Sutra boxes: design for Shaolin monks

21 casse di legno scoperte, alte tre volte il modulo della larghezza e conformate pressappoco sulle dimensioni del corpo umano.

Singolarmente possono essere tomba, letto, tavolo, mensola, trono, guardiola, tetto, edificio, barca, vasca. Composte insieme, domino, capanna, portico, cubo, piazza, casa, città.

Un oggetto semplice, unità minima indivisibile del linguaggio spaziale, diventa qualcosa di esistenziale, che rimanda alla vita nelle sue forme minime, prosciugate dalle sovrastrutture, espressa nell’essenziale.

Il sutra-box-element è “l’unità minima indivisibile che ci fa riconoscere e accettare i nostri limiti, e dunque, ci indica come possiamo fuggirli o trascenderli. Un elemento semplice con un potenziale estremamente ricco” così Antony Gormley descrive il suo progetto per le scene di Sutra. Puoi starci dentro, sopra attraverso, puoi occuparlo mentalmente mentre pensi cos’è, cosa puoi farci, come utilizzarlo.

Sidi Larbi Cherakaoui, coreografo di Sutra per i monaci guerrieri del tempio Shaolin in Cina, ha pensato al genio di Antony Gormley per costruire le scene del suo spettacolo tre anni fa. Il box-design nasce da un periodo di osservazione delle figure sutra praticate dai monaci shaolin durante il training di Kung-fu, per Gormley ne rappresenta la sintesi. I box costituiscono una performance parallela alle figure in azione dei guerrieri, occupano un layer a parte in cui la mente non può impedirsi di pensare.

Lo spettacolo è al Sadler’s Wells Theatre fino al 26 marzo.

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