Dal Carpaccio al Crepaccio, tra cibo e arte

La vetrina di un ristorante diventa la teca di un mini-museo su strada, da rinnovare ogni due settimane. L'iniziativa, di cui ancora non si conosce la regia, parte con la giovane Serena Vestrucci.

Che Milano lamenti la mancanza di spazi per l'arte che non appartengano ai circuiti istituzionali di e gallerie, parte di consolidati ingranaggi elitisti e commerciali, ovvero luoghi cioè che sappiano accogliere la massa di artisti delle nuove generazioni, non è una novità. È passato solo un mese dall'appropriazione programmata della Torre Galfa da parte dei Lavoratori dell'Arte, un atto che ha visto confrontarsi architetti ed artisti con le autorità politiche e culturali della città proprio su questo tema ma che si è concluso con un nulla di fatto sul piano pratico, a parte la promessa dell'assegnazione di spazi dell'area ex Ansaldo.

È invece una novità la risposta data a questa "carenza strutturale" da un'iniziativa ospitata dal ristorante Il Carpaccio, in via Lazzaro Palazzi al 19, zona Porta Venezia. Interpretando la richiesta di una "vetrina per l'arte" alla lettera, con ironia ma anche con spirito d'intraprendenza e senso pratico, ha offerto una delle sue vetrine a giovani artisti emergenti—ma in futuro saranno coinvolti anche designer, scrittori e creativi—, che si alterneranno ogni quindici giorni esponendo i propri lavori nella massima libertà, scegliendo cosa e come esporlo, ma solo all'interno di questa particolare bacheca. Dopo aver esaudito la propria curiosità, gli avventori del mondo dell'arte potranno poi passare dalla strada alle sale del Carpaccio, e approfittare del menù "per artisti" ideato per l'occasione, a 25 euro.
Le vetrine del Carpaccio/Crepaccio la sera dell'inaugurazione, il 31 maggio. C'erano giovani artisti come Valerio Rocco Orlando, Tomaso De Luca, Jacopo Miliani, giornalisti come Daniele Perra e giovani curatrici come Francesca Pagliuca e Marbara Meneghel.
Le vetrine del Carpaccio/Crepaccio la sera dell'inaugurazione, il 31 maggio. C'erano giovani artisti come Valerio Rocco Orlando, Tomaso De Luca, Jacopo Miliani, giornalisti come Daniele Perra e giovani curatrici come Francesca Pagliuca e Marbara Meneghel.
Non si conosce molto di più al momento dei meccanismi che regolano questa iniziativa né è nota l'identità della regia occulta che sta dietro a "Il Crepaccio"—è bastato un cambio di lettere e un po' di colla per trasformare l'insegna del Carpaccio. Quel che è certo è che questo piccolo laboratorio artistico, con il suo format semplice alle cui fondamenta c'è la voglia di destabilizzare, ha catalizzato la curiosità nel mondo dei creativi milanesi. All'ermetico invito arrivato via mail—solo una foto del luogo d'incontro, data e ora dell'inaugurazione e nome dell'artista in mostra, nessun'altra informazione era reperibile in rete—hanno risposto soprattutto in molti, soprattutto giovani: artisti, giornalisti e curatori, ma anche curiosi del mondo della pubblicità e della moda. Tutti a chiedersi chi sia la mente dietro a Il Crepaccio—un addetto ai lavori, un artista o un curatore sono le ipotesi più accreditate—ma anche a confrontarsi sul senso di un'iniziativa come questa e sul suo posto in una città come Milano, che sta cercando di trovare soluzioni autonome e auto-organizzate per dare risposte all'esigenza di portare l'arte in contesti avulsi dal commercio in senso stretto, e dare così spazio ai giovani emergenti che non hanno una galleria alle spalle.
La vetrina di Serena Vestrucci con l'installazione "Cose se si muovono nel crepaccio ad una lentezza tale da sembrare
solo campate in aria". Una collezione di sue 'cose' appese con degli elastici scivola nel corso dei giorni verso il basso, idealmente nel crepaccio evocato nell'insegna.
La vetrina di Serena Vestrucci con l'installazione "Cose se si muovono nel crepaccio ad una lentezza tale da sembrare solo campate in aria". Una collezione di sue 'cose' appese con degli elastici scivola nel corso dei giorni verso il basso, idealmente nel crepaccio evocato nell'insegna.
