HAT & LAT: waterfront up&down at The Concordia Wharf

Il 18 marzo è prevista una piena di 7 metri alle 3 di notte. Una “bassa” di 60 cm alle 10 meno 10. Un’altra piena di 7 metri alle tre e mezza. E un’altra “bassa” di 70 cm alle 10 di sera. Significa dunque che dalle dieci alle tre e mezza la marea sale di 1 metro e trenta cm all’ora. Significa dunque che dalle tre e mezza alle dieci stasera la linea d’acqua scende più o meno alla stessa velocita’. 7 metri è quasi pari al massimo, che è misurato intorno ai 7 metri e trenta. Ma già, le Tide Predictions annunciano che è tempo di spring tide.

Chi fa i conti con le maree da Amsterdam a Venezia, sa che la città “ondeggia” a ritmi più o meno naturali in base ad una media calcolata delle condizioni meteorologiche, incrociate a particolari combinazioni astronomiche e alle forze gravitazionali della luna, piena o nuova che sia. Movimenti HAT & LAT: Highest Astronomical Tide & Lower Astronomical Tide.

Chi abita luoghi attraversati dalle maree sa che il paesaggio intorno cambia, ha una sua frequenza incontrastabile, scopre i basamenti della città, inesorabile.

Il magazzino ottocentesco di Mill street è stato il primo vero edificio di riconversione residenziale della grande operazione di trasformazione urbana dei Docklands, cominciata a Londra alla fine degli anni '80 e forse non ancora terminata.
Dopo la riconversione il complesso residenziale fu chiamato CONCORDIA –dal nome di una citta’ vicino Kansas City, nel Missouri- dalla quale si importava il grano che qui veniva stoccato in magazzino. La warehause è stata recuperata all’uso residenziale nel 1980 da Andrew Wadsworth. New Concordia sarà il modello della riconversione, sia per il meticoloso rispetto della storia, che per l'attenzione nell'affiancare usi misti nell’ambiente urbano, attraverso la combinazione di appartamenti, penthauses e studi, una modalità assolutamente nuova per i tempi.
L’intervento ha ricevuto l’Europa Nostra Gold Medal Conservation Award in 1986 ed ha avuto anche un premio speciale dal HRH Prince Charles.
L’edificio ha la sua propria piscina condominiale ed affaccia sulla passeggiata lungofiume. Il ponte pedonale di St. Saviour connette il percorso verso il Thames Path verso il Tower Bridge, il More London e la Tate Modern.

Posizione strategica, fascino post-industriale, vista panoramica sul fiume e sulle sue maree. Anche il canale di Mill street, analogamente a tutti i suoi omologhi, è soggetto all’up&down del Tamigi: la Thames-tide non lo risparmia affatto. Il fondo del canale è in leggera salita rispetto alla quota d’ingresso del fiume, sotto il St. Saviour Bridge, così quando l’onda si ritira, qui sembra farlo più velocemente che altrove.

Il canale in secca non è propriamente un bel regalo alla comunita’ di Mill street: uno scenario da post-alluvione si offre alle finestre-balcone in ferro stile marinaro, almeno due volte al giorno. Quando va bene sterpi e rifiuti solidi urbani decorano il vuoto, impigliati a strascico nella sabbia, dalla forza trainante dell’acqua. Quando va male, tra i solidi affioranti sgusciano quadrupedi neri, ospiti indesiderati di ogni metropoli.

Chi abita i luoghi attraversati dalle maree, da Amsterdam a Venezia, auspicherebbe chissà un “progetto del basamento acquatico”, del volto sommerso degli edifici che riappare due, tre volte al giorno. Auspicherebbe chissà graffiti, incisioni, bassorilievi, sculture o istoriazioni contemporanee affioranti al ritmo di due o tre volte al giorno, per raccontare il “waterfront up&down" di luoghi chiave della città.

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