Cattedrali tascabili

Nel primo articolo di una nuova serie sul design della tecnologia del quotidiano, l'interaction designer Dan Hill fa un attento esame del Nokia N9 e si chiede: sarà sufficiente a risollevare le fortune in declino del gigante finlandese?

Per Roland Barthes, la Citroën DS 19 rappresentava l'equivalente moderno delle cattedrali gotiche. Gli smartphone di oggi potrebbero essere quelle della generazione di Facebook?

Nella reception di Nokia House, l'imponente quartier generale in vetro e acciaio della società finlandese, affacciato sul Baltico tra Helsinki ed Espoo, c'è una grande scultura che rappresenta una scacchiera dorata ma priva - particolare intrigante - dei pezzi di gioco. Installata con ogni probabilità molto prima che la compagnia si trovasse, come oggi, ad affrontare i marosi del più fluttuante dei settori di mercato, la scacchiera suggerisce inavvertitamente il grande gioco in cui Nokia è invischiata.
Il telefono cellulare, infatti, non è semplicemente un prodotto come altri che tradizionalmente arricchiscono le pagine di questa rivista, per esempio sedie o lampade: ciascun cellulare rappresenta un ruolo giocato in un contesto globale più ampio, un nodo in una rete logistica di scala e complessità immense, una piattaforma per un ecosistema di applicazioni, un esemplare della grande ragnatela delle cose, una finestra aperta sulle quotidiane interazioni di miliardi di utenti, sulle loro personalità e culture in continuo mutamento, un prodotto che i consumatori considerano tradizionalmente il più importante in loro possesso subito dopo le chiavi di casa.

Il cellulare è uno strumento intimo, e non solo in virtù della sua ubiquità e connettività, del suo rapporto con il corpo. Perché, se gli oggetti rappresentano da tempo scelte culturali e beni simbolici, nella sua veste di mezzo più personale per la connessione in rete il cellulare è un mezzo per generare beni simbolici, un veicolo culturale, uno strumento delegato a trasmettere l'identità del proprietario. Allo stesso tempo business immenso e fenomeno culturale.
La posta in palio è alta, e la battaglia all'ultimo sangue, più spietata di molte altre che si combattono nel terreno del design. Non è come se il sistema di scaffali 606 di Dieter Ram minacciasse le possibilità di esistere dello String System di Nils Strinning; come se una nuova sedia di Jasper Morrison ne togliesse dal mercato un'altra disegnata da Konstantin Grcic. La finlandese Nokia si è trovata a ingaggiare una battaglia letale con le americane Apple e Google e con la canadese RIM da una parte (software), e con vari produttori asiatici di telefonini dall'altra (hardware). Si tratta di un gioco in cui cane mangia cane; e il piatto è così ambito precisamente perché i telefonini sono estremamente importanti e ricchi di significato.

Nokia N9 from cityofsound on Vimeo.

Nel bel mezzo di questo maelstrom, Nokia ha lanciato il suo N9 dotato del sistema operativo (s/o) MeeGo Harmattan sviluppato dalla stessa casa finlandese: un telefono che appena tre mesi dopo è stato a tutti gli effetti soppiantato dal Lumia, prodotto caratterizzato essenzialmente dallo stesso design in quanto all'hardware ma, secondo una scelta cruciale e radicale per la casa finlandese, equipaggiato con il sistema operativo Windows Phone. Ciò significa che MeeGo è stato presentato e poi immediatamente sostituito - l'N9 non sarà disponibile in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, né in numerosi altri mercati chiave.
Per molti, N9 e Lumia rappresentano l'ultima chance per Nokia. Un'affermazione un po' strana, se si considera che la compagnia è ancora il più grande costruttore mondiale di telefoni cellulari. Ma questo non significa molto quando il valore delle azioni è legato alla fiducia, e la fiducia è spesso costruita dai media del settore tecnologico, basati fondamentalmente negli Stati Uniti, dove la Nokia tradizionalmente non ha mai avuto più che una semplice testa di ponte. Gran parte della stampa americana, faziosa e inconsapevolmente alla mercé di un'unica idea di innovazione e design, come dimostra la Californian Ideology, in genere ha poco tempo da dedicare a un produttore europeo della remota Finlandia, e questo a dispetto dei numeri. Perciò questa, almeno implicitamente, potrebbe essere anche una battaglia di ideologie oltre che di mercati. In tal senso, come utente, non è male avere un'alternativa.

Ma è anche impossibile parlare dell'N9 senza tirare in ballo l'iPhone della Apple, il prodotto che in un paio d'anni ha divorato un'enorme fetta del mercato di Nokia. C'è poi il sistema operativo Android di Google, che si sta evolvendo più velocemente di entrambi, ma nel suo caso non entra in ballo alcuna particolare questione di hardware – il che ne fa una strategia di mercato più interessante, in particolare dato che il s/o è gratis eppure genera grosse entrate per Google. Ma anche questo esula dagli interessi di queste pagine.

L’impostazione dell’orologio è partita dalla riprogettazione di tutte le funzioni interattive legate all’orologio stesso
L’impostazione dell’orologio è partita dalla riprogettazione di tutte le funzioni interattive legate all’orologio stesso
Il Nokia N9
Domus ha a disposizione l'N9 da un mese, e lo ha testato senza risparmio. Iniziamo dalle cose fondamentali: si tratta di un dispositivo realizzato con grande cura, probabilmente il miglior design che si sia visto finora su un cellulare. La scocca è in policarbonato, un polimero termostatico - in altre parole, un tipo di plastica. La sensazione è quella di un apparecchio leggero ma robusto. Paradossalmente, per quanto la superficie emani un senso di leggerezza, il corpo risulta pesante. Ma si tratta esattamente del peso giusto. Grosso modo lo stesso dell'iPhone – un po' meno, a essere precisi, per quanto il cellulare finlandese sia un filo più grande. È quel peso che ispira fiducia quando si ha in mano il telefono: un esempio di come Nokia intenda l'hardware, e dimostrazione di come il peso possa conferire un senso di qualità a un dispositivo portatile. Basta pensare a una Olympus PEN oppure al telecomando di un televisore Bang & Olufsen.

