Destini alternativi

Il volume dedicato al lavoro dello studio romano 2A+P/A racconta un percorso dove s’intrecciano collaborazioni con sfondi e figure differenti, coltivando una curiosità attenta, aperta e trasversale.

Alternative Destinies – 2A+P/A / Italy, DAMDI Architecture Publishing, Seoul 2013, 274 pp.

 

La prima monografia dedicata al lavoro dello studio 2A+P/A (Gianfranco Bombaci e Matteo Costanzo) dall’enigmatico titolo Alternative Destinies, pubblicata dalla casa editrice coreana DAMDI nella collana Document Design, è un librone inaspettato. Generoso nel formato, spessore, quantità e varietà di progetti e personaggi che hanno contribuito a costruirlo, nello spazio di quasi quindici anni di lavoro sull’architettura e la città, con frequenti e feconde incursioni nel mondo dell’arte e dell’editoria.

È un abbraccio molto esteso e, a prima vista, troppo aperto. Una mappa che si apre in mille piegature, con disegni leggeri e meticolosi, modelli e immagini tra l’acrilico e il digitale, testi semplici, racconti ironici, rituali criptici. Un percorso dove s’intrecciano collaborazioni con sfondi e figure differenti, tra Roma, Milano e l’Europa, sempre coltivando con passione una curiosità attenta, aperta e trasversale. Il volume è anche una raccolta di progetti, che racconta l’infaticabile tentativo di disegnare linee di congiunzione tra un vasto insieme di riferimenti storici cui attingere con libertà critica e le questioni contemporanee cui rispondere attraverso la costruzione di qualità estetiche e programmatiche.

Alternative Destinies
Pagine interne del volume Alternative Destinies – 2A+P/A / Italy, DAMDI Architecture Publishing, Seoul 2013

Il libro si offre al lettore senza specifiche chiavi interpretative, attraverso un ordine cronologico inverso. I tre testi iniziali – un’introduzione di Luca Molinari, un’intervista condotta da Luca Galofaro e un testo firmato 2A+P/A – presentano il corpus dei lavori in maniera sommaria e, nel ripercorrere la storia dello studio e discutere alcuni dei temi di ricerca, contribuiscono più a sollevare domande che a fornire una lettura univoca e coerente. L’ordine cronologico inverso, se – da un lato – ci rimanda all’organizzazione di quegli infiniti e labirintici diari della rete che sono i blog, allo stesso modo riflette perfettamente l’idea, espressa esplicitamente nel testo, di un’architettura come storia personale, come dipanarsi inscindibile di arte e vita, esperienza del mondo, valori personali che si fanno spazio e memoria collettivi.

Questa concezione umanista attinge esplicitamente alla visione biografica del progetto di Aldo Rossi ma, allo stesso tempo, abbraccia la complessità caleidoscopica e digitale della contemporaneità e si libera di un’idea ossessiva e tipologica della forma, contaminandola con istanze di matrice programmatica ed ecologica. È in questo difficilissimo e precario equilibrio di contraddizioni produttive che la storia e il lavoro di 2A+P/A sono capaci di tenere insieme Aldo Rossi e Yona Friedman, Ettore Sottsass e Stalker/Osservatorio Nomande, Andrea Branzi e OMA?

Alternative Destinies
Pagine interne del volume Alternative Destinies – 2A+P/A / Italy, DAMDI Architecture Publishing, Seoul 2013

2A+P/A non elabora teorie. Cerca piuttosto di gettare ponti tra universi differenti, di esprimere nella forma e nell’organizzazione dello spazio la mediazione tra un approccio radicale, che non rinuncia all’elaborazione di scenari di vita e di coabitazione umana alternativi a quelli dominanti, e un sentimento pratico, che riconosce l’esperienza, in tutta la sua irriducibile complessità, come valore e destino imprescindibile dell’agire architettonico. Il risultato di questo dialogo è spesso contraddittorio, coraggiosamente aperto agli insuccessi, ma anche in grado di raggiungere vette vertiginose in cui la capacità di trasformazione della realtà si esprime in una sintesi estetica e formale cristallina.