A fare da apripista a questa nuova vetrina dell'arte è stata Serena Vestrucci, che ha reagito alla richiesta di allestire lo spazio in meno di una settimana mettendo nella valigia per il suo viaggio da Venezia a Milano una parte delle sue "cose", quegli oggetti che formano la base di tutti i suoi appunti di lavoro: collage, animali di plastica senza testa, collane, stampe, giocattoli, sacchetti di palline, pezzi di legno…. La decisione è stata di appenderli a degli elastici, agganciati tra loro in sequenza oppure in solitaria, tutti destinati a sprofondare lentamente, proprio per la natura dell'installazione, sul fondo di quel cratere virtuale che è la vetrina. Così le sue "Cose che si muovono nel crepaccio a una lentezza tale da sembrare solo campate in aria", che è poi anche il titolo dell'installazione, anch'esso appeso a un elastico, modificheranno la materia dell'elastico e cambieranno posizione durante i dieci giorni in cui la vetrina rimarrà allestita con il suo intervento. Poi, di lunedì, nel giorno di chiusura del Carpaccio, lasceranno il posto a un nuovo intervento, da inaugurare dopo qualche giorno.
La formula del Crepaccio punta tutto sull’estemporaneità, sulla velocità e sulla facilità di fruizione: un artista espone un solo intervento (non in vendita) in una piccolo spazio visibile solo dalla strada per dieci giorni, senza che la visita alla mostra comporti il pagamento di biglietto
Il titolo dell'installazione è appeso insieme agli altri oggetti.
Il titolo dell'installazione è appeso insieme agli altri oggetti.
La formula del Crepaccio punta tutto sull'estemporaneità, sulla velocità e sulla facilità di fruizione: un artista espone un solo intervento (non in vendita) in una piccolo spazio visibile solo dalla strada per dieci giorni, senza che la vista alla mostra comporti il pagamento di alcun biglietto. Una risposta concreta e messa in atto senza tanti proclami e gesti eclatanti—su piccola scala ma potenzialmente moltiplicabile per essere applicata in altri luoghi simili della città—alla richiesta di nuovi luoghi per l'arte emergente. Un micro-museo libero e accessibile.
In questa e nelle immagini successive dettagli degli oggetti appesi in vetrina: animali si plastica senza test, stampe, collage, palloni, collanine, girandole, ciocchi di legno, uova di Pasqua, giocattoli... il mondo dell'artista trasportato in valigia da Venezia.
In questa e nelle immagini successive dettagli degli oggetti appesi in vetrina: animali si plastica senza test, stampe, collage, palloni, collanine, girandole, ciocchi di legno, uova di Pasqua, giocattoli... il mondo dell'artista trasportato in valigia da Venezia.
Dettaglio della vetrina di Serena Vestrucci, "Cose se si muovono nel crepaccio ad una lentezza tale da sembrare solo campate in aria".
Dettaglio della vetrina di Serena Vestrucci, "Cose se si muovono nel crepaccio ad una lentezza tale da sembrare solo campate in aria".
Dettaglio della vetrina di Serena Vestrucci, "Cose se si muovono nel crepaccio ad una lentezza tale da sembrare solo campate in aria".
Dettaglio della vetrina di Serena Vestrucci, "Cose se si muovono nel crepaccio ad una lentezza tale da sembrare solo campate in aria".
Dettaglio della vetrina di Serena Vestrucci, "Cose se si muovono nel crepaccio ad una lentezza tale da sembrare solo campate in aria".
Dettaglio della vetrina di Serena Vestrucci, "Cose se si muovono nel crepaccio ad una lentezza tale da sembrare solo campate in aria".
Dettaglio della vetrina di Serena Vestrucci, "Cose se si muovono nel crepaccio ad una lentezza tale da sembrare solo campate in aria".
Dettaglio della vetrina di Serena Vestrucci, "Cose se si muovono nel crepaccio ad una lentezza tale da sembrare solo campate in aria".

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