Designing the future

Annalisa Rosso, curatrice di Operae il festival del design indipendente di Torino, racconta l’edizione di quest’anno, la settima, che ha scelto di condensare in dieci punti.

Operae 2016
La formula del manifesto ha grande fascino, ma soprattutto denota grande coraggio. Occorre una buona dose di audacia per distillare i punti fondamentali della propria visione in questa specifica modalità. Scrivere un manifesto significa avere idee chiare. Vuol dire avere bene presente ciò che si desidera e ciò che non si desidera. Non fa eccezione il manifesto stilato per la fiera torinese Operae (evento alla sua settima edizione, voluto da BOLD): dieci densi punti redatti dalla giornalista Annalisa Rosso, che ha individuato nel tema “Designing The Future” la chiave di lettura per selezionare i progetti candidati per la prossima edizione.
Operae 2016
In apertura: Claudia Pignatale della galleria romana Secondome, il designer Gio Tirotto (al centro) e Vibel Group, azienda torinese specializzata nella lavorazione delle lamiere. Qui sopra: Bensimon, POOLstudio, Antonello Druetta, laboratorio di tappezzieria in stoffa

Maria Cristina Didero: Perché “Operae – Independent Design Festival” è una fiera speciale?

Annalisa Rosso: Perché è una fiera che funziona come un’esposizione. Dall’anno scorso Sara Fortunati e Paola Zini, fondatrici di Operae, invitano un curatore diverso per ogni edizione, che indica un tema, un approccio specifico da approfondire attraverso la selezione degli espositori, l’organizzazione di workshop e talk, le varie iniziative in programma. Oltre all’aspetto di networking, business e vendita (tipico di una fiera), Operae si dedica in maniera approfondita alla ricerca sul fronte del design contemporaneo. Un’attività che viene sviluppata durante tutto l’anno, attraverso il dialogo e la mappatura sistematica delle varie realtà e dei designer che emergono nel panorama internazionale.

Operae 2016
Sculptural Shelf di Takuya Hamajima

Maria Cristina Didero: Perché un manifesto?

Annalisa Rosso: Penso che sia necessario mettere ordine, fare chiarezza. Il manifesto che accompagna il testo curatoriale vuole essere funzionale. Esplicita i temi che andremo a toccare nella prossima edizione e allo stesso tempo registra dieci punti caldi della progettazione attuale. La multidisciplinarietà, le nuove geografie del design, la necessità di competenze specifiche. In più, abbiamo voluto lanciare un appello ai designer: “per disegnare il futuro, è necessario compiere delle scelte”, con coscienza e coraggio.

Operae 2016
La collezione Anthropocèni di zp studio reinterpreta alcuni oggetti delle collezioni del Museo di Etno-Antropologia di Firenze

Maria Cristina Didero: Quale l’obiettivo di questa edizione del 2016? In che senso questa edizione si differenzia dalle precedenti?

Annalisa Rosso: Abbiamo voluto allargare lo sguardo. Per la prima volta, verranno coinvolte una decina di gallerie di design internazionali e alcune aziende, case history particolari che raccontino un nuovo modo di fare produzione. L’obiettivo è creare un network che funzioni e si sviluppi, anche dopo i giorni di esposizione. Ad esempio, nell’ambito del progetto “Piemonte Handmade”, i galleristi collaboreranno con designer e artigiani selezionati per realizzare oggetti da introdurre nel mercato del collezionismo di settore – ma non solo, le gallerie avranno anche uno spazio separato dove presentare il proprio lavoro. E stiamo organizzando un programma d’incontri B2B per far dialogare progettisti con imprese e artigiani – l’anno scorso ce ne sono stati più di 300.

Operae 2016
Antoine Espinasseau della Great Design Gallery, Alessandra Moneta del Laboratorio Orafo Artigiano

Maria Cristina Didero: Operae si definisce un “festival dedicato al design indipendente”. Ci dici di più del design indipendente?

Annalisa Rosso: Il tema dell’indipendenza è complesso, impossibile da definire in senso assoluto. Di certo, l’aspetto di autonomia che comporta è quello più interessante per la nostra fiera, fin dai suoi esordi ormai sette edizioni fa. Il lavoro di un designer può essere indipendente in modi e momenti diversi: quando agli esordi non ha ancora rapporti consolidati con aziende o gallerie, oppure quando svincola la propria ricerca dal mercato. Tra gli espositori che stiamo selezionando, sono numerosi quelli che stanno attraversando fasi di questo genere, di sperimentazione e ricerca. Un grande potenziale da sviluppare.