L'ampio schermo in vetro si richiude sormontando leggermente le curve dei fianchi del telefono, con un gradino percettibile, come fosse la superficie di un liquido, scura e immobile, adagiata sulla base colorata. Questo provoca un sottile responso tattile mentre si fanno scorrere le dita sul congegno, ciò che si fa per cambiare modalità, una connotazione gestuale appagante che Apple e Android non sanno offrire.
All'interno del vetro curvato l'apparecchio è dotato di un precisissimo display AMOLED, significativamente più luminoso di quello dell'iPhone, e anche il design visuale – serie di icone semplici e multicolori, come Smarties su del velluto nero – aiuta a fornire l'impressione che, come sostiene il materiale promozionale Nokia, 'tutto sembra prendere vita proprio in superficie'.

MeeGo contro arte retinica
La grafica nel s/o MeeGo è spesso splendida. E, per quello che conta, non vedrete mai una app calcolatrice più bella. Allo stesso modo, tutte le funzionalità di base – calendario, contatti, notifiche, chiamate – sono vivide, semplici e chiare, e probabilmente le più eleganti di qualsiasi telefono fino a oggi. È evidente che alla base c'è un serio lavoro di ricerca.
L'impostazione dell'orologio è partita dalla riprogettazione di tutte le funzioni interattive legate all'orologio stesso, e in questo va detto che MeeGo se la cava a sufficienza. Si tratta di una mossa coraggiosa, indicativa della verve che anima gran parte di MeeGo, in netto contrasto con l'artefatta soluzione in stile slot machine di Las Vegas del tamburo utilizzato da Apple per la medesima funzione.
Tutte le altre applicazioni base legate alla funzione telefono, ma anche la fotocamera (eccellente), Galleria, Video ecc., sono ben eseguite. Pure, il nuovo carattere tipografico della Nokia frutto della maestria artigianale di Bruno Maag, è usato in tutte le funzioni, e si dimostra particolarmente incisivo nelle dimensioni media e grande. Nel formato più piccolo, può sembrare leggermente goffo, quasi una pittoresca eco del modo in cui in passato i telefonini visualizzavano i caratteri. Il vivace schema dei colori – tutti rosa, arancio e ciano dalla forte saturazione, su uno sfondo di bianchi, neri e grigi – è in armonia con il design fisico dell'apparecchio e con il display nero come una notte senza stelle.
Tutto considerato, il design di MeeGo dà probabilmente l'impressione di essere in alcuni casi più preciso del design non sempre omogeneo di Apple in iOS, il che rappresenta insieme una bella novità e un risultato ragguardevole.

Steve Jobs era persuaso che la sua compagnia avesse anzitutto 'buon gusto', e poneva grande attenzione a questo fattore; intere parti di iOS esemplificano questa convinzione, con un design interattivo molto robusto sostenuto da una prestazione responsiva, da una forte accessibilità, chiare metafore e grandi tasti dal carattere risoluto. Eppure l'insensatezza skeuomorfica che incomprensibilmente pervade apps di Apple come Contatti, Calendario, iBooks, Giochi, Trova Amici e altre – tutto in uno stile finta pelle, legno e carta non proprio aggraziato – è di un 'gusto' così discutibile che con le sue note discordanti minaccia di compromettere l'armonia complessiva di iOS. Non si può ricavare del valore dall'oziosa suggestione di tali texture sullo schermo; si tratta di proprietà fisiche, e come tali vanno percepite, oppure è meglio evitare di usarle. E tuttavia il team di design della Apple non esplora tali proprietà fisiche, limitandosi a sublimare il desiderio di queste qualità in un'immagine di pelle, un'immagine di legno. Viene in mente la critica che Marcel Duchamp fece dell'arte retinica', ossia un'arte concepita solo per compiacere l'occhio.
Per fortuna tutto ciò non trova posto nell'universo progettuale di Nokia. Qui il lavoro di design si attiene strettamente al medium in oggetto, soddisfa lo sguardo in modo costante senza far ricorso a immagini di qualità discutibile, e contenta la mano e l'orecchio molto più di quanto non faccia l'iPhone.

Il responsabile del design, Marko Ahtissari, ha posto enfasi sul fatto che il telefono può essere utilizzato con una sola mano, persino in tasca
Il responsabile del design, Marko Ahtissari, ha posto enfasi sul fatto che il telefono può essere utilizzato con una sola mano, persino in tasca
Gli occhi della pelle
Grazie anche alla chiarezza cristallina dello schermo, il Nokia offre nel complesso un'esperienza multisensoriale più ricca di quella dell'iPhone. L'approccio 'ocularcentrico' al design scelto da altri marchi viene qui messo in maggior risalto: l'iPhone in realtà è tutto schermo. È tutto quello che ha. Come oggetto e come interfaccia, l'iPhone ignora sensi molto più precisi come il tatto e l'udito. In confronto, in questi campi l'N9 eccelle.
La tastiera è esemplare, ottima quante altre mai, grazie non ultimo al sottile feedback tattile di una vibrazione delocalizzata. I toni di chiamata e altre notifiche sono discreti e creati con cura (qui Nokia ha sostanza: ricordiamo che l'8800 del 2005 presentava toni creati da Ryuichi Sakamoto). Il sistema Near-field communication (NFC) è inglobato nel congegno, a indicare il potenziale per ulteriori interazioni incorporate.

