An Onomichi story

Nella scenografica Onomichi, una giovane giapponese è protagonista di una silenziosa iniziativa a tutela delle case storiche. Testo Rita Capezzuto. Foto Alessio Guarino.

Senza clamori, Masako Toyota, una giovane giapponese di Onomichi, sta conducendo da qualche anno una battaglia personale a salvaguardia della propria città e della sua storia: la sua azione spontanea, dettata da una sensibilità naturale, che non deriva da una specifica formazione in campo artistico o architettonico, ha visto il primo risultato nel recupero della "Gaudí House", una vecchia abitazione abbandonata che Masako ha restituito a nuova vita.

La casa fa parte di un gruppo di residenze sorte negli anni Venti e Trenta, quando il porto di Onomichi, affacciato sul Mare Interno del Giappone, era particolarmente fiorente: allora, dei ricchi mercanti stabilirono le proprie dimore sulla collina, il sito più panoramico della città, e le vollero caratterizzare con un incrocio di stili orientali e occidentali.

L'abbandono negli anni di queste residenze e il loro stato di degrado le destinano oggi a una progressiva demolizione, benché l'operazione stessa di abbattimento risulti economicamente impegnativa, vista l'acrobatica posizione sul pendio che le case occupano. Masako, colpita dalla bellezza di questo nucleo storico e dalla minaccia di una prossima scomparsa, ha deciso di opporsi al corso distruttivo, utilizzando piccole risorse e prospettando un programma di intervento a lungo termine. Ha acquistato la Izumi's House, presto ribattezzata Gaudí House per il cantiere sempre aperto in cui si è trasformata, e si è dedicata alla sua graduale rigenerazione.

La casa venne costruita nel 1933 da un falegname per incarico del proprietario di una fabbrica. La struttura, insediata su un lotto ridottissimo e tutta abbarbicata alla collina, è una sfida a ogni legge di statica. Masako ha rilevato il manufatto, l'ha sistemato e l'ha trasformato in un centro di attività artistiche e culturali, trovando in questo obbiettivo l'appoggio di altre persone interessate agli stessi valori. Due artisti, Tamaki Ono e Kiyohito Mikami, attratti dalle peculiarità paesaggistiche di Onomichi, si sono avvicinati al progetto di Masako e hanno deciso di promuovere installazioni in luoghi diversi della città.

Nell'estate del 2007 hanno così organizzato l'evento AIR (Artists in Residence), offrendo all'artista Motoi Yamamoto, originario proprio di Onomichi, la Gaudí House come scenario per una sua opera temporanea. Yamamoto si è appropriato dell'ambiente carico di echi del passato, e si è confrontato con esso creando un labirinto finissimo di sale, un tema che reinterpreta spesso e attraverso il quale elabora il lutto per la morte della giovane sorella. Ha occupato due stanze del piano superiore, collegandole con il ricamo prezioso di minuscoli percorsi senza sbocco, e, attraverso un foro trovato nel pavimento, ha fatto scendere montagnette di sale al piano inferiore: un atto di riflessione e di purificazione allo stesso tempo, riguardo all'esistenza e alla sua fine.

In questa localizzazione, Yamamoto ha trovato profonda sintonia con il significato della battaglia di Masako, che nel frattempo ha acquistato un'altra casa da ristrutturare: la sua crociata di rigenerazione, condotta sottovoce senza risonanza mediatica, continua, in modo delicato ma tenace.
Un
ritratto di Masako
Toyota
Un ritratto di Masako Toyota
La labirintica trina di sale finissimo, estesa su due stanze del piano superiore della Gaudì House dell'artista Motoi Yamamoto
La labirintica trina di sale finissimo, estesa su due stanze del piano superiore della Gaudì House dell'artista Motoi Yamamoto

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