Operae 2016
Giorgia Zanellato, la gallerista Luisa Delle Piane, La Bottega Ebanista 19

Maria Cristina Didero: Vi definite “una piattaforma in cui design, artigianato, gallerie, aziende e istituzioni s’incontrano”; un progetto ambizioso. Come avete intenzione di far funzionare la macchina? 

Annalisa Rosso: Cercando di non dare niente per scontato. Ogni elemento avrà un’identità chiara, e il suo ruolo verrà esplicitato. Vogliamo che il sistema risulti comprensibile anche ai non addetti ai lavori e che certe tematiche specifiche – come quella del design da collezione – siano più chiare per tutti, espositori compresi. Abbiamo cercato di dare un quadro completo del mondo del design che comprende attori diversi, tutti importanti ai fini del funzionamento della macchina.

Annalisa Rosso, curator of Operae 2016
Annalisa Rosso, curatrice di Operae 2016

Maria Cristina Didero: È ambizioso anche il titolo, “Designing The Future”: a questo proposito, qual è la tua personale opinione sul design del domani e in che modo dovrebbe differenziarsi dal presente?

Annalisa Rosso: Credo che il design futuro sarà più responsabile, più consapevole delle ricadute sul mondo e dei risvolti sociali del proprio lavoro. Nel presente, soprattutto tra le nuove generazioni di designer, mi sembra che questa sensibilità stia emergendo e dettando un nuovo modo di progettare. Il titolo che abbiamo scelto, “Designing The Future”, chiede d’impegnarsi oggi per disegnare il domani. Con più coraggio e coscienza di quanto sia accaduto, in generale, finora.

Operae 2016
gumdesign

Maria Cristina Didero: In che modo la vostra attività si avvale della partecipazione di artigiani locali, piemontesi?

Annalisa Rosso: Gli artigiani piemontesi che prendono parte al progetto “Piemonte Handmade” vengono selezionati con un bando lanciato dalla Regione Piemonte. Ognuno di loro verrà associato a una galleria e a un designer per ideare e realizzare un oggetto che sarà presentato per la prima volta durante i giorni di Operae. Pezzi unici che esalteranno il know-how artigianale secondo l’interpretazione di progettisti che, da semplici clienti di bottega, diventeranno interlocutori attivi e fondamentali per il lavoro artigiano contemporaneo. Insieme alle gallerie che avranno il ruolo di diffondere questo progetto a livello internazionale. 

Operae 2016
Sara Fortunati e Paola Zini, fondatrici di Operae

Maria Cristina Didero: Se il futuro è qualche cosa che dobbiamo costruire noi stessi, quali sono i tuoi suggerimenti a un giovane designer?

Annalisa Rosso: Non porsi limiti. L’autocensura è sempre in agguato. È necessario continuare a lavorare per migliorarsi e conoscere sempre di più, ma è fondamentale avere fiducia in sé stessi. All’impegno va associato il coraggio di osare, che si tratti di fare un’application o scrivere una mail a un personaggio stimato.

Operae 2016
Salvatore Lanteri, ODD matter, Roberto Desirò

Maria Cristina Didero: Quali sono secondo te i campi in cui il design potrebbe intervenire in maniera cruciale?

Annalisa Rosso: Mi affascina la connessione che esiste tra bioscienza e design. A partire da ricerche anche molto complesse – come quelle che recentemente si stanno sviluppando su funghi e altri microorganismi – vengono sviluppati dispositivi fruibili da tutti. Il design può sintetizzare la conoscenza scientifica in oggetti utili. Ma il campo in cui penso sia vitale e urgente un intervento da parte dei designer è quello delle emergenze umanitarie. E così si finisce con il parlare di economia e politica. È un sistema complesso in cui le diverse discipline devono collaborare. E la progettazione, capace di fornire soluzioni concrete e innovative, deve necessariamente fare la sua parte.

Operae 2016
Palazzo Cisterna a Torino, sede di Operae 2016

Maria Cristina Didero: Il quinto punto del tuo manifesto parla di multidisciplinarietà: in che modo la questa è positiva per te?

Annalisa Rosso: La multidisciplinarietà funziona se si è capaci di collaborare. Quando soggetti diversi, dotati di conoscenze specifiche, sono disposti ad aprire un dialogo in cui ciascuno porta le sue competenze e si persegue un obiettivo comune. Non è facile, e per questo le scuole hanno un ruolo fondamentale nell’abituare gli studenti a lavorare cooperando con altre discipline. Un’apertura, un interesse per campi diversi dal proprio che però non deve andare a discapito della specializzazione, altrettanto necessaria. Penso che questo discorso valga per tanti ambiti diversi ma, dal mio punto di vista, funziona in modo particolare per il design, che può tradurre concetti e scoperte in oggetti funzionali.

© riproduzione riservata

3–6 novembre 2016
Operae
Palazzo Cisterna, Torino

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