L'impostazione dominante in termini di sensibilità per le notifiche è in generale 'discreto', il che rappresenta un altro differenziatore di classe: paragonato ad altri telefoni, questo è un compagno recessivo e rispettoso, un'innovazione di certo benvenuta in un'epoca di media sociali e interrelazione.
Il responsabile del design, Marko Ahtissari, ha posto enfasi anche sul fatto che il telefono può essere utilizzato con una sola mano, persino in tasca. Mentre un simile operare potrebbe destare l'occasionale sguardo perplesso da parte dell'osservatore, si tratta di un gesto basato sul riconoscimento del contesto urbano nell'uso del cellulare e di un elemento che punta a una caratteristica imperniata sul concetto di telefono, piuttosto che qualcosa di emblematico di uno smartphone.
L'uso di plastica colorata per la scocca da parte di Nokia è essenzialmente una scelta di matrice europea, sulla scia della grande tradizione dei maestri italiani – la radio e i televisori Brionvega di Marco Zanuso e Richard Sapper, la Valentine Olivetti di Ettore Sottsass (la 'macchina anti-macchina'), i cucchiai Sleek o l'aspirapolvere Spalter di Achille Castiglioni - mentre l'acciaio e vetro monocromo di Apple appartiene al linguaggio dei grattacieli miesiani e ai cubi di vetro di Johnson. L'iPhone 4 come un Seagram Buiding tascabile.

Ricordate la scena nel film Objectified di Gary Hustwit, quando Jonathan Ive illustra in dettaglio le caratteristiche del foglio di alluminio zigrinato che forma la scocca del MacBook? Si ha l'impressione che quella scena potesse continuare per ore, e che Ive sarebbe stato felicissimo se il portatile non fosse stato altro che una striscia di metallo con una scheggia di vetro che scivola sulla superficie. Gli apparecchi della Apple sono un trionfo di riduzionismo, con una filosofia di design industriale guidata dal desiderio di far sparire il congegno, forse in linea con la nozione, formulata da Naoto Fukusawa, di un "design che si dissolve nel comportamento".
Ma se il principio è lodevole, e dovrebbe forse servire da guida a molto design del prodotto, non si tratta dell'unica filosofia di design in circolazione, e di certo non di un'attitudine valida in tutte le circostanze, per tutti i mercati. Ancora una volta, il puro e semplice potere egemonico di Apple spiega come lo sia diventata (o almeno pensava di esserlo diventata). Di nuovo, è preferibile avere un'alternativa.
I prodotti Nokia hanno sempre avuto una tavolozza più ricca in termini di plastiche e metallo. Ricordiamo l'effetto di quel bellissimo 8800, raramente sorpassato nelle quotazioni del telefono-come-oggetto. La sensazione è che il team di design Nokia sia capace di esplorare i materiali – policarbonati, pietra, legno, metalli, tessuti – molto di più di quanto non si faccia alla Apple, alla Samsung o alla HTC.

L’uso della plastica colorata per la scocca è una scelta di matrice europea, sulla scia della grande tradizione dei maestri italiani, da Zanuso a Sottsass
L’N9 è progettato senza il comando ‘home’, al posto del quale basta strisciare il dito su una delle tre modalità primarie
L’N9 è progettato senza il comando ‘home’, al posto del quale basta strisciare il dito su una delle tre modalità primarie
We go MeeGo?
Chiamate e messaggi su piattaforme multiple sono combinati all'interno del s/o MeeGo. Così l'icona telefono gestisce Skype, Google Talk e chiamate tradizionali; allo stesso modo, l'icona SMS è posta di fianco a chat di Skype e Google. Per quanto a volte ciò possa confondere, si tratta di un importante passo avanti, e indica l'attitudine aperta di MeeGo, con gli account dei più importanti media sociali già incorporati (mentre la Apple ha aggiunto l'integrazione di Twitter a livello di sistema solo da poco.) Di fatto, per Nokia si è trattato di una scelta obbligata, dato che non possiede applicazioni o ecosistemi di applicazioni di particolare successo (Maps potrebbe rappresentare l'eccezione: nel Nokia funziona bene, per quanto ancora una volta sia difficile vederla competere con Google Maps o Bing Maps). Per questo, la casa finlandese è costretta a prendere a prestito piattaforme esistenti, come Facebook, Flickr e altri. Questa è una buona disciplina per il s/o, dato che rinforza l'idea di un congegno più aperto e connesso a 'nuvola'. Nokia oggi può permettersi di essere un poco più agnostica riguardo alle sue alleanze di software, quantomeno con MeeGo, mentre per Apple e Google ciascuna alleanza rappresenta un partner o un concorrente strategico.

