Cosa vive tra queste ali?
Leonardo Da Vinci, notoriamente, esorta: "non ti sia grave il fermarti alcuna volta a vedere nelle macchie de' muri, o nella cenere del fuoco […]; perché nelle cose confuse l'ingegno si desta a nuove invenzioni." Mentre Filippo Baldinucci associa l'espressione 'macchia' a un disegno o una pittura "che quasi pare, che Ella non da mano d'Artefice, ma da per sé stessa sia apparita sul foglio o su la tela". L'attrazione irresistibile verso un'elusiva assenza/presenza porta Yves Klein al gioco delle Antropometrie: tracce, impronte ipnotiche, gioiosi rimandi ai colorati svaghi infantili o alle pitture rupestri delle grotte della Francia.
Dunque la 'macchia' generata dalla natura stessa o intesa come apparizione mediata dall'uomo o, ancora, diretta dall'artista, ma poi abbandonata a se stessa e alla propria memoria. Macapia sceglie le macchie di Rorschach come fil rouge di una serie di opere, nella trama di una ricerca che mira alla perdita totale di controllo, alla perdita della figura e della forma. Sceglie un'estetica della distanza.
L'installazione accoglie un crollo della sensorialità, emettendo un messaggio visivo fortemente ambiguo attraverso l'interazione tra due parametri compositivi opposti. La vasta sala che ospita questa creatura spaesante eppure familiare, si trasforma in un dipinto spaziale, un'immagine totale. Tuttavia, la visione è volutamente esitante. Il riferimento netto dell'asse di simmetria si perde, infatti, nelle anse dello spazio topologico: non è possibile cogliere l'intero, se non attraverso un mosaico di frame temporali, né prevedere le somiglianze che la coscienza individuale incontrerà.
In Legendary Psychasthenia l'artista innesca un potente corto circuito: lo spiazzamento seducente della percezione deriva dalla compresenza di un atto matematico, definito, come la piega, e un atto deliberatamente casuale, come la macchia di Rorschach.
Eppure, forse, il senso di meraviglia della sontuosa messa in scena di Macapia, l'impatto senza dubbio vertiginoso, discende semplicemente dal sogno remoto e ricorrente di uno Tsunami che lo travolge.
Prends garde : à jouer au fantôme on le devient (Roger Caillois)