Casa High Bois Lane

Nella contea del Buckinghamshire, t-sa e Charlie Luxton concepiscono la ristrutturazione di una casa degli anni '60 come metafora di un modo d’interpretare e diffondere la conoscenza dell’architettura.

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Quanti livelli di lettura possiede un edificio? Quello visibile della sua architettura, in primo luogo. Ma se ci fermassimo all’involucro, allo spazio che esso contiene e al disegno delle sue facciate, ne ricaveremmo solo una certa angolatura.
Dietro agli edifici, ci sono storie che, nei casi più interessanti, raccontano di persone e idee: non solo l’autore che ha immaginato una specifica costruzione, ma anche il committente che l’ha voluta, o ancora gli esseri umani che ne fanno uso. Un edificio, che nel marasma istantaneo della comunicazione digitale non sembra possedere qualità particolari, detiene spesso una sua verità interna, perché rimanda ad altro: a qualcosa che, per fortuna, supera le apparenze. La vicenda dello studio londinese Toh Shimazaki Architecture, di cui fanno parte Yuli Toh e Takero Shimazaki (co-autori con Charlie Luxton di questa casa unifamiliare a High Bois Lane, nel Buckinghamshire), è una di questa: una lezione da trasmettere un po’ ovunque.
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In apertura: il prospetto sud della casa a High Bois Lane, Amersham. Sopra: il prospetto nord con l’ingresso all’abitazione
Dopo aver insegnato per diversi anni a livello universitario, nel 2006 i due architetti decidono che si può insegnare architettura anche attraverso altri metodi: istituiscono così il t-sa forum, un workshop estivo per studenti universitari che coinvolge nell’attività didattica professionisti disparati, tra cui ingegneri, costruttori e artisti. Scardinata l’organizzazione tipica di uno studio di progettazione, a Toh e Shimazaki si aprono altre strade. Iniziano a riflettere su come la conoscenza dell’architettura può essere diffusa al di fuori dei circoli tradizionali, anche tra persone che, pur non esercitando la professione, possono essere interessate, nel corso della loro esistenza, da questioni legate all’architettura. L’idea è che una qualche forma di preparazione può essere utile per affrontare un mondo spesso ostico per i non addetti ai lavori e che, forse, è meglio iniziare dai più piccoli. Nel 2008, sulla scia di questa esperienza, Toh e Shimazaki creano il t-sa forum mini: una scuola d’architettura per bambini dai sei ai dodici anni.
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Il soggiorno s’affaccia su un patio esterno; una porta mette in comunicazione la camera da letto matrimoniale, nell’angolo a destra, con il giardino
Il t-sa forum mini si tiene ogni sabato e accoglie un gruppo di dieci allievi. Qualcuno potrebbe pensare che sia un ottimo sistema per riservarsi del tempo libero e benevolmente sbarazzarsi dei figli fino alle tre del pomeriggio. In verità, i genitori sono parte del corso: ogni giovedì ricevono per e-mail l’argomento del sabato, corredato da immagini, testi e documentari televisivi, in modo che i giovani studenti siano in grado di prepararsi. Come racconta Takero Shimazaki, “quando i bambini arrivano, spesso ne sanno più di noi”. Gli argomenti trattati possono essere d’attualità, come le Olimpiadi, agganciati alla società, come il problema dei senzatetto e di una residenza sociale accessibile, o ancora legati alla situazione ambientale, come le inondazioni. Ai bambini viene dato un tema e un sito da sviluppare, che esplorano poi attraverso il disegno e la realizzazione di plastici di studio.
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I progettisti sono intervenuti su un edificio preesistente, cercando di preservare “lo spirito del Modernismo inglese del dopoguerra”