Ciò detto, un ecosistema di applicazioni limitato rimane la principale preoccupazione. In tutta semplicità, Nokia non può mostrare la varietà e la diversità di apps che iTunes e Android possono vantare. Nokia potrebbe pagare per la realizzazione di apps-chiave – l'N9 arriva con l'essenziale, vale a dire Twitter, Facebook e naturalmente l'altro fornitore di soft-power finnico, Angry Birds – ma questo approccio è difficilmente valutabile. Non ha scusanti invece il fatto che le apps Twitter e Facebook non siano esattamente della classe migliore. Lo stesso vale per il browser web, che è un po' sottonutrito e di nuovo difetta delle caratteristiche fondamentali, del passo e della robustezza di Safari della Apple.
Allo stesso modo, l'integrazione con altri congegni si mostra ancora un po' difficoltosa, particolarmente per i molti lettori abituati all'inimitabile ecosistema Apple. Tutto ciò potrebbe cambiare in una certa misura con la genuina adozione della 'nuvola'; l'integrazione potrebbe farsi più semplice una volta abbandonato il bisogno di trasferire le informazioni tramite cavo USB, con un telefono trasformato in un portale di accesso in tempo reale a dati basati sul sistema a 'nuvola' a cui avere accesso semplicemente tramite username. A questo punto l'ibrido uniforme di hardware e software che la Apple ha implementato con tanto successo smetterebbe di costituire un importante vantaggio, e un s/o concepito con in mente la 'nuvola' fin dall'inizio – Android, in altre parole – dovrebbe trovarsi in un'ottima posizione.
MeeGo potrebbe essere stato progettato in questo modo, ma è ancora invischiato nella transizione tra i due mondi. Potrebbe essere stato il s/o giusto, ma si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato: troppo tardi per rappresentare una sfida all'emergere di iOS e Android, troppo presto per essere costruito esclusivamente intorno alla 'nuvola'.

Ci sono altri problemi con il software. La prima versione di MeeGo oscilla tra l'essere molto responsivo, con appena qualche latenza percettibile, e l'essere un po' incerto, e talvolta lievemente lento a reagire. Tuttavia gran parte di questi dettagli possono essere risolti con un aggiornamento del software – dando per scontato che sarà aggiornato – e nel complesso MeeGo soddisfa più di quanto non provochi frustrazione. È in una certa misura idiosincratico , il che potrebbe anche essere positivo, ricordandoci che il suo ruolo è esistere come un'alternativa. Questo è tutto quello che può fare, a questo punto della partita, ma lo fa bene.

Resistere la tentazione egemonica
Torniamo alla scocca, del tutto priva di pulsanti, se si eccettuano quelli di accensione/spegnimento e volume. L'N9 è progettato senza il comando 'home', al posto del quale basta semplicemente strisciare il dito su tre modalità primarie: una lista di tutte le applicazioni; un'altra che indica le apps in esecuzione come 'schede' leggibili; una terza schermata, decisamente elegante, per le notifiche. Basta sfiorare il telefono in orizzontale, facendo scivolare il pollice sul giunto tra scocca e vetro, per passare da una modalità all'altra da qualsiasi punto ci si trovi nel sistema operativo. Possiede la chiara virtù della semplicità, e di funzionare a tutti gli effetti.

Si tratta chiaramente di un taglio netto dal modello del pulsante 'home' di Apple, posizionato tra tutte le applicazioni in iOS. Ahtissari ha suggerito che il comando di Apple crea qualcosa di simile alla necessità di dover uscire e rientrare dalla porta principale ogni volta che ci si vuole spostare da una stanza all'altra della propria casa. Per quanto le metafore architettoniche per il design dell'integrazione ci portino su un terreno infido, questa colpisce nel segno. Nella sua conferenza alla Copenhagen Design Week, Ahtissari ha suggerito che i modelli dominanti di interazione basata sui telefoni hanno 'monopolizzato la nostra immaginazione'. Per la verità, per l'utente di iPhone che contempli la 'conversione', è leggermente inquietante sperimentare l'inconsueta memoria muscolare del pollice che si sposta sul pulsante iPhone (mancante) alla base del cellulare. Il corpo, al pari dell'immaginazione, è stato alterato. Ciò implica che Apple esercita un potere egemonico, tanto in seno alla pratica del design quanto nell'idea popolare di cosa sia uno smartphone.

La scocca, leggera e robusta, è in policarbonato colorato: un riferimento al design di matrice europea
La scocca, leggera e robusta, è in policarbonato colorato: un riferimento al design di matrice europea
Finto
In sostanza, quello che Nokia sembra faccia con l'N9 è ricordarci cosa sia un telefono. Come abbiamo visto, nelle apps in cui l'N9 eccelle ci sono peculiari, probabilmente involontarie eco di una simulazione nel carattere tipografico. Altrove, nel software, c'è un'efficace barra di lancio rapido per telefono, fotocamera, SMS e web, a cui si accede premendo e lasciando scivolare il dito dal fondo dello schermo. In alternativa, basta picchiettare la parte alta dello schermo per poter selezionare i profili – 'silenzioso, beep, suoneria', li ricordate? – insieme alle reti. La qualità della comunicazione è impeccabile per chiarezza, e la potenza del segnale decisamente buona. La conchiglia della scocca non interferisce con la ricezione, in qualsiasi modo la si impugni (una nota alla Apple).
Di nuovo, si tratta di caratteristiche orientate alla funzione telefono, e sono ottime. Forse, mentre il cellulare si tramutava in smartphone, la funzionalità del telefono vero e proprio ha finito in qualche modo per essere sommersa. È questo il punto in cui, messo di fronte all'iPhone 4S, l'N9 inizia a vacillare. Semplicemente, la sua gestione delle smarts non è altrettanto buona.

