Peter Macapia

All'insegna del mimetismo topologico Legendary Psychasthenia di Peter Macapia è un'installazione spaziale vertiginosa, da poco presentata al Liberatum Festival di Hong Kong, curato da Rosey Chan.

È tenue e vistosa, sembra una prodigiosa farfalla aliena. Ma non è affatto estranea, né tantomeno arriva dalle spore di un soffio astrale. Esce direttamente dal mirabile saggio Mimetismo e Psicastenia Leggendaria di Roger Caillois e si manifesta al "Liberatum Festival" di Hong Kong attraverso l'interpretazione, sottile e piena di emozioni profonde, di Peter Macapia, artista e architetto, fondatore e direttore di labDORA (Design Office for Research and Architecture) a New York e Parigi.
Cosa vive tra queste ali?
Leonardo Da Vinci, notoriamente, esorta: "non ti sia grave il fermarti alcuna volta a vedere nelle macchie de' muri, o nella cenere del fuoco […]; perché nelle cose confuse l'ingegno si desta a nuove invenzioni." Mentre Filippo Baldinucci associa l'espressione 'macchia' a un disegno o una pittura "che quasi pare, che Ella non da mano d'Artefice, ma da per sé stessa sia apparita sul foglio o su la tela". L'attrazione irresistibile verso un'elusiva assenza/presenza porta Yves Klein al gioco delle Antropometrie: tracce, impronte ipnotiche, gioiosi rimandi ai colorati svaghi infantili o alle pitture rupestri delle grotte della Francia.

Dunque la 'macchia' generata dalla natura stessa o intesa come apparizione mediata dall'uomo o, ancora, diretta dall'artista, ma poi abbandonata a se stessa e alla propria memoria. Macapia sceglie le macchie di Rorschach come fil rouge di una serie di opere, nella trama di una ricerca che mira alla perdita totale di controllo, alla perdita della figura e della forma. Sceglie un'estetica della distanza.
Peter Macapia, <i>Legendary Psychasthenia</i>, Hong Kong, 2012
Peter Macapia, Legendary Psychasthenia, Hong Kong, 2012
Ma in Legendary Psychasthenia l'artista innesca un potente corto circuito: lo spiazzamento seducente della percezione deriva dalla compresenza di un atto matematico, definito, come la piega e un atto deliberatamente casuale, come la macchia di Rorschach, che ogni organismo assimila secondo la propria intuizione emotiva.

L'installazione accoglie un crollo della sensorialità, emettendo un messaggio visivo fortemente ambiguo attraverso l'interazione tra due parametri compositivi opposti. La vasta sala che ospita questa creatura spaesante eppure familiare, si trasforma in un dipinto spaziale, un'immagine totale. Tuttavia, la visione è volutamente esitante. Il riferimento netto dell'asse di simmetria si perde, infatti, nelle anse dello spazio topologico: non è possibile cogliere l'intero, se non attraverso un mosaico di frame temporali, né prevedere le somiglianze che la coscienza individuale incontrerà.
Peter Macapia, <i>Legendary Psychasthenia</i>, Hong Kong, 2012
Peter Macapia, Legendary Psychasthenia, Hong Kong, 2012
Una rappresentazione delicata e cruda allo stesso tempo. S'ispira a Gli Ambasciatori (1533) di Hans Holbein il giovane, quadro altamente denso di elementi simbolici e semiotici, in cui campeggia, non immediatamente percepibile, un cranio anamorfico, a ricordare i limiti della visione e della ragione umana, condizionata dallo spazio e dal tempo. Ed è questo quadro a condurci al concetto di Niccolò Cusano sulla coincidenza degli opposti, tema rilevante dell'installazione. A iniziare dalla presenza/assenza dell'artista nella realizzazione stessa, svolta in modalità collettiva, anti – autoriale. C'è poi l'esattezza/indeterminatezza dell'opera generata dalla fusione di uno strumento preciso come la piega e da una plurivoca macchia di Rorschach. E ancora l'interno/esterno dello spazio topologico che inghiotte e disvela l'immagine in una sceneggiatura discontinua.
In Legendary Psychasthenia l'artista innesca un potente corto circuito: lo spiazzamento seducente della percezione deriva dalla compresenza di un atto matematico, definito, come la piega, e un atto deliberatamente casuale, come la macchia di Rorschach.
Peter Macapia, <i>Legendary Psychasthenia</i>, Hong Kong, 2012
Peter Macapia, Legendary Psychasthenia, Hong Kong, 2012
Del resto, lo stesso saggio di Caillois, da cui deriva il nome dell'installazione, prende l'avvio da una riflessione sull'eterno problema della distinzione, affrontando la dicotomia più misteriosa fra l'organismo e l'ambiente circostante. Caillois conduce in una splendida analisi del fenomeno del mimetismo, mostrando una bizzarra schiera di creature terrestri e descrivendo con poesia ed efficacia il disturbo della psicastenia nel rapporto fra personalità e spazio, fino a giungere a La Tentazione di Sant'Antonio di Flaubert, in cui il delirio mistico restituisce a pieno la ricongiunzione dell'uomo con la natura. Un mimetismo, dunque, che non è istinto di conservazione, bensì segue un'attrazione opposta, altrettanto innata, verso un'esistenza ridotta alla minima coscienza del sé, che si annulla e vive solo nell'unione con l'universo.

Eppure, forse, il senso di meraviglia della sontuosa messa in scena di Macapia, l'impatto senza dubbio vertiginoso, discende semplicemente dal sogno remoto e ricorrente di uno Tsunami che lo travolge.
Prends garde : à jouer au fantôme on le devient (Roger Caillois)
Peter Macapia, <i>Legendary Psychasthenia</i>, Hong Kong, 2012
Peter Macapia, Legendary Psychasthenia, Hong Kong, 2012

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