In questo senso la partecipazione alla XI Biennale di Venezia con la mostra dal titolo “Experience” è assolutamente emblematica. L’ironico riferimento alla quadreria di un’immaginaria Wunderkammer è l’occasione per raccontare i lavori dello studio attraverso un impianto narrativo e spaziale che ne esplicita in forma estetica il metodo e l’approccio. Come se arrivassero da un’incomprensibile codice criptato, le cornici inquadrano ed estraggono i disegni dal motivo della carta da parati, memorabilia di una vita da battere all’asta che si ritrovano forse per l’ultima volta insieme, in una nuvola senz’ordine, sospesa e carica di possibili trasformazioni. I progetti sono, nell'installazione come nel lavoro quotidiano dello studio, episodi preziosi, tasselli di un puzzle senza contorni, autonomi eppure legati da sottili fili estetici e formali, aperti alla molteplicità delle interpretazioni e alla complessità del reale.

Alternative Destinies
Pagine interne del volume Alternative Destinies – 2A+P/A / Italy, DAMDI Architecture Publishing, Seoul 2013
L’idea di mediazione tra la complessità del reale e la possibilità di immaginare uno scenario abitativo alternativo, si esprime in una dialettica tra l’involucro esterno e l’organizzazione spaziale interna, nella ricerca di un linguaggio estetico-formale unita alla sperimentazione sulle contaminazioni tipologiche e programmatiche. I volumi, sempre netti e formalmente definiti, sono regolati da figure semplici anche se spesso inconsuete e sorprendenti. Sono architetture che non rinunciano a una dimensione espressiva forte, riconoscibile, a tratti iconica, la cui forma però viene articolata non attraverso una composizione del volume di tipo scultoreo, ma rispondendo ad una complessità spaziale e programmatica interna. È il caso di progetti come la Casa della Memoria a Milano o il Centro Culturale di Dunkerque o l’edificio per abitazioni e uffici a Leeds, dove la sovrapposizione di tipologie spaziali e programmatiche differenti, attraversate da connessioni verticali di forma libera e scenografica, costruisce un'esperienza spaziale interna caleidoscopica che, a partire dall’organizzazione planimetrica, si riflette nell'articolazione delle facciate di volumi nitidi e forti.
Alternative Destinies
Pagine interne del volume Alternative Destinies – 2A+P/A / Italy, DAMDI Architecture Publishing, Seoul 2013

In questa dialettica tra un volume formalmente molto definito e una complessità organizzativa interna, l'aspetto tettonico dell’architettura, che legherebbe struttura e forma in una relazione di veridicità, è ironicamente commentato con facciate-maschera che conferiscono alla materia un’estetica tutta digitale ed evanescente (come nei progetti di Calaf, Leganes, Dunkerque e Delft) o con elementi strutturali esplicitamente futili o comunque subordinati a considerazioni estetiche piuttosto che statiche (che ritroviamo nei progetti per Weimar, Maribor e Leeds).

Le sottili incongruenze tra forma e struttura, così come il rapporto dialettico conflittuale tra forma e organizzazione spaziale-funzionale, suonano come il riconoscimento di una fondamentale impossibilità di riconciliare la complessità dell'esperienza contemporanea in una teoria coerente, in una prospettiva onnicomprensiva. Non si tratta però di una rinuncia a indicare destini alternativi per una realtà che sfugge il controllo, ma piuttosto della consapevolezza che l'architetto è oggi destinato ad una navigazione a vista, sospeso come un equilibrista tra la ragione composta della forma e la molteplicità sfilacciata degli accadimenti. Nella condizione attuale, il compito e il ruolo che 2A+P/A si ritaglia, è quello di ascolto, traduzione e interpretazione, attraverso la sintesi progettuale ed estetica, delle esperienze individuali in un sapere collettivo che è la costruzione dell’architettura della città. Un sapere che può essere vissuto e attraversato ma anche discusso e interpretato, riallacciando attraverso una "campionatura non filologica" i fili continuamente instabili delle storie e della Storia.

Alternative Destinies
Alternative Destinies – 2A+P/A / Italy, DAMDI Architecture Publishing, Seoul 2013

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