Immaginiamo una piramide rovesciata a rappresentare la linea di prodotti portatili della Apple: in alto troviamo il MacBook, quindi scendiamo e incontriamo il MacBook Air, quindi giù ancora, l'iPad, finché il processo di miniaturizzazione giunge al limite nell'iPhone al vertice inferiore. A ogni gradino in giù, la 'computericità' diminuisce e la 'telefonicità' aumenta. Apple sfrutta la sua esperienza nel costruire computer e la distribuisce sull'intera colonna, con iOS che diventa semplicemente una versione di MacOS. Il risultato è che la flessibilità e l'efficienza del suo software sono evidenti a ogni stadio, proprio come l'integrazione è abilitata sia verso l'alto sia verso il basso della piramide. Questo allineamento strategico ha un impatto sulla omogeneità delle funzioni, delle interazioni e dell'integrazione, ma anche sui requisiti operativi della manutenzione del singolo congegno, sulle biblioteche dei codici e sulla vita della batteria.
Nokia ha lavorato efficacemente alla base della piramide – il telefono – e ora prova a salire (a dire il vero, quando l'azienda ha iniziato, non esisteva alcuna piramide sopra al telefono). Al volgere del secolo, più o meno, il loro software era perfettamente adeguato, e si concentrava su chiamate, contatti, calcolatore, orologio, fotocamera e SMS. Dieci anni dopo, questo DNA orientato verso la telefonia è del tutto inadeguato, dato che gli stessi computer sono stati assorbiti in congegni di forma e misura simili a quelle del telefono, cioè gli smartphone.

Qui, allora, il combo N9/ MeeGo mostra i suoi limiti: elementi come la visualizzazione di un documento PDF allegato a una email, la navigazione in rete, la riproduzione efficace di una ampia gamma di formati video, per non parlare del limitato ecosistema di apps, tutto parla della lotta di Sisifo per scalare la piramide.
Ma il computer può ancora essere diverso dal telefono, e la comprensione di questo dettaglio può ancora rappresentare il futuro della Nokia. In sostanza, alla Nokia sanno fare i telefoni, alla Apple si fanno bene i computer. I loro prodotti articolano il DNA di ciascuna compagnia. Se Nokia continua a produrre i migliori ricevitori – dopotutto, parlare al telefono è un'attività che non è certo destinata a sparire – mentre lavora con Microsoft per integrare i suoi elementi di software nel proprio hardware, potrebbe ancora essere in grado di fissare la posta nei mercati futuri. Mercati fatti da chi vuole un'alternativa ad Apple e Google, da chi si sente leale a Nokia e Microsoft, ma anche quei svariati milioni di persone che non hanno un particolare legame né con l'uno né con l'altro marchio. Perciò, la pretenziosità dell'N9 non è per niente pretenziosa. Spinge il prodotto, l'intero design, ed è qui che mostra il suo lato migliore, probabilmente uno dei migliori telefoni fino a oggi.

Facendo scivolare il pollice sul giunto tra scocca e vetro si passa da una modalità all’altra, da qualsiasi punto ci si trovi nel sistema operativo
Facendo scivolare il pollice sul giunto tra scocca e vetro si passa da una modalità all’altra, da qualsiasi punto ci si trovi nel sistema operativo
Una grande strategia
Nei passati decenni, il fatto che Apple tenesse un piede in entrambe le scarpe, hardware e software, veniva visto come un limite, mentre Microsoft era in grado di diventare l'esperienza digitale di default solo per mezzo del software, e di realizzare enormi profitti grazie a costose licenze caricate sulle spalle di produttore di hardware. Nella telefonia mobile, Nokia è riuscita in qualche modo a vincere le prime battaglie usando la strategia della Apple, ossia producendo hardware e software. Ora, tuttavia, per fronteggiare i ranghi serrati di Apple, Google, Facebook e Microsoft è indispensabile una strategia più sofisticata.

Una volta capito che internet si sarebbe insinuato in ogni interstizio della nostra vita, la complessità delle nostre identità indicava che ognuno dei più importanti protagonisti del gioco poteva trovare una strategia particolare, una inclinazione specifica. Tutte queste compagnie producono strumenti, sotto forma di software, e l'inclinazione si rivela in ognuno di essi. Questo non significa che Apple abbia particolarmente in pugno internet – la sua strategia essenziale è orientata verso i media e la produzione culturale – ma questo l'ha obbligata a impegnarsi a livello di piattaforma come pochi altri. Il lavoro di Apple nel settore delle licenze, del packaging e delle piattaforme di scoperta/stoccaggio come iTunes/iCloud rappresenta una delle chiavi del suo successo.
Google, naturalmente, vede la propria missione nell'organizzare l'informazione mondiale'. Ovviamente i media sono informazione, in un certo senso, ma Google ha meno appetito per le sinergie e l'involucro implicito nei media e più interesse per la pura tecnologia di software applicato allo spidering e all'aggregazione dati. Facebook significa fondamentalmente persone e rapporti: organizza i media e la produzione culturale intorno alle persone come 'oggetto di prim'ordine'. Così, se Apple significa media, Google informazioni e Facebook persone, cosa significa Nokia?

Appare ora chiaro che la compagnia finlandese da tempo ormai ha abbandonato questo gioco. E che probabilmente era la cosa giusta da fare, anche se è stata aiutata a farlo. Stephen Elop, CEO della Nokia, alla fine si è ritrovato a compiere una scelta molto chiara tra Android e Windows, con l'opportunità di sviluppare un suo software insieme al suo hardware ormai svanita da tempo. Senza un chiaro obiettivo come quello appena descritto, anche Microsoft potrebbe trovarsi in difficoltà. Tuttavia Windows Phone potrebbe essere il miglior software che la casa americana ha progettato per molti anni, o forse in assoluto, e c'è la possibilità che ciò permetta loro in futuro di distrarre una massa critica di utenti dalle applicazioni esistenti e di trovare nuovi utenti altrove.

Questo N9 con MeeGo è un po' troppo complesso per quest'ultima fascia. Quello che Nokia non è riuscita a fare è rendere il suo cellulare semplice da usare com'è oggi necessario. Il tocco più geniale della Apple, meglio visibile nell'iPad, è continuare a spingere l'idea del 'computer per il resto della gente'. Ovviamente la grande ironia è che i più semplici da adoperare (Apple) sono tradizionalmente poco sfruttati, mentre i meno facili da usare (Microsoft) sono i più utilizzati. Questo è cambiato con l'iPhone, almeno per un breve periodo: tuttavia Nokia, avendo reso popolare prima di tutto il telefono, ha anche la possibilità di costruire un dispositivo per tutti, un vero volks-phone. Certamente si tratterebbe di una cosa profondamente finnica. Detto questo, la vera opportunità di aprire nuovi mercati come partner di sistema operativo potrebbe essere stata affidata a Facebook piuttosto che a Microsoft. Un ozioso pensiero strategico per un altro momento.

Il carattere tipografico <i>Pure</i>, disegnato da Bruno Maag, è usato in tutte le funzioni
Il carattere tipografico Pure, disegnato da Bruno Maag, è usato in tutte le funzioni
Bit versus atomo, licenza versus logistica
La scelta di un partner fisso è stata difficile per Nokia; tuttavia, nonostante la sua mole, non poteva combattere su due fronti; non aveva praticamente altra scelta se non abbandonare il campo dei sistemi operativi, data la sua tradizionale forza nel design di hardware e le reti logistiche, produttive e di distribuzione necessarie per distribuire atomi anziché bit.
Ciò non vuol dire che i finlandesi non sappiano fare software per gli smartphone. Dopotutto, l'app che definisce l'inizio di questa era delle applicazioni - la ur-app, almeno per il cliente medio – è Angry Birds , sviluppata da Rovio, che ha sede a pochi passi dalla Nokia a Espoo. Idea completamente frivola, Angry Birds è anche un capolavoro di design interattivo, intelligente design dell'esperienza e codifica asciutta ed elegante, sostenuta da un'istintiva conoscenza di come regolare giocosamente le sinapsi. Il risultato? 500 e più milioni di download.
Comunque sia, Nokia non è mai stata particolarmente avanti in fatto di software. Anche se si apriva il magnifico corpo del già citato Nokia 8800, a spuntare non era altro che il temuto s/o Series 40. Agli albori della telefonia mobile un sacco di gente affermava di preferire l'interfaccia intuitiva di Nokia a quella delle marche concorrenti; la triste verità è che le interfacce Nokia non erano altro che le migliori di un gruppo assolutamente mediocre, e sono svanite nell'aria alla prima comparsa dell'iPhone.
Ma oggi un software di successo richiede molto di più che l'abilità nella codifica. Apple ha costruito un ecosistema manipolando la 'materia oscura' delle licenze, diritti di proprietà intellettuale, contratti di packaging e presentazione. L'ufficio legale della Apple vanta altrettanti meriti per il successo della compagnia che qualsiasi altra divisione. Questo è ciò che permette l'esistenza di iTunes e iCloud, nonché di quello straordinario fenomeno culturale che è l'Apple Store.
Questo braccio di ferro con la 'materia oscura' comprende anche la capacità di produrre e distribuire, che si deve forse al nuovo CEO e mago della logistica Tim Cook più che a Steve Jobs. Come mi ha fatto osservare Matt Jones di BERG, non è che la Samsung non sappia fare un iPhone. È che non possono fare un iPhone. Letteralmente. La Apple dispone di un sistema logistico perfettamente a punto. Ciò, insieme al loro brillante e inarrestabile controllo dei media, è quel che permette all'esperienza dell'iPhone di essere così perfettamente delineata.

Mentre la globalizzazione continua a spremere le risorse – l'Europa importa già l'80% di tutti i materiali da oltre frontiera – queste questioni strategiche influenzano direttamente le possibilità di materiali a livello del dispositivo. Jacqueline McGlade, direttore esecutivo dell'Agenzia Europea per l'Ambiente, mi ha detto che oggi la Samsung valuta le idee di nuovi prodotti in termini di sei categorie, tre delle quali sono direttamente collegate alla logistica e alla fornitura dei materiali: quali sono le scorte disponibili di un determinato materiale? Possiamo averlo? E quanto ci costa? La Nokia è forse l'unico altro marchio con lo stesso livello di esperienza e capacità logistiche e di produzione di dispositivi portatili della Apple; si potrebbe dire che la logistica è più integrata nel DNA della compagnia di quanto non lo sia il design dei cellulari, e lo è stata per oltre un secolo.

Sul lungo periodo, potrebbe accadere che per Nokia quest'era del cellulare finisca per rappresentare niente più che un 'blip', un istante estremamente redditizio. Jack Shulze ed io abbiamo riflettuto sul fatto che la casa finlandese potrebbe trovare un'attività remunerativa mettendo la sua muscolosa sezione logistica a disposizione di altri, come una forma di 'app store' di alta fascia per prodotti veri e propri.
Ma quanto ci vuole per modificare il DNA di una grande azienda? E come si fa? Queste sono le domande a cui dovranno trovare risposta persone come Elop e Ahtisaari. È interessante come il DNA di Google sia stato in grado di ramificarsi con grande successo dalla codificazione fino alla produzione di un dispositivo, con il loro sistema operativo semi-open-source Android che è diventato velocemente il più venduto per gli smartphone in tutto il mondo. Nonostante Android non abbia ancora una chiara strategia di design in termini di hardware – il che fino a questo punto è stato un vantaggio, in stile Microsoft – il suo Galaxy Nexus, prossimo alla presentazione sul mercato, appare intrigante.

Ci sono pochi elementi che indicano un importante balzo in avanti nel design del ricevitore, per quanto la possibilità di sbloccare il telefono 'sorridendogli' rappresenta una forma di interazione completamente incorporata che supera quelle di ogni altro concorrente, più in concerto con Kinect di Microsoft che con multitouch. Ci si immagina anche il crudele piacere che l'idea avrebbe procurato a Jacques Tati, con il suo personaggio in Playtime-Tempo di divertimento, costretto a spremere una specie di sorriso per sbloccare il suo telefono alla fine di un altro giorno trascorso nel lato sbagliato della modernità.

Il galleggiamento delle immagini sulla superficie dello schermo è ottenuto grazie a un’attenta ricerca compiuta su qualità e taglio della lastra di vetro
Il galleggiamento delle immagini sulla superficie dello schermo è ottenuto grazie a un’attenta ricerca compiuta su qualità e taglio della lastra di vetro
Nuove mitologie
In modo del tutto peculiare, un altro prodotto degli anni Cinquanta potrebbe offrire alcune spiegazioni sul motivo per cui il Nokia N9 rimane un oggetto importante: stiamo parlando del saggio La nuova Citroën, scritto da Roland Barthes nel 1957 (da Mythologies) a proposito della oggi iconica DS 19. L'auto, e il saggio, ci consentono di collocare l'N9 tra gli oggetti culturali, ma anche di evidenziare gli elementi chiave del suo design.

"Penso che oggi le automobili siano quasi l'esatto equivalente delle grandi cattedrali gotiche: intendo la suprema creazione di un'epoca, concepita con passione da artisti anonimi, e consumata in immagine se non in uso da un'intera popolazione che se ne impossessa come di un oggetto puramente magico." (Barthes, Mythologies)

Si tratta naturalmente di un'esagerata dilatazione del concetto, ma potremmo pensare al telefonino negli stessi termini. Ora stabilmente radicato nella rete, è forse la suprema creazione di un'era, quasi un 'oggetto puramente magico' in quanto a capacità, possibilità e capricciosa influenza, certamente ora che è impregnato di multi-touch, realtà incrementata, near-field communication e altre cose simili. È veramente 'indistinguibile dalla magia', eppure sempre presente nel nostro quotidiano.
In questo ultimo aspetto, tuttavia, si distingue dalla DS 19: il cellulare infatti viene consumato nell'uso, oltre che nell'immagine. Con oltre 4,6 miliardi di contratti telefonici in tutto il mondo, potremmo ora essere in grado di affermare che la maggior parte della popolazione terrestre lo usa, a partire dal cosiddetto 'fondo della piramide' in su. È una cattedrale sui generis, una versione personale, distribuita e intima della cattedrale stessa.
Nell'adorazione mostrata da Barthes nei confronti della DS – che era, dopotutto, anche un semplice oggetto d'uso quotidiano – c'è molta analogia con l'N9. Barthes ha decostruito la DS 19 in un assemblaggio di elementi esperienziali; ha scritto che essa "…stimola interesse meno per mezzo della sua sostanza che per mezzo della connessione dei suoi componenti."
Queste 'connessioni' paiono suggerire quella 'scheggia' dello schermo di cui abbiamo già parlato. Diversamente dal modo in cui nell'iPhone lo smusso nero intorno allo schermo è ottenuto nella stessa lastra di vetro dell'area del display, l'N9 fa virtù del fatto che il suo schermo è di un materiale diverso e ha una diversa funzione rispetto alla scocca in policarbonato, proprio come per Barthes i finestrini della Citroën erano un segno che il suo design era in ultima analisi un'arte umanizzata', contrapposta alla liscia, uniforme perfezione della tunica di Cristoo all'astronave della fantascienza.

"La DS non ha la pretesa di essere liscia come la glassa di una torta, per quanto la sua forma generale sia arrotondata; tuttavia è il perfetto incastro delle sue sezioni che interessa il pubblico più di ogni altra cosa: si passa il dito con bramosia sui bordi dei finestrini e si percepiscono i lunghi solchi gommati che collegano il lunotto con il metallo circostante. Nella DS compaiono gli esordi di una nuova fenomenologia dell'assemblaggio…" (Barthes, Mythologies)

Questo assemblaggio si mostra chiaramente anche nel caso dell'N9; là dove Barthes fa scorrere le dita sul solco dal finestrino alla carrozzeria, l'agile interfaccia dell'N9 è fondata sul gesto di scivolare il dito sul percettibile bordo tra schermo e corpo. Con l'N9 il tocco si fa più ricco che nella maggior parte dei ricevitori, il che ne fa un caso a sé stante rispetto alla spesso neutrale esperienza fisica offerta dall'iPhone e simili. Il tocco di genio della DS 19 era trasformare l'amore a prima vista generato dalle sue forme esterne, l'algida allure di quelle fluenti curve galliche, nell'esperienza corporea di controlli, indicatori, sedili, materiali – nel suo stesso essere – senza che lo stupore venisse ad attenuarsi. (Di converso, negli ultimi dieci anni i designer dell'automobile hanno parlato di carrozzeria esterna strumentata come interfaccia, un movimento nella direzione opposta.)

"Nelle sale espositive, l'auto in mostra è esplorata con intensa, amorosa studiosità: è l'importante fase tattile della scoperta, il momento in cui la sorpresa visuale sta per ricevere l'assalto ragionato del tatto (perché il tatto è il più demistificante tra tutti i sensi, diversamente dalla vista, che è il più magico)…" (Barthes, Mythologies)

Il peso ben calibrato conferisce all'oggetto un senso di qualità
Il peso ben calibrato conferisce all'oggetto un senso di qualità
L'N9 suggerisce la presenza di vita nell'interfaccia oltre lo schermo; oppure, anche nello schermo; tale tocco è una parte centrale dell'esperienza, il che è dovuto non in minima parte alla sua sofisticatezza quale modalità di esperienza: insieme all'udito, il tatto è molto più percettivo della vista (cfr. Sensory Design di Joy Molnar e Frank Vodvarka, e The Eyes of the Skin di Juhani Pallasmaa.)
In quest'unica semplice scelta di rifiuto della fluidità nella connessione tra vetro e corpo, e nel sottolineare questo con un gesto di interfaccia – la 'strisciata' da questo margine – Nokia ha soppresso gli atti fisici e digitali per suggerire una nuova gamma di possibilità nel design dei ricevitori telefonici. In tal modo l'N9 si è avvicinato più di qualsiasi altro telefono a realizzare il valore insito in una 'polifonia dei sensi', per usare le parole di Bachelard. Combinato con molte delle nuove direzioni nel design interattivo e nell'architettura di MeeGo, l'N9 traccia alcune traiettorie alternative per il telefono cellulare.
Perciò l'N9 non è tanto un prodotto quanto un indicatore. Sarà presto impossibile, o forse comunque inutile, comprarlo. MeeGo è un morto che cammina, e l'hardware sopravvivrà in un nuovo corpo clonato e curato, come Lumia. Quello che Barthes non poteva sapere, anche se forse lo aveva immaginato, è che la Citroën DS sarebbe stata anche un successo commerciale. Come Tony Judt ricorda in The Memory Chalet, gli attributi della 'aerodinamica sexy della DS', forse la berlina più comoda, sicura e tecnologicamente avanzata della sua epoca, sono stati indeboliti più dall'inaffidabilità e dalla strumentazione idiosincratica della vettura.

La Citroën DS, inoltre, ha avuto in sorte di sconfiggere il destino della mummificazione nella sua veste di 'icona del design' piuttosto che per il suo successo commerciale. Numerosi esemplari perfettamente conservati sono ancora in circolazione, mantenuti in vita da maniaci che trascorrono le loro domeniche tamponando chiazze di benzina, lucidando gli interni in pelle bianca e sondando eBay in cerca di pezzi di ricambio sempre più rari.
Forse, come nel caso della DS 19, anche l'N9 finirà per essere un classico perduto, catalogato in qualche museo di prodotti digitali, conservato da un esercito di entusiasti, da un movimento open-source che sostiene ed estende MeeGo come una specie di sistema operativo alternativo e di avanguardia, o per essere migliorato con parti di ricambio stampate in 3D o componenti personalizzati, come è accaduto alle Leica e alle Polaroid.

L’ampio schermo in vetro sormonta leggermente le curve dei fianchi della scocca, con un gradino percettibile, come fosse la superficie di un liquido scuro
L’ampio schermo in vetro sormonta leggermente le curve dei fianchi della scocca, con un gradino percettibile, come fosse la superficie di un liquido scuro
L'N9 come traccia di un futuro alternativo
Tuttavia, prima che quel destino lo colpisca, qui e ora l'N9 è un duplice indicatore: da un lato, della ricca comprensione multisensoriale di un esemplare di hardware portatile che sa suggerire vita oltre ogni sforzo della Apple, e del fatto che Nokia sa ancora produrre hardware del genere. Non sorprende allora, anche se provoca un certo turbamento, sapere dalla sorella, dopo la sua morte, che Steve Jobs aveva probabilmente in casa dozzine di esemplari dello stesso dolcevita nero di Issey Miyake. È proprio di questa limitata gamma espressiva che Apple si deve occupare. Per tutto il valore che si può trovare in una serie contenuta di prodotti – la sicurezza, la facilità d'inventario, la semplicità – questa non può essere in ogni caso l'unica via. Con l'N9, Nokia ha rapidamente indicato che altre strategie di design sono possibili, e che possono essere valide.

Presentare un prodotto semplicemente per cambiate argomento di conversazione in ditta, dare una boccata di ossigeno al capitale sociale ma in realtà preparare semplicemente il terreno per il suo successore: comunque sia, in termini di strategia commerciale si tratta di una mossa inusuale. L'N9 è il plotone a cui viene ordinato di balzare fuori dalla trincea e correre in mezzo al filo spianato verso le postazioni nemiche, tentando di prenderne il più possibile in attesa di un attacco meglio concertato. Se il matrimonio riparatore di Windows Phone, hardware e logistica Nokia possa rappresentare un'unione felice resta da vedere, ma con l'N9 Nokia ha tracciato un segno, un plausibile indicatore di futuri alternativi, futuri che porteranno una maggiore diversità di espressione in queste cattedrali portatili della comunicazione di tutti i giorni, e solo per questo merita tutta la nostra approvazione. Dan Hill
l'N9 è dotato di un precisissimo e luminoso display AMOLED
l'N9 è dotato di un precisissimo e luminoso display AMOLED
Dan Hill è uno strategic designer, con base a Helsinki dove lavora per Sitra. Come interaction designer ha lavorato per Domus, Monocle, BBC, Arup e molti altri

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