Ábalos & Herreros

I due progettisti sintetizzano in quattro statement le linee guida del loro lavoro. La palestra realizzata nel Parco del Retiro, al centro di Madrid, è l’ultima opera dello studio madrileno. Fotografia di Paolo Rosselli A cura di Rita Capezzuto

Espandere i limiti del mondo
di Ábalos & Herreros

Tecnica

Senza una buona conoscenza – non da specialista – delle possibilità dei mezzi esistenti sul mercato, difficilmente possiamo trovare un’espressione adeguata a tutto ciò che la nostra immaginazione – per dirlo nella forma più semplice – è in grado di concepire. Esiste un rapporto diretto tra immaginazione e conoscenza tecnica, perlomeno nel caso di una categoria pragmatica come l’architettura. Questo concetto è rimasto invariato da quando cominciammo a parlare di tecnica e scrivemmo il libro Tower and office. La differenza più evidente è che per noi le questioni tecniche erano applicate agli aspetti materiali della costruzione dell’architettura mentre oggi il campo d’azione si allarga. Per estendersi in primo luogo a molte altre prassi materiali che hanno rapporti e collegamenti con la disciplina dell’architettura e possono entrare a far parte di essa. In secondo luogo, al processo di costruzione del progetto: le varie tecniche di come costruire il progetto (ciò che chiamiamo il progetto del progetto) sono diventate una fase che consideriamo cruciale. Di base, ciò che abbiamo fatto è estendere questo concetto, renderlo più aperto dal punto di vista delle discipline, e anche più collegato alla nostra precisa soggettività.

Riciclaggio
Consiste nel dare nuova vita a qualcosa il cui ciclo vitale-storico è concluso: il che si produce per effetto di trasformazioni fisiche o chimiche che consentono di infondere vita artificiale dentro a ciò che era morto, e quindi destinarlo a nuovi contesti. Riciclare e ancora riciclare concretamente “la modernità” in quanto periodo che fa parte della nostra tradizione – il luogo, lo spazio in cui siamo nati e siamo cresciuti come esseri umani – presuppone due cose: in primo luogo, riconoscere che tale ciclo è morto, che “la modernità” ha cessato di esistere da tempo; in secondo luogo, presupporre che è un materiale dentro al quale possiamo infondere una nuova vita. Questo ci costringe a considerarlo un materiale che debba essere sottoposto a processi di trasformazione che spesso sono ben diversi dal puramente teorico.

Natura
È ed è sempre stata una costruzione culturale, qualcosa in continuo mutamento, un’idea che si costruisce e che ogni cultura percepisce in modo diverso. A ogni epoca corrisponde un modello estetico e un sistema compositivo differenti. La Natura sta diventando lo spazio pubblico caratteristico della città contemporanea che si espande nell’intero pianeta uniformandolo tutto. D’altro canto, la Natura di cui parliamo è fatta di materiali eterogenei: se prescindessimo da uno di essi parleremmo di una natura che non è quella del nostro tempo, ma che viene filtrata dalla storia. Questa amalgama è alla base di molti dei progetti che abbiamo definito ‘ecomonumentali’, una parola provocatoria il cui obiettivo è quello di trovare una definizione estetica che integri nell’architettura i valori della società attuale, differenziandosi dai principi estetici moderni.

Sistema
Il sistema AH è stato creato perché c’era un interesse fondamentale nel definire l’architettura, in primo luogo come attività vincolata alle pratiche artistiche e, in secondo luogo, come una disciplina che ha la responsabilità di dare forma ai concetti di pubblico e privato nella società contemporanea. Abbiamo visto susseguirsi forme di contestazione di questa posizione così classica, cioè l’architettura come una delle belle arti, e abbiamo sempre pensato che se non avessimo avuto sufficienti motivazioni per creare una nuova concezione della bellezza non saremmo degli architetti. Quindi la difendiamo a oltranza. Crediamo che l’architetto sia condannato a cercare una nuova definizione dell’idea di bellezza in ogni momento storico – se proprio vuole essere un architetto – senza svincolarsi da una certa posizione politica nel senso che la polis si confonde con la città. Qualsiasi concetto di bellezza che si può sviluppare oggi tende a essere vincolato a una nozione precisa di cos’è la città e la forma di vita più libera degli uomini al suo interno. Occorrerebbe porsi un’ultima domanda per quanto riguarda questa posizione: perché la bellezza? Noi sapremmo rispondere solo con una frase di Juan Muñoz che sottoscriviamo integralmente: “Per estendere i confini del mondo”.
I progettisti si sono riallacciati al linguaggio paesaggistico storico del parco del Retiro, dove soluzioni di grande qualità sono state ottenute con il semplice impiego di grate e siepi
I progettisti si sono riallacciati al linguaggio paesaggistico storico del parco del Retiro, dove soluzioni di grande qualità sono state ottenute con il semplice impiego di grate e siepi
La nuova costruzione vuole essere un amalgama di elementi naturali e artificiali
La nuova costruzione vuole essere un amalgama di elementi naturali e artificiali
La griglia che avvolge l’intero padiglione funge non solo da elemento di protezione ma anche da supporto per i rampicanti che con il tempo avvolgeranno tutta la struttura
La griglia che avvolge l’intero padiglione funge non solo da elemento di protezione ma anche da supporto per i rampicanti che con il tempo avvolgeranno tutta la struttura
Nel piano seminterrato, la palestra prende luce dalla fascia traslucida
superiore, che lascia filtrare le ombre della vegetazione esterna
Nel piano seminterrato, la palestra prende luce dalla fascia traslucida superiore, che lascia filtrare le ombre della vegetazione esterna

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