Age-friendly products: un concorso di design

Domus promuove un "call for ideas" internazionale con l'obiettivo di dare vita a una nuova generazione di oggetti domestici belli, sostenibili e di semplice utilizzo per gli over-65.

Domus promuove un concorso internazionale, rivolto a professionisti e studenti di design, ideato da Maria Grazia Mazzocchi, Marcello Lago ed Elena Pacenti, e patrocinato da Fondazione LN-A. Tema del concorso è la progettazione di oggetti della sfera domestica per le persone over-65, molte delle quali in buona salute, che hanno familiarità con le tecnologie e hanno l'aspettativa di prodotti di standard qualitativo alto. L'aspirazione del concorso è veder nascere nuove collezioni di oggetti—belli, utili e funzionali—in grado di venire incontro alle necessità di questa sempre più ampia categoria di persone.

Questo articolo è stato pubblicato su Domus 959, giugno 2012

Un nuovo sapere agisce in città e sta imponendo, lentamente, una nuova forma di ordine fisico: minuto, non visibile all'ortogonalità dell'occhio di Google Earth. È un sapere che livella i gradini, appiattisce le superfici, allarga le porte, installa maniglie, smussa gli spigoli. Il nuovo sapere procede con cura sartoriale. Ritaglia lo spazio e modella gli oggetti prendendo a misura un nuovo soggetto sociale: l'anziano. Era il 1993 quando fu registrato in Italia—e per la prima volta nel mondo—il sorpasso della popolazione in età anziana rispetto a quella in età infantile. Un dato demografico sorprendente, che avrebbe annunciato la crisi dei presupposti sui quali si basava lo stato sociale fino ad allora conosciuto: ovvero che le generazioni in età lavorativa, storicamente in maggioranza, potessero sostenere, attraverso il rendimento della propria forza lavoro, la crescita e l'educazione dei figli e il mantenimento degli anziani. Il raddoppio dell'aspettativa media di vita e il dimezzamento del tasso di riproduzione avvenuti lungo tutto il corso del Novecento, che hanno portato all'invecchiamento della popolazione, sono conseguenza del processo economico e socio-sanitario che chiamiamo modernità: un fenomeno noto ai demografi come "seconda transizione demografica", l'unica possibile evoluzione di una società avanzata.
In apertura: Peter Granser, <i>Tip Top Dancers</i>, 2000. Qui sopra: Peter Granser, <i>Aquarobics</i>, 2000-2001. Le foto sono pubblicate nel libro di Peter Granser, <i>Sun City</i>, Benteli Verlag, 2006
In apertura: Peter Granser, Tip Top Dancers, 2000. Qui sopra: Peter Granser, Aquarobics, 2000-2001. Le foto sono pubblicate nel libro di Peter Granser, Sun City, Benteli Verlag, 2006
In un mondo alla rovescia come il nostro, dove il numero degli anziani è superiore a quello dei bambini, lo spostamento del paradigma progettuale passa dal macro al micro, dalla città al cucchiaino, dal welfare state al DIY. Come già era stato preannunciato negli anni Sessanta da Buckminster Fuller e da Reyner Banham, non saranno le grandi infrastrutture a cambiare il nostro mondo—e non solo perché non siamo più in grado di poterle finanziare—ma dei dispositivi, dei trimtabs o dei gizmo, come appunto li chiamavano provocatoriamente Fuller e Banham: piccoli oggetti, strumenti e dispositivi in grado di bypassare, sovvertire o migliorare, attraverso soluzioni puntuali, le falle di un stato sociale messo in crisi dall'invecchiamento della popolazione. Al pensiero totalizzante e strategico dei grandi gesti sulla città e delle mega-infrastrutture—destinate spesso a diventare obsolete prima ancora di essere realmente operative—si profilano quindi alternative immediate, minute, reversibili, quasi invisibili, ma soprattutto economicamente più sobrie ed efficaci.
Mathieu Lehanneur, <i>L’Âge du Monde</i>, Issey Miyake Europe, 2009. Dettaglio
