Onde di calcestruzzo

Sarebbe sbagliato pensare che la nuova sede di Lafayette 148, progettata da Studio for Architecture e Tsz Yan Ng, sia semplicemente l'ennesima facciata alla moda che riveste un contenitore sordo. L'edificio non è solo una scappatella, potrebbe essere una storia che dura.

L'edificio, portato a termine nel 2008 da Mehrdad Hadighi di Studio for Architecture e da Tsz Yan Ng, ospita tutte le funzioni richieste dall'attività del marchio di abbigliamento Lafayette 148 ed è organizzato letteralmente secondo il flusso produttivo, dall'ideazione alla spedizione del prodotto finito. Gli uffici e il reparto progettazione sono collocati in cima all'edificio e ogni piano ospita a scalare ciascuna delle successive fasi di produzione. Il piano terreno funge da showroom e si può trasformare in sala da sfilate con relativa passerella. Ma l'edificio è molto più che un diagramma di produzione. In tutta la costruzione gli architetti hanno abilmente scavato il blocco dell'edificio per consentire alla luce di penetrare in profondità e anche per realizzare spazi esterni abitabili. Questi spazi contribuiscono inoltre a ridurre l'uso del condizionamento artificiale estraendo aria calda dall'edificio. Travi di calcestruzzo post-tensionato abbracciano l'intera ampiezza delle solette, con la conseguente eliminazione della necessità di pilastri interni. Ne risulta una pianta effettivamente libera, in grado di accogliere l'ampia gamma delle funzioni richieste e di offrire spazi di lavoro luminosi e aperti.

