Processo e visione

In risposta al tema della prima Biennale di Architettura di Chicago “The state of the art of architecture”, la mostra al Mana Contemporary racconta come il linguaggio dello studio Richard Meier & Partners sia capace di accettare la sfida che nasce dal confronto con i diversi contesti.

La mostra “Richard Meier: Process and Vision”, in occasione della prima Biennale di Architettura di Chicago, presenta al pubblico il lavoro dell’architetto e artista, attraverso numerosi disegni, immagini, plastici e collage

Richard Meier
In apertura: Rothschild Tower. Photo Ken Carl. Courtesy Richard Meier & Partners Architects. Qui sopra: Douglas House, Photo Ken Carl. Courtesy Richard Meier & Partners Architects
In risposta al tema della biennale “The state of the art of architecture”, vengono esposti  al quinto piano del Mana Contemporary Chicago, sia i progetti di architettura sia una parte della collezione dei collage di Meier. Il suo processo creativo ha da sempre abbracciato diversi campi artistici oltre a quello dell’architettura e questa passione per l’arte si traduce così nella composizione di disegni, sculture, dipinti e collage. Il lavoro incentrato sui collage è un percorso che, da sempre, viaggia in parallelo con la sua produzione architettonica ed è cominciato durante i viaggi in Europa, quando era ancora studente. L’architetto racconta che durante i lunghi tragitti portava con sé diversi ritagli di carte trovate nelle città che visitava e della colla: è così che hanno preso vita i suoi primi lavori. L’approccio al collage in qualche modo si avvicina al processo della composizione architettonica in termini di scelta e accostamento di differenti materiali e colori, di esplorazione del rapporto spaziale tra le diverse parti. A un primo impatto, la ricchezza dei colori, materiali e texture accostati tra loro  sembrano quasi contraddire il linguaggio dell’architettura, caratterizzato invece da monocromia, purezza e semplicità. Ma andando oltre questo apparente senso di discordia casuale, si percepisce un ordine ideale, risultato della sintesi del processo creativo.
Richard Meier
Due collage di Richard Meier. Photo Ken Carl
Fanno seguito, in una seconda sala, i disegni realizzati a mano di quattro dei progetti icona dell’architetto, affiancati da altri quattro lavori selezionati tra quelli più recenti. Con due sole immagini per ciascun progetto si coglie lo spirito della composizione architettonica e i plastici esposti completano la descrizione spaziale di questi. I lavori selezionati per l’esposizione sono stati realizzati tra Stati Uniti, America Latina e Medio Oriente e sono prova di come il linguaggio dello studio Richard Meier & Partners, noto per la sua monocromia, semplicità e purezza delle superfici e dettagli, sia capace di accettare la sfida che nasce dal confronto con i differenti contesti. Le soluzioni progettuali proposte rispondono in maniera dinamica ed efficace alle diversità sociali, ambientali, tecnologiche ed economiche che ogni volta si riscontrano nei vari luoghi e vogliono garantire la migliore qualità del vivere all’interno degli spazi, esaltando la bellezza della luce naturale attraverso il sapiente controllo della trasparenza delle superfici.
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Appese alla parete, sulla sinistra le foto della Reforma Tower, Città del Messico; sulla destra, il Surf Club, Florida. Photo Ken Carl
È così che la Reforma Tower, sorgendo in uno dei viali più importanti di Città del Messico, ripropone lo spazio pubblico della piazza che, sopraelevata rispetto alla strada, collega le due torri del progetto, creando un’area connessa alla vita sociale che si svolge nel quartiere. Il senso di apertura e dialogo con la città viene ulteriormente confermato dallo strategico vuoto che attraversa la torre principale del sistema e organizza la logica dei suoi spazi interni. Questa scelta progettuale, oltre a garantire una costante ventilazione naturale, permette alla luce di raggiungere e animare ogni ambiente celebrando la lunga tradizione degli edifici a corte presenti nella città, dove appunto l’organizzazione spaziale ruota attorno a un vuoto centrale.
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Alla parete, due foto della Rothschild Tower. Il modello è della Douglas House. Photo Ken Carl
La Rothschild Tower, che prende il nome dal Boulevard di Tel Aviv dove è costruita, sorge nel cuore della città e si confronta con l’architettura moderna dell’international style degli anni Trenta presente nel quartiere dove sorge, noto anche come white city. La permeabilità dello spazio al piano terra, grazie alla presenza di grandi vetrate trasparenti, invita all’ingresso nella lobby e negli spazi commerciali, e crea così una connessione con la vivace vita sociale che caratterizza il boulevard. Risalendo verso i piani superiori la progettazione punta poi a garantire la costante presenza della luce naturale in ogni piano e a inquadrare la vista verso il mare. Attraverso le immagini del Teachers Village si nota invece la connessione tra il progetto e il tessuto urbano della città di Newark, nel New Jersey. Gli otto nuovi edifici previsti di massimo quattro piani ciascuno, sono pensati in modo da creare un sistema che possa rispondere all’esigenza abitativa e allo stesso tempo relazionare gli abitanti con nuovi servizi e infrastrutture culturali che verranno costruiti. La progettazione sostenibile garantisce così lo sviluppo della fiorente comunità di Newark. Infine, le ultime due immagini rappresentano il progetto del leggendario Surf Club che si affaccia sull’oceano Atlantico a Surfside in Florida. Il progetto incorpora la struttura storica dell’edificio e la sfida principale è quella di trovare un equilibrato rapporto tra la tipologia a corte di questa costruzione esistente e i tre nuovi edifici verticali.
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Vista della mostra “Richard Meier: Process and Vision”, al Mana Contemporary Chicago. Photo Ken Carl
Il racconto dei progetti è stato poi ulteriormente approfondito e presentato dall’architetto Bernhard Karpf, partner associato da ormai diversi anni che, in occasione dell’inaugurazione, ha tenuto un’esemplare lezione sul processo compositivo-architettonico dello studio. Il discorso da lui tenuto ha fornito chiare chiavi di lettura per la comprensione delle scelte progettuali di volta in volta intraprese per ogni progetto; scelte che hanno portato nel corso degli anni allo sviluppo di un linguaggio formale e spaziale inizialmente nato nella piccola scala dell’abitazione e poi successivamente tradotto nella progettazione d’interventi di dimensioni sempre più grandi. Questo processo e passaggio dalla scala domestica a quella urbana è stato descritto attraverso selezionate immagini di numerosi lavori dello studio. Il discorso inizia e si conclude poi con la presentazione del peculiare progetto della Douglas House, come a voler sottolineare la coerenza del linguaggio perseguita nei lunghi anni di intensa attività architettonica che, seppur affrontando progetti differenti fra loro, ha saputo costantemente garantire la qualità, l’originalità ed eleganza alla base della progettazione dell’architetto Richard Meier.
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Vista della mostra “Richard Meier: Process and Vision”, al Mana Contemporary Chicago. Photo Ken Carl

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