Alla domanda su che cosa hanno imparato dal t-sa forum mini, i due professionisti londinesi rispondono che i bambini, oltre a essere più creativi dei normali studenti universitari, riescono a trarre il massimo anche dalle cose più umili e vedono negli oggetti esistenti sempre un potenziale. Lavorano sul progetto senza preconcetti e seguono un’attitudine flessibile, pronta a modificarsi secondo necessità. Un approccio che Toh, Shimazaki e Luxton (quest’ultimo abbina una formazione in campo ambientale con l’attività di regista televisivo) hanno adottato nel caso di questa residenza unifamiliare, la cui realizzazione ha dovuto fare i conti con una preesistenza: una villetta modernista degli anni Sessanta.
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Ampi tagli inseriti nei muri esistenti aprono l’edificio verso il paesaggio naturale
Insieme con i committenti, Toh, Shimazaki e Luxton hanno deciso di ottenere il massimo dalla struttura esistente, “un po’ come fanno i bambini”, minimizzando l’utilizzo di nuovo materiale in modo da contenere i costi. Hanno mantenuto la maggior parte delle strutture murarie in mattone, tagliando le pareti per ottenere ampie finestre e alzando la copertura per creare un tetto inclinato e dare così maggior spazio al soggiorno. In questa maniera, hanno ottimizzato l’apporto della luce naturale, che penetra ora nella zona giorno anche attraverso due finestre ricavate sotto il culmine della copertura, a fianco del camino. Come i loro giovani studenti, i professionisti hanno modificato in cantiere il progetto e i dettagli costruttivi attraverso una serie di schizzi.
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I colori bianco e nero coprono le pareti interne ed esterne, lasciando in vista la tessitura originale dei mattoni
Una volta rimodellato l’involucro, gli architetti hanno pensato ad amalgamare gli elementi esistenti con quelli aggiunti. E lo hanno fatto utilizzando il colore: il nero all’esterno e il bianco all’interno coprono le pareti, uniformando il nuovo e il vecchio ma lasciando in vista la tessitura dei mattoni. Questo contrasto cromatico si ripete all’interno, con la pavimentazione a triangoli bianchi e neri dell’ingresso che si oppone al tono caldo del parquet e dei serramenti in legno di quercia. Ora la casa è un blocco nero che si dissimula nella vegetazione: rispetto all’edificio preesistente, si apre sul paesaggio attraverso visuali che gli architetti hanno attentamente studiato.
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Gli interni presentano aperture di dimensioni e proporzioni diverse, in modo da guidare la visuale verso determinati punti del paesaggio circostante
Con sede a Londra, lo studio Toh Shimazaki Architecture è stato fondato nel 1996 da Takero Shimazaki e Yuli Toh. Il loro progetto più conosciuto è il Centre for Sight realizzato a East Grinstead, nel Sussex (vedi Domus n. 939, 2009). Oltre ai workshop del t-sa forum e del t-sa forum mini, Takero Shimazaki insegna all’Architectural Association di Londra. Charlie Luxton è una figura inconsueta di progettista: dopo essersi laureato nel 2000 presso il Royal College of Art, alterna la professione alla televisione. Ha realizzato per i principali canali inglesi, tra cui BBC e Channel 4, diversi documentari. Il suo progetto più recente è Building the Dream per Channel 4: in questo programma televisivo, Luxton insegna agli spettatori come realizzare la casa dei loro desideri con le risorse che hanno a disposizione.
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Il soggiorno. Il progetto prevede due diversi ampliamenti futuri: un padiglione per gli ospiti e una serra


Casa High Bois Lane, Amersham
Progetto: Takero Shimazaki Architecture (t-sa) e Charlie Luxton
Design Team: Jennifer Frewen, Charlie Luxton, Takero Shimazaki, Meiri Shinohara
Strutture: Milk Structures
Controllo lavori: STMC Building Control
Impresa edile: Silver Square Construction Solutions Ltd
Committenti: Jonathan e Ana Maria Harbottle
Copertura: Bauder
Serramenti: OJ Joinery Ltd e Osmo UK
Ventilazione meccanica e recupero calore: Vent Axia
Costo: £ 250.000
Superficie: 215 mq

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