One New Change

One New Change è atterrato nella City: il primo grande shopping centre, ha aperto le porte ieri nel cuore della finanza londinese. È la prima opera in Gran Bretagna di Jean Nouvel: il padiglione rosso alla Serpentine in estate, era solo una piccola anticipazione.

Tre piani con 60 negozi e ristoranti, altri quattro destinati ad uffici e un tetto attrezzato a piazza urbana con caffè, ristorante, prati e giardini. Questi gli elementi funzionali che definiscono l’edificio.

Non risulta altrettanto semplice definire l’opera, pensarla o percepirla in maniera univoca. A ben guardare “One” si moltiplica. Non è propriamente “Uno” ma include aspetti compositivi e spaziali di natura diversa, spesso opposti l’un l’altro.
Forse due, le questioni fondamentali: da una parte, la funzione motrice dello shopping centre e dall'altra la 'poetica' dell’opera, la sua “filosofia architettonica”. La prima regolata da (superiori) leggi di mercato, la seconda relativa al potere dell’architettura, alla sua capacità di esprimere in sintesi, tramite involucro, spazio, luce o prospettive, l’anima di un luogo, o quel che di quell’anima il progettista legge e intende comunicare.

Il sito è delicatissimo, ad alto tasso di “sensibilità urbana” come può esserlo il retro-abside (nientedimeno che) della cattedrale di St. Paul. Intorno c'è poi Cheapside e più in là la storica –medievale- Bow Lane. La posizione è strategica. Scotta.

One si sdoppia. L’interno è decisamente respingente: un luogo astratto di specchi e vetrine che potrebbe trovarsi anche a Singapore come a Berlino o a Kuala Lumpur. Lo spazio è organizzato intorno al vuoto centrale degli ascensori panoramici che portano al tetto, ma guardare i tiranti in acciaio per un’altezza di 7 piani (visione moltiplicata ossessivamente a specchio dalle vetrate) non è certo un bel vedere. L’unico desiderio è guadagnare l’uscita al più presto.

L’esterno è ben diverso, vale una riflessione attenta.

Nouvel stesso ha definito il nuovo edificio uno “stealth bomber” (un missile dell’aeronautica militare americana) per l’altezza, per l’aspetto sfaccettato e spigoloso e per la superficie che sembra foderata di una sorta di pelle aderente, di quelle che rendono i missili invisibili ai radar.

Quella 'pelle' è composta da pannelli di vetro, dal trasparente al fumé, colorati in varie gradazioni dal marron-beige, ad un vago rosso, dove l’ombra fumé non è sempre regolare ma disegna linee di luce a varie altezze, apprezzabili solo da determinate prospettive. Le sfaccettature fanno il resto: i piani inclinati rivestiti di quel vetro, riflettono il paesaggio urbano intorno in una serie infinita di prospettive inaspettate. Al variare della luce del cielo l’edificio diventa effimero, una nuvola a righe di luce dove il volume quasi si cancella.

Due tagli ortogonali attraversano da parte a parte l’edificio e creano connessioni perfette per la permeabilità con l’esterno. Il percorso principale è in asse con l’abside della chiesa di St. Paul e inquadra la cupola moltiplicandola in una serie di visioni specchiate variamente inclinate. In parte scoperto, a corte lineare, il percorso rende omaggio all’autorità della cattedrale celebrandola in visioni virtuali assolutamente inattese. Nouvel interpreta il sito-ad-alta-sensibilità con un gioco di riflessi che ne rimandano l’immagine all’infinito; in quei riflessi, l’edificio camaleonte sparisce.
Pezzo forte della composizione, un tetto magico, inatteso, da cui toccare con lo sguardo l’abside della cattedrale di St. Paul, icona stessa di Londra. Una serie di terrazze e piani inclinati sconvolge le coordinate: quel che ci si aspetta al livello terra è invece li', sul tetto. Lo shock convince i più scettici.

Un tetto piazza nella City. L’essenza di One New Change è qui.

Bellissimo! Era poi così necessario?
È vero, nella City non ci sono così tanti negozi come a Oxford Street o nel west dello shopping; al contrario, qui nella City, si sono invece gelosamente custoditi da sempre, i segreti della moda maschile, con i negozi e i sarti più chic della città.
È vero che dal venerdì al lunedì la City si spegne senza vita, che chiudono tutti, dai negozi ai pub. Ed è vero -forse- che era ormai tempo di pensare a qualcosa che portasse dinamismo e vitalità in un distretto fatto di uffici, banche e affari. Ma era proprio il caso di rispondere a simili 'urgenti' necessità con un nuovo smagliante centro di intrattenimento (leggasi shopping a gogò) nel mitico Square Mile? Evidentemente sì, e doveva essere ‘glossy’ da fare invidia a Westfield.

Fino a ieri qui nella City, quasi come un sano embargo, non si erano ancora viste le catene dello shop più alla moda che imperversano ovunque. Era ora dunque che nel lunch time, la forza lavoro femminile, esigente e in crescita in un ambiente fin’ora prevalentemente maschile, potesse finalmente -anche qui- comprarsi l’ultimo modello di stivali di Kurt Geiger, andare a farsi un’extension da Hershesons Blow Dry Bar, ritirare l’abito da cocktail da Karen Miller, scegliere un gioiello per il pomeriggio da Fraser Art, prenotare una seduta da Strip per una ceretta d’autore e pranzare chic da Gordon Ramsey, altro che sandwich take away! Hoops, ma sì, c'è anche la pausa cultura alla Booktique di Foyles. Cos'e' un remake di Pretty Woman? In nome del "dio shopping" One New Change aprirà sette giorni a settimana.

C'è chi lo ha chiamato 'turd', 'tat' o anche verruca urbana. C'è chi pensa che l’effetto luce sia apprezzabile solo nei rendering di progetto. Lì l’edificio brilla nero quasi come un meteorite o un gioiello gigante, effetti che nel grigio di Londra non sarà forse mai possibile apprezzare. Lo "stealth bomber" è visibile bene -come missile- solo dalla cupola di St. Paul (e non è che capita di andarci tutti i giorni). Carlo, Principe del Wales, convinto che i bombardamenti della Luftwaffe tedesca abbiano fatto meno danni degli architetti moderni, ha avversato la realizzazione del One New Change al punto da richiedere la revoca dell’incarico a Nouvel.

Non ha forse sapore commerciale anche l’idea di salire sul tetto metafisico di One e “toccare con mano” l’abside di St. Paul? Ci piacerebbe certo, salire su un tetto di un edificio posizionato dietro l’abside di Notre Dame a Parigi, per ammirare da vicino le guglie gotiche. Siamo poi così certi di poterci impossessare sempre e comunque di tutto quel che vogliamo? Esiste o no la “distanza di sicurezza”?

All’inaugurazione di One New Change, The hoosiers in concerto con “The illusion of safety”.

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