YAP: i finalisti

Spazi culturali, sensoriali, sostenibili e luoghi d'incontro: ecco i quattro progetti arrivati in finale al concorso MAXXI YAP, Young Architects Program, vinto da Urban Movement Design

Dopo avervi mostrato il progetto vincitore del MAXXI YAP, Young Architects Program, pubblichiamo qui anche gli altri progetti finalisti.


agRorà di Rural Boxx in collaborazione con Ctrl+Z, D1618, lamatraKa (Alessandro Zorzetto, Francesca Modolo, Luciano Aldrighi, GianLuca Stasi, Gergely Kukucska, Jaime Fernández Contreras)

Spazio urbano di opportunità e di contaminazione culturale

Il laboratorio socioculturale agRorà nasce dalla sinergia tra un'infrastruttura fisica e un programma culturale. Il suo obiettivo principale è quello di aprire spazi che offrano opportunità di formazione, produzione e promozione alle attività socioculturali già operative sul territorio.

Nella situazione sociale ed economica attuale, che corrisponde anche a un particolare momento del movimento architettonico, non sembra più sufficiente proporre uno spazio che rifletta solo sulla sua articolazione fisica. Sentiamo la necessità di estendere la sperimentazione orizzontalmente verso il piano sociale e culturale per aprirla ad altre professionalità e ad una cittadinanza partecipativa e co-responsabile nel progetto. Una comunità informale capace di rendere vivo il luogo e di dotarlo di un senso che trascenda i limiti spaziali e temporali in cui l'iniziativa è inquadrata.

Siamo convinti dell'importanza della sincronia tra gli spazi fisici e i programmi che intendono albergarvi, per questo si ravvisa la coerenza di distribuire le risorse disponibili in modo parallelo tra queste due realtà, che non possono vivere se non in simbiosi.
Rural Boxx + Ctrl+Z + D1618 + lamatraKa (Sacile, Italia – Alessandro Zorzetto, Francesca Modolo, Luciano Aldrighi, GianLuca Stasi, Gergely Kukucska, Jaime Fernández Contreras)
Rural Boxx + Ctrl+Z + D1618 + lamatraKa (Sacile, Italia – Alessandro Zorzetto, Francesca Modolo, Luciano Aldrighi, GianLuca Stasi, Gergely Kukucska, Jaime Fernández Contreras)
Si propone dunque uno spazio culturale (apolitico, areligioso e non commerciale) in cui si alternano attività programmate ad attività organizzate attraverso un processo partecipativo e con occasioni di visibilità di cui si inviteranno i cittadini a far uso in piena libertà.

Un laboratorio urbano che aspira dunque ad assumere una funzione di intermediazione per convivenza non solo tra espressioni culturali completamente diverse, ma anche tra cittadini appartenenti a fasce socioeconomiche differenti, provenienti da ambiti urbani lontani, per creare associazioni insolite, inconsuete e spontanee i cui risultati sono difficilmente pronosticabili.

Una programmazione che coinvolgerà dai bambini alle casalinghe, con particolare attenzione ai giovani ed agli adolescenti, per la creazione di uno spazio in cui queste attività convivono per promuovere quel dialogo che nella società contemporanea si sta lentamente interrompendo.

L'idea è quella di far divenire il patio del Maxxi un luogo di incontro tra due realtà che ogni giorno convivono, si guardano, si sfiorano: lo spazio del museo, con la sua atmosfera di omogenea sospensione; e la città, reale, eterogenea, caotica, viva ed in continua trasformazione.

L'iniziativa si struttura a partire dell'invito di Rural Boxx (Architettura) a Ctrl+Z (Architettura - Roma/Siviglia), B1618 (Architettura – Budapest) e lamatraKa (Gestori socioculturali – Siviglia) a formare un gruppo multidisciplinare con un grande entusiasmo e l'esperienza di aver sviluppato progetti affini in diverse parti del mondo.


Amazing Sun: L'Esplorazione del Sole di YellowOffice (design team: Francesca Benedetto, Dong Sub Bertin. Collaboratori: Silvia Ciacci, Giorgio Bologna, Filippo Abrami, Caterina Nardini, Katia Zecchin)

Il progetto prende spunto dalla rivista letteraria di fantascienza Amazing Stories, creata da Hugo Gernsback nel lontano 1926. La particolarità di questa pubblicazione - per cui hanno scritto penne come quella di Isaac Asimov, Howard Fast o Ursula K. Le Guin - era quella di conciliare una parte più narrativa, d'intrattenimento, con una più didattica e scientifica.
YellowOffice (Milano, Italia – Francesca Benedetto, Dong Sub Bertin con Silvia Ciacci, Giorgio Bologna, Filippo Abrami, Caterina Nardini, Katia Zecchin)
YellowOffice (Milano, Italia – Francesca Benedetto, Dong Sub Bertin con Silvia Ciacci, Giorgio Bologna, Filippo Abrami, Caterina Nardini, Katia Zecchin)


