Il costruttore di ponti

Di Toni “el Suizo” (Toni lo svizzero) circolano varie leggende, accelerate dalla pervasività di Internet. Benché sia stato etichettato come ingegnere, Toni Ruttimann si considera solamente un pontiere autodidatta.

di Fabrizio Gallanti

Di Toni “el Suizo” (Toni lo svizzero) circolano varie leggende, accelerate dalla pervasività di Internet. Benché sia stato etichettato come ingegnere, Toni Ruttimann si considera solamente un pontiere autodidatta. Infatti, terminati gli studi liceali nel 1987, Ruttimann, impressionato dalla devastazione del terremoto in Ecuador, dove si era recato come volontario, abbandonò dopo solo sei settimane gli studi universitari in ingegneria, per rientrare in America Latina e iniziare un’incessante attività di lavoro comunitario volta alla realizzazione di ponti. In una moltiplicazione borgesiana di narrazioni mitologiche, altre versioni che circolano in Internet parlano dell’impressione causata dalle inondazioni provocate da El Niño, il fenomeno meteorologico ciclico che affligge il Pacifico equatoriale, quale causa della vocazione civica di Toni.

Ruttimann ha raffinato e perfezionato una metodologia costruttiva, appresa dagli ingegneri petroliferi, immaginata per essere realizzata manualmente, dove quindi la coreografia dei movimenti e delle azioni necessarie allo spostamento ed alla messa in opera delle strutture assume un ruolo determinante nella fase della progettazione.

Il ruolo che Toni “el Suizo” si è ritagliato è quello di fornire appoggio tecnico alla realizzazione dei ponti, riuscendo però a catalizzare le energie e l’entusiasmo delle comunità di cittadini con le quali ha collaborato: infatti Ruttimann vaga incessantemente alla ricerca di luoghi dove la necessità è latente, svolgendo un attività capillare di convincimento e coinvolgimento civile. Il risultato concreto finale è fonte di orgoglio e di una dignità ritrovata per chi lo ha realizzato, supplendo alle lentezze ed inefficienze delle istituzioni, implicando un sovvertimento potenziale dei meccanismi di distribuzione del potere e della partecipazione democratica. Passa attraverso la modificazione del proprio territorio, assunta in prima persona, una rivendicazione politica latente per una visibilità e presenza spesso negate.

I ponti pedonali sono strutture sospese, analoghe a quelle realizzate per il flusso degli idrocarburi: due torri in tubatura saldata erette sulle due sponde opposte sostengono le catenarie, realizzate in cavo d’acciaio, alle quali sono agganciati gli impiantiti in legno, tagliato dagli abitanti in situ. Il materiale è composto da segmenti di condotti in acciaio recuperati dall’industria, trasportati con camion e spostati manualmente dagli abitanti. Negli ultimi anni il cavo d’acciaio è stato fornito dalle imprese svizzere di teleferiche, le tubature in acciaio dalla multinazionale Tenaris, controllata da Techint, ed il trasporto gratuito dalla compagnia marittima MSC di Ginevra.

Le saldature sono effettuate dagli assistenti di Ruttimann e fissate alle fondazioni in cemento che sono state realizzate dai membri delle comunità coinvolte, che prestano servizio volontariamente. Approssimativamente ogni ponte costa 500 dollari di materiale e trasporto provvisti da Ruttimann e dalle organizzazioni che lo appoggiano ed altri 500 dollari di legno e cemento, forniti dalle comunità stesse. Il costo della progettazione e della mano d’opera è inesistente. La lunghezza media di ogni intervento è compresa tra 50 e 100 metri. Il ponte che scavalca il fiume Aguarico nel nord dell’Ecuador raggiunge i 264 metri, rappresentando un successo di tecnologia di basso costo e di raffinatezza artigianale.

Gli interventi realizzati, come nel caso del ponte sul fiume Lempa, che separa Honduras da Salvador, scatenano processi di sviluppo economico di piccola scala, gestiti dal basso. Mapulaca en Honduras e Victoria en Salvador, connessi dal Puente del Amor (così battezzato dai cittadini) realizzato senza alcun appoggio istituzionale, costituiscono un germe di un sistema collettivo che trascende le segmentazioni nazionali imposte alle comunità indigene.

La sindrome di Guillain Barré, contratta da Ruttimann in Cambogia nel 2002, che attaccando il sistema nervoso, riduce sensibilmente la motricità del corpo, non ha impedito il prodigarsi della sua azione: un software sviluppato da Toni, permette dopo l’immissione dei dati, di avere indicazioni precise sul dimensionamento degli elementi, sul loro taglio e sulle tipologie di saldature ed agganci. Walter Yanez, saldatore amazzonico e Yin Sopul meccanico cambogiano che da anni collaborano con Toni ne traducono i progetti che non potrebbero più essere sviluppati in prima persona. Oltre 300 ponti, locati prevalentemente in comunità rurali, sono stati realizzati con l’aiuto cruciale di Toni, come affettuosamente è definito dalle persone con le quali ha collaborato: si considera che oltre settecentomila persone in Ecuador, Colombia, Honduras, El Salvador, Nicaragua, Costa Rica, Messico, Tailandia Vietnam, Laos e Cambogia hanno visto la qualità della propria vita quotidiana cambiare grazie alla realizzazione di connessioni che scavalcano burroni, fiumi o torrenti e permettono di ridurre sensibilmente i tempi di movimento all’interno dei territori dove sono ubicate.
Il villaggio di Ba Non, Battambang, Cambogia
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Ponte a San Jose del Aguarico, Sucumbios, Ecuador
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Ponte Chour Krout, Kratie, Cambogia
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Mulaute, Pichincha, Ecuador
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Il Puente Internacional sul Rio Lempa, tra Honduras ed El Salvador
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Il ponte sul fiume Tien Giang nel villaggio di Ben Giang, Vietnam
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Toni Ruttimann, Pailin, Cambogia
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