Humane Ai Pin: cos’è e perché dovrebbe interessarci?

Una startup lavora a un dispositivo indossabile “post-smartphone” basato sull’IA che consente di portare ovunque un personal assitant digitale. Il product placement è già di altissimo livello, a partire dalla fashion week di Parigi.

Durante la sfilata Ready To Wear di Coperni alla settimana della moda di Parigi, alcune modelle e modelli (tra cui Naomi Campbell) indossavano un insolito accessorio sul bavero delle giacche o sui pantaloni. A un primo sguardo lo si poteva scambiare per una strana calcolatrice a forma di quadrato stondato.
L’inedito dispositivo ha probabilmente lasciato indifferenti gli appassionati di moda, ma ha certamente attirato l’attenzione delle testate tecnologiche, che si sono affrettate a riportare la prima apparizione pubblica dell’Ai Pin di Humane, un dispositivo tanto misterioso quanto già abbondamente chiacchierato dagli appassionati di settore.

Fondata dall’ex dipendente Apple Imran Chaudhri, Humane è una nuova startup che sta lavorando a un dispositivo indossabile “post-smartphone”, l’Ai Pin, che dovrebbe in qualche modo integrare l’intelligenza artificiale