Era infatti convinzione di Gernsback che il genere fantascientifico potesse aiutare i suoi lettori ad aprirsi al Futuro, ad essere più interessati alla ricerca e alle scoperte scientifiche. In linea con quest'idea, il nostro progetto mira a stimolare i suoi fruitori immergendoli in un paesaggio solare immaginifico, ma allo stesso tempo pone l'accento sulla questione ambientale, approfondendo il rapporto tra Uomo e Natura.

Protagonista assoluto è quindi il Sole, che ispirandoci a un'incisione del 1635 ad opera del gesuita e matematico tedesco Christoph Scheiner, abbiamo così reinterpretato: una grande piattaforma in cocciopesto arricchita da diverse finiture, da cui si irradiano percorsi differenti per forma e consistenza.
YellowOffice (Milano, Italia – Francesca Benedetto, Dong Sub Bertin con Silvia Ciacci, Giorgio Bologna, Filippo Abrami, Caterina Nardini, Katia Zecchin)
YellowOffice (Milano, Italia – Francesca Benedetto, Dong Sub Bertin con Silvia Ciacci, Giorgio Bologna, Filippo Abrami, Caterina Nardini, Katia Zecchin)
Questi percorsi guidano poi il visitatore/argonauta in un grande campo dorato, frutto del calore e della luce solare. L'Uomo quindi è finalmente in grado di camminare sul Sole; durante l'esplorazione di questa stella può riscoprire il piacere di immergersi nella Natura, trovare refrigerio presso le pozze d'acqua o i geyser, riposarsi contemplando il cielo e il grande cannocchiale del MAXXI.
Ci sarà anche la possibilità per il visitatore di imparare a volare, utilizzando riproduzioni di aeroplani e dirigibili che fungono anche da schermatura per il Sole.
Inoltre, particolare attenzione viene dedicata all'aspetto uditivo: il visitatore creerà una colonna sonora camminando o utilizzando le varie strutture, intensificando quindi il rapporto tra Uomo e Natura.


NAMI di VeryVery Architecture Office (Salvator-John Liotta e Matteo Belfiore con Taichi Kuma, Yuta Ito, Rafael Balboa, Valentina Cannava, Ilze Paklone, Cristina Hurtado, Maxime Angileri, Sergio Mezzapelle, Fabienne Louyot, Gaia Patti)

NAMI (onda in giapponese) è un progetto che legge la contemporaneità, lanciando al contempo un messaggio di armonia e creando un ponte tra popoli e culture. Lo spazio dell'installazione crea ombra, offre sedute e accoglie eventi. Il contenuto sperimentale, unito a una forte attenzione alla sostenibilità ambientale, configura questo progetto come un'occasione per esprimere i valori e sociali e culturali alla base del progetto YAP.

VeryVery Architecture Office
Salvator-John A. Liotta, Matteo Belfiore con Taichi Kuma, Yuta Ito, Rafael Balboa, Valentina Cannava, Ilze Paklone, Cristina Hurtado, Maxime Angileri, Sergio Mezzapelle, Fabienne Louyot, Gaia Patti (Napoli, Italia/Tokio, Giappone)
VeryVery Architecture Office Salvator-John A. Liotta, Matteo Belfiore con Taichi Kuma, Yuta Ito, Rafael Balboa, Valentina Cannava, Ilze Paklone, Cristina Hurtado, Maxime Angileri, Sergio Mezzapelle, Fabienne Louyot, Gaia Patti (Napoli, Italia/Tokio, Giappone)
Il 2011 è stato un anno difficile. I valori dell'esistenza umana sono stati messi in discussione da una tragedia che ha toccato il Giappone e il mondo intero. Il terremoto, lo tsu-nami e il rischio nucleare sono stati elementi dirompenti che hanno spinto a una forte riflessione sul rapporto tra uomo e natura. I popoli del mondo, pur nelle ovvie diversità culturali, sono uniti da valori visibili e invisibili. Gli stormi incarnano una perfetta metafora del contemporaneo e rappresentano l'intelligenza collettiva, la stessa che da forma all'odierna società dell'informazione.

L'installazione è concepita come spazio flessibile e polivalente, in grado di offrire ai visitatori del Maxxi un luogo per la sosta, il relax, lo svago ed in particolare per la socialità. Il fitto programma di eventi che il museo ospita nel periodo estivo varia dalle attività sportive agli eventi musicali, dalle conferenze alle proiezioni, dai concerti ai picnic. Queste e altre attività da definire potranno essere ospitate nell'area YAP offrendo al pubblico la possibilità di godere di uno spazio scenografico e al contempo confortevole.

