Marzia Migliora: Ginnastica dei ciechi

Citando Beckett, con una frase lunga 30 metri intagliata nella rete, la nuova installazione dell'artista piemontese inaugurata ieri sull'Aventino rimanda all'atto del vedere e ai suoi limiti.

L'installazione site-specific Ginnastica dei ciechi - La corsa al cerchio di Marzia Migliora, interamente realizzata da Probono Onlus con il contributo della Fondazione Roma - Arte - Musei, dà il via a Toccare l'Arte: una serie interventi di public art a cura di Chiara de' Rossi, Marina Cimato, Anna Butticci, all'interno del Giardino di Sant'Alessio all'Aventino a Roma. Secondo l'idea degli architetti Chiara de' Rossi e Marina Cimato, impegnate con il Comune di Roma a restituire decoro al Giardino attraverso operazioni di restauro del verde, delle fontane e statue in esso contenute, gli artisti sono chiamati a confrontarsi con i valori originati dal rapporto, sempre complesso, e qui, straordinariamente esemplare, tra natura, storia, architettura e paesaggio attraverso "inedite" invasioni del territorio. La Probono Onlus, che ha adottato il Giardino di Sant'Alessio, con l'iniziativa Toccare l'Arte, si propone di incoraggiare la riflessione nei confronti della cultura dell'accessibilità sulla base della quale è d'obbligo occuparsi delle esigenze di tutti, abili e diversamente abili.

La ricerca di Marzia Migliora prende avvio dagli accadimenti storici e politici che hanno interessato il giardino di Sant'Alessio e il Colle dell'Aventino. Alla fine del 1800 il giardino costituiva lo spazio destinato al gioco, alla ricreazione dei ragazzi ospiti dell'Istituto per Ciechi di Sant'Alessio. Il Colle Aventino, dove il giardino di S. Alessio si colloca, fu teatro della Secessio Plebis, celebre scontro tra patrizi e plebei nella Roma repubblicana, al quale si richiamò – a distanza di secoli – la "Secessione dell'Aventino".
Marzia Migliora, <i>Ginnastica dei ciechi – La corsa al cerchio</i>, 2012, vista dell'installazione presso il giardino di Sant’Alessio, Roma. Photo Camilla Borghese
Marzia Migliora, Ginnastica dei ciechi – La corsa al cerchio, 2012, vista dell'installazione presso il giardino di Sant’Alessio, Roma. Photo Camilla Borghese
A partire da questi riferimenti storici e culturali e dal carattere attuale del luogo, oggi frequentato anche da persone senza fissa dimora che vi trovano temporaneo riparo, l'artista ha declinato il suo progetto Ginnastica dei ciechi – La corsa al cerchio attraverso tre elementi installativi che rimandano tutti a un'idea di mancanza, intesa secondo diverse accezioni. Il primo, dal titolo Libero come un uomo, è costituito da una rete elettrosaldata, all'interno della quale è stata ritagliata una citazione da una lettera di Samuel Beckett: "Posso solo evadere con le palpebre serrate". Una frase che rimanda all'atto del vedere e ai suoi limiti, dove le palpebre serrate evocano la dimensione del sogno, dell'immaginazione, della cecità. L'installazione, lunga 30 metri, ostacola la vista su Roma, fruibile solo attraverso le lettere – intagliate nella rete – che compongono la citazione. A questo proposito l'artista scrive: "Vorrei riflettere sulla vista come atto di scelta e non come dato fisiologico, poiché ritengo che guardare, osservare, conoscere, significhi molto di più che imprimere sulla retina le immagini di ciò che ci circonda. Come suggeriscono le parole di Beckett, è la capacità di immaginare e la forza del pensiero a rendere liberi, costituendo la vera possibilità di andare al di là dei limiti imposti dalle sovrastrutture sociali e culturali".
Marzia Migliora, <i>Ginnastica dei ciechi – La corsa al cerchio</i>, 2012, vista dell'installazione presso il giardino di Sant’Alessio, Roma. Photo Camilla Borghese
Marzia Migliora, Ginnastica dei ciechi – La corsa al cerchio, 2012, vista dell'installazione presso il giardino di Sant’Alessio, Roma. Photo Camilla Borghese
Undici cerchi in alluminio illuminati a led del diametro di un metro, compongono Rolling Hoops. L'installazione nasce dal ritrovamento di una fotografia d'epoca che ritrae i ragazzi ciechi dell'Istituto mentre giocano con i cerchi facendoli ruotare nello spazio del giardino. Sul fronte dell'immagine compare la scritta "Ginnastica dei Ciechi - La Corsa al Cerchio", che dà il titolo alla mostra. Lo spettatore è chiamato a ricostruire la scena, accessibile soltanto attraverso un atto immaginativo e di fantasia, immaginando ciò che non vede, ciò che non c'è, recuperando quella significazione ludica originaria, quale naturale forma d'evasione. Il terzo è un intervento sonoro che consiste nel suono di una campanella, della ricreazione, tra le 15 e le 17,10: è il segnale che dà inizio a un momento di gioco, di libertà, di evasione.
Marzia Migliora, <i>Ginnastica dei ciechi – La corsa al cerchio</i>, 2012, vista dell'installazione presso il giardino di Sant’Alessio, Roma. Photo Camilla Borghese
Marzia Migliora, Ginnastica dei ciechi – La corsa al cerchio, 2012, vista dell'installazione presso il giardino di Sant’Alessio, Roma. Photo Camilla Borghese
Marzia Migliora, <i>Ginnastica dei ciechi – La corsa al cerchio</i>, 2012, vista dell'installazione presso il giardino di Sant’Alessio, Roma. Photo Camilla Borghese
Marzia Migliora, Ginnastica dei ciechi – La corsa al cerchio, 2012, vista dell'installazione presso il giardino di Sant’Alessio, Roma. Photo Camilla Borghese
Marzia Migliora, <i>Ginnastica dei ciechi – La corsa al cerchio</i>, 2012, vista dell'installazione presso il giardino di Sant’Alessio, Roma. Photo Camilla Borghese
Marzia Migliora, Ginnastica dei ciechi – La corsa al cerchio, 2012, vista dell'installazione presso il giardino di Sant’Alessio, Roma. Photo Camilla Borghese

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