscono perciò bene le ragioni del suo spegnimento: da una parte, nel tempo, le case iniziavano a prevedere bagni interni, dall’altra esternamente sorgevano le gradi piscine: la Cozzi, inaugurata nel 1934, preceduta dai 100 metri della Diana, dove oggi sorge il noto albergo d’angolo; e poi naturalmente le menzionate questioni igieniche che, mentre migliorava il livello qualitativo medio, vedevano retrocedere la posizione dello standard del Diurno, che sia verso il suo interno, sia verso l’esterno non era più in grado di reggere alla sofisticazione igienica che si stava raggiungendo.
Albergo Diurno Venezia
Sarah Lucas, INNAMEMORABILIAMUMBUM, Albergo Diurno Venezia, Milano. Progetto ideato e prodotto da Fondazione Nicola Trussardi e miart, in collaborazione con il FAI e il Comune di Milano, a cura di Massimiliano Gioni e Vincenzo de Bellis. Courtesy Fondazione Nicola Trussardi e miart. Photo Marco De Scalzi
È stato proprio per lo sporco e le polveri che si riversavano all’esterno, tramite le due colonne che ancora oggi campeggiano, inattive, sulla piazza vuota, che la gente del quartiere entrò in causa col Comune chiedendo la chiusura dei bagni. Non solo: il contenzioso generò anche lo smarrimento di tutti i progetti dello spazio a cura dell’architetto Piero Portaluppi, portati in Tribunale. L’attribuzione a lui del progetto degli interni del Diurno, si deve per altra via al ritrovamento degli appunti per le ore di lavoro e i compensi dovuti per quei lavori, oltre che naturalmente ad alcuni dettagli che facilmente permettono di rinvenire la mano dell’autore. Per come appare ora, lo spazio conserva un fascino emozionante, grazie agli arredi pressoché intatti, alle decorazioni in stile Déco, ai rivestimenti curatissimi e ricercati nelle finiture e nei decori, diversi per ogni bagno e il Fai s’interroga su quale potrebbe essere la migliore destinazione conservativa di questo luogo incredibilmente suggestivo.
Albergo Diurno Venezia
Sarah Lucas, INNAMEMORABILIAMUMBUM, Albergo Diurno Venezia, Milano. Progetto ideato e prodotto da Fondazione Nicola Trussardi e miart, in collaborazione con il FAI e il Comune di Milano, a cura di Massimiliano Gioni e Vincenzo de Bellis. Courtesy Fondazione Nicola Trussardi e miart. Photo Marco De Scalzi
Durante il Salone del Mobile, in piena linea con quest’atmosfera da proteggere, il progetto espositivo al Diurno ha visto il coinvolgimento di tre importanti realtà legate alla valorizzazione delle eccellenze italiane e contemporaneamente alla promozione del nuovo sapere artigianale: Creative Academy (scuola fondata nel 2003 dal Gruppo Richemont), Fondazione Cologni (istituzione no profit che promuove la diffusione dei mestieri d’arte) ed Eligo (nuovo brand che valorizza le produzioni storiche italiane, nato nell’esperienza di Segno Italiano). Il progetto s’intitola “Vestae”, dedica alla storia della vita domestica, ed è incentrato su una collezione di materiali e prodotti legati proprio alla cura del corpo: spugne, sapone, spille, profumatori, pennelli da barba, e quant’altro racchiusi in una continuità allestitiva che contribuisce all’atmosfera da année folles.
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