NAMI è stato concepito come un collettore/amplificatore di messaggi e generatore di socialità. Il progetto YAP connette virtualmente il Maxxi con il museo Moma di New York e il Constructo di Santiago, creando una rete di interazioni sociali e culturali tra paesi geograficamente molto distanti. Le potenzialità di Internet e delle nuove tecnologie sono state sfruttate per implementare questo rapporto e diffondere in maniera "virale" il progetto YAP.
VeryVery Architecture Office
Salvator-John A. Liotta, Matteo Belfiore con Taichi Kuma, Yuta Ito, Rafael Balboa, Valentina Cannava, Ilze Paklone, Cristina Hurtado, Maxime Angileri, Sergio Mezzapelle, Fabienne Louyot, Gaia Patti (Napoli, Italia/Tokio, Giappone)
VeryVery Architecture Office Salvator-John A. Liotta, Matteo Belfiore con Taichi Kuma, Yuta Ito, Rafael Balboa, Valentina Cannava, Ilze Paklone, Cristina Hurtado, Maxime Angileri, Sergio Mezzapelle, Fabienne Louyot, Gaia Patti (Napoli, Italia/Tokio, Giappone)
Una particolare attenzione è stata dedicata alla scelta dei materiali di progetto. Ciascuno di essi è riciclato, riciclabile e prodotto in Italia. Saranno accompagnati da certificazioni che ne garantiscono l'impiego sicuro. L'idea portante è quella di considerare il periodo dell'installazione come una parte del ciclo di vita del materiale. In Giappone il tema dell'impermanenza filtra costantemente la vita degli individui. Tutte le cose sono in continuo divenire. Allo stesso modo i materiali usati in questo progetto provengono da altri impieghi e saranno riutilizzati dopo la loro dismissione. In questo modo l'installazione acquista un ruolo educativo e divulgativo, mostrando al pubblico le infinite potenzialità dei materiali ecologici.

Allo scopo di migliorare la qualità complessiva del progetto e di sperimentare soluzioni innovative si è sondata la disponibilità di alcune aziende italiane a divenire partners nella fase di realizzazione del progetto. Alcune hanno già offerto gratuitamente la loro consulenza in questa prima fase.

L'utilizzo di software parametrici per la progettazione di questa installazione ne renderà possibile la costruzione in tempi ridotti.


Personal Post di 6MU6 (Valentina Toscano, Stefano Verrocchio)

L'approccio progettuale del gruppo 6MU6 è quello di sperimentare due concetti chiave: semplicità e complessità, due concetti apparentemente opposti ma complementari. Dalla semplicità della forma alla complessità delle funzioni, dalla semplicità degli elementi progettuali alla complessità della totalità.
6mu6 Valentina Toscano, Stefano Verrocchio (Torino, Italia)
6mu6 Valentina Toscano, Stefano Verrocchio (Torino, Italia)
Il progetto Personal Post nasce dalla volontà di trovare una spazialità fisica comune per tutte le molteplici possibilità di connessione tra gli individui.
Le connessioni immateriali vengono così rafforzate dalla contemporaneità spaziale che riesce a creare connessioni reali, aiutando gli individui a rafforzare il sentimento sociale e di comunità, tramite le esperienze, ed alcune attività ludiche che si possono fare nella nostra istallazione.

IL CUBO
Il cubo come contenitore di sempre, come il più capiente dei contenitori, che nel suo percorso storico, senza mai allontanarsi dalla sua essenza dell'innaturale (forma da costruire, poco presente in natura) diventa contenitore di tutte le cose fino a divenire, nel computer Mac 128 k, il contenitore di noi stessi.

ALL IN ONE, tutto in uno. Un concetto attuale, data l'estenuante voglia di avere tutto, e che per mancanza di spazio prende forma nella borsa ideale di Mary Poppins.
Nell'installazione Personal Post il cubo rimane un oggetto contemporaneo, che racchiude in se i principi fondamentali del ventunesimo secolo: le connessioni. Una macchina interattiva che fà comunicare delle persone con altre ed persone regalando sensazioni attraverso il gioco e l'esperienza sensoriale. Un gioco irriverente, scherzoso, a tratti serio e rigoroso, che gioca con le persone e per le persone, creando connessioni reali ma involontarie.
6mu6 Valentina Toscano, Stefano Verrocchio (Torino, Italia)
6mu6 Valentina Toscano, Stefano Verrocchio (Torino, Italia)

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