Ma è difficile non ritrovarsi a osservare la facciata.
Quest'ultima, formata da una serie di pinne di calcestruzzo liberamente fluenti, strizza l'occhio a chi guarda aprendogli scorci qua e là. Di notte è ancora più esplicita. Ma si tratta semplicemente dell'ennesimo esercizio nel filone della recente moda di rivestire le facciate? La Fabric Tower dell'Atelier Manferdini (a Guiyang, sempre in Cina, 2008) fornisce un contraltare rivelatore. Secondo il sito web dello studio Manferdini questo grattacielo residenziale di quasi 14.000 metri quadrati è "un'articolata risposta alla fisionomia naturale del sito e alle sue culture minoritarie, espressione di una visione contemporanea, progressista, creativa e originale della tradizione locale". La tradizioni locale cui ci si riferisce è l'elaborata acconciatura d'argento indossata dalle donne della minoranza etnica Miao. L'interesse di Manferdini si può facilmente capire. Le acconciature sono d'argento laboriosamente intessuto e rappresentano una vera e propria storia della vita di chi le indossa. La famiglia inizia ad accumulare risparmi per queste acconciature quando le ragazze sono adolescenti. La realizzazione delle acconciature può richiedere mesi e finiscono col pesare tre o quattro chili. Per quanto non si voglia qui mettere in discussione l'eleganza della soluzione di Manferdini – come si fa a mettere in discussione l'eleganza? – la sua traduzione dell'acconciatura in grattacielo residenziale è un'interpretazione un po' fiacca. C'è un'ovvia differenza di scala tra un'acconciatura e un grattacielo; il senso originario dell'acconciatura (in quanto memoria storica) si perde; materiali radicalmente differenti richiedono prospettive tecniche, strutturali e produttive differenti.
Mehrdad Hadighi di Studio for Architecture e Tsz Yan Ng, sede di Lafayette 148 a Shantou
Mehrdad Hadighi di Studio for Architecture e Tsz Yan Ng, sede di Lafayette 148 a Shantou
La sede di Shantou della Lafayette 148, direi, realizza nei fatti ciò che Manferdini afferma, ma in modo molto più efficace. Anche l'edificio di Hadighi e Ng a Shantou sembra avvolto nel tessuto ed è racchiuso da una facciata doppia. Anche questa facciata rivendica un rapporto con la cultura locale preesistente, benché non imbrigliata nella ritualità, ma con le radici nella tradizione locale della costruzione in calcestruzzo. A Shantou gli architetti si sono trovati in una situazione in cui la costruzione in calcestruzzo era la norma (anche se spesso non esplicita) e la realizzazione delle gettate di cemento in cantiere non aveva costi proibitivi ed era di fatto più efficiente. Fatto evidente nel modo in cui è costruita la facciata. Qui gli architetti hanno progettato, invece di singoli moduli da produrre in grande serie come nella Fabric Tower, delle casseforme riutilizzabili con cui produrre famiglie di pinne di calcestruzzo. Le pinne sono appese ad angoli variabili, fluiscono l'una nell'altra, realizzando un'intera gamma di effetti. Effetti comunque non puramente visivi. La facciata funge da dispositivo parasole e maschera finestre apribili. La combinazione di ombra e flusso dell'aria in tutto l'edificio ha avuto come risultato un risparmio del 40 per cento dei consumi energetici in rapporto ad analoghi edifici industriali della zona. Il condizionamento dell'aria viene usato poco di frequente e solo per ridurre l'umidità. Il gioco della facciata è anche in rapporto con l'efficienza delle funzioni interne: svela solo quanto basta a desiderare di saperne di più.
Mehrdad Hadighi di Studio for Architecture e Tsz Yan Ng, sede di Lafayette 148 a Shantou
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E qualcosa di più c'è.
Ciascuna pinna è stata fabbricata in cantiere e con manodopera locale. Nelle pinne di calcestruzzo sono stati praticati dei fori. Spiegano gli architetti che i fori sono una raffigurazione in alfabeto Braille del nome dell'azienda. Benché la si possa considerare una lettura alquanto trasversale, i fori delle pinne agiscono in vari modi interessanti. Alleggeriscono le pinne ritorte permettendo di appenderle più facilmente. Nel corso della costruzione nei fori sono state passate delle catene che hanno permesso di sollevare le pinne, di trasportarle e infine di collocarle in opera. I fori conferiscono anche un gioco di ombre alle superfici interne. In contrasto con lo scenario, purtroppo fin troppo tipico, che vede le grandi aziende occidentali dedicarsi allo sfruttamento, poco costoso e spesso eticamente reprensibile, della manodopera cinese, per la sede della Lafayette 148 gli architetti si sono affidati, pur facendola evolvere, alla tradizione locale. Di fatto questa modalità produttiva si può realizzare solo in una situazione come quella che esiste a Shantou.
Il gioco della facciata è anche in rapporto con l'efficienza delle funzioni interne: svela solo quanto basta a desiderare di saperne di più.
Mehrdad Hadighi di Studio for Architecture e Tsz Yan Ng, sede di Lafayette 148 a Shantou
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Nella sede della Lafayette 148 la facciata non bada tanto alla forma quanto all'efficienza. Costruendo in base alle tradizioni edilizie locali gli architetti hanno creato un edificio dall'elegante rivestimento che va oltre il semplice riferimento alla moda. Benché gli architetti abbiano tracciato per secoli un filo di congiunzione tra architettura e abbigliamento, nella sede della Lafayette 148 l'analogia si inverte: in un guizzo insolito ma straordinario la facciata dell'edificio ha ispirato l'identità di una recente linea d'abbigliamento dell'azienda.
Davvero elegante.
Mehrdad Hadighi di Studio for Architecture e Tsz Yan Ng, sede di Lafayette 148 a Shantou
Mehrdad Hadighi di Studio for Architecture e Tsz Yan Ng, sede di Lafayette 148 a Shantou
Progettisti: Mehrdad Hadighi di Studio for Architecture e Tsz Yan Ng
Responsabile amministrativo: Consorzio edilizio municipale di Shantou
Gruppo di progetto: Mehrdad Hadighi, Tsz Yan Ng, Christopher Romano
Progettazione esecutiva: Adesh Michael Singh, Michael O'Hara, Jose Chang, Maciej Kaczynski, David Nardozzi
Mehrdad Hadighi di Studio for Architecture e Tsz Yan Ng, sede di Lafayette 148 a Shantou
Mehrdad Hadighi di Studio for Architecture e Tsz Yan Ng, sede di Lafayette 148 a Shantou
Mehrdad Hadighi di Studio for Architecture e Tsz Yan Ng, sede di Lafayette 148 a Shantou
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