Questo genere di paradosso è stato al centro di "Stories from The New Aesthetic", il penultimo incontro di un ciclo di dibattiti promossi dall'associazione Rhizome al New Museum di New York.
I tre oratori – Aaron Straup Cope, del Cooper-Hewitt; Joanne McNeil, direttore di Rhizome; e Bridle, che ha coniato l'espressione New Aesthetic, "Nuova estetica" (ma che è pronto a sottolineare di non andarne fiero) – hanno parlato della loro crescente consapevolezza – e della loro relativa crescente competenza – dell'integrazione tra tecnologia e vita quotidiana. In particolare del modo in cui esse hanno iniziato a funzionare nella reciproca sovrapposizione e nel reciproco riflesso.
Che le immagini da satellite e la localizzazione relativamente precisa via GPS siano a portata di mano di chiunque possieda un telefono aggiornato sarà anche un luogo comune, ma la scala di questa consapevolezza, in termini di ubiquità planetaria come di complessità dell'infrastruttura necessaria, si rivela stupefacente anche in un contesto storico più ampio. Solo pochi decenni or sono i sommergibili nucleari delle due potenze militari più dotate di risorse che il mondo avesse mai conosciuto non riuscivano a puntare i loro missili balistici con accettabile precisione perché, sostanzialmente, i sommergibili non sapevano neppure esattamente dove si trovavano.
Joanne McNeil ha affrontato i misteri della visione robotica dalla direzione opposta: ha osservato come i volti resi anonimi da Google Maps siano animati dalla loro stessa ambiguità: il loro straniamento è sottolineato dal fatto di comparire in spazi immobili, crudamente esposti. Un genere analogo di sovrapposizione narrativa è nato dal recente aggiornamento delle mappe di Apple, la cui topologia inflessa ha dato origine a strutture e collocazioni che sembrano fondersi in miscugli informi o zigzagare follemente su un piano. Benché questi errori si possano esclusivamente considerare dei rischi per la navigazione, McNeil ha sostenuto che possono anche essere visti come punti di contatto attraverso i quali la narrazione del "modo di visione" umano si confronta con quello della macchina.
Il punto di intersezione – tra rappresentazione e realtà – dopo tutto è il luogo in cui ha sempre trovato significato l'arte. Dobbiamo cercare in questi sistemi la chiave che li apre dall'interno: prima che diventino comprensibili, dobbiamo "trovare le metafore giuste".