Mathieu Lehanneur, L’Âge du Monde, Issey Miyake Europe, 2009. Dettaglio
Il design si ritaglia un nuovo ruolo, esce dall'economia domestica, dai salotti, e si confronta su un'economia di scala sociale. Il marketing arriva prima della politica, mentre le necessità di una società con un sempre più alto numero di anziani—e con sempre più grandi difficoltà nel sostenerli—da problema di welfare state diventano un'occasione di mercato: dove è più conveniente e molto più efficace sviluppare una app che permetta a un medico di controllare le cartelle sanitarie da remoto e visitare i pazienti a casa propria invece che allestire un ambulatorio; è più semplice e gratificante riadattare un pezzo di arredo, un percorso, una cucina, un bagno, che non trasferirsi in una casa di cura. Il sistema delle cose che definisce l'intero ambiente costruito viene ridisegnato su un nuovo standard cognitivo e psicomotorio minimo, in modo tale da abilitare e rendere autonomo il più alto numero di persone: i geriatri parlano di spazio protesico.
Si profila un nuovo mercato, una nuova realtà con una sua agenda per non discriminare, ma per abilitare, rendendo autonomo il più alto numero di persone.
Mathieu Lehanneur, <i>L’Âge du Monde</i>, Issey Miyake Europe, 2009. Argilla smaltata nera. Realizzazione: Claude Aiello, Vallauris. Team creativo: Julien Benayoun. Le sculture sono una visualizzazione tridimensionale delle piramidi dell’età della popolazione di diversi Paesi. La nascita è rappresentata dalla base, la morte dall’apice. Le sezioni trasversali del contorno dei vasi cambiano in relazione agli anelli di età che riproducono l’aspettativa di vita. Dalla base al vertice ci sono 100 strati
Mathieu Lehanneur, L’Âge du Monde, Issey Miyake Europe, 2009. Argilla smaltata nera. Realizzazione: Claude Aiello, Vallauris. Team creativo: Julien Benayoun. Le sculture sono una visualizzazione tridimensionale delle piramidi dell’età della popolazione di diversi Paesi. La nascita è rappresentata dalla base, la morte dall’apice. Le sezioni trasversali del contorno dei vasi cambiano in relazione agli anelli di età che riproducono l’aspettativa di vita. Dalla base al vertice ci sono 100 strati
L'invecchiamento della popolazione è una conseguenza della modernità: è come se a invecchiare fossero anche i suoi assunti funzionalistici. La "macchina per abitare" è oggi una macchina per poter abitare, nonostante tutto, il più lungo possibile. Lo spazio protesico è uno spazio abilitante. Gli "objets membres humains", descritti da Le Corbusier nel famoso saggio L'art decoratif d'aujourd'hui (Arte decorativa e design) del 1925 come oggetti-tipo che rispondono a bisogni-tipo e in grado di funzionare come propaggini liberatorie delle nostre membra—"sedie per sedersi, tavoli per lavorare, lampade per fare luce, macchine per scrivere"—rispondono oggi a una nuova funzionalità: sedie per potersi sedere, tavoli per poter lavorare, lampade per poter fare luce, macchine per poter scrivere. Si profila così un nuovo mercato, una nuova realtà con una sua agenda per non discriminare ma per abilitare, rendendo autonomo il più alto numero di persone. Abilitare per poter abitare la propria casa, la propria città. Non si tratta di un design di genere, ma di una nuova forma di ordine fisico, l'affermarsi di una nuova normalità. D'altronde, il diritto più umano e più universale è quello di poter essere tutti diversi, ognuno come crede nella propria coolness, ma tutti uguali nelle occasioni che la vita ci riserva. Al design spetta un compito molto difficile: oltre che essere sostenibile per le generazioni future, dovrà mantenere giovani e in buona salute le generazioni attuali. Antonio Scarponi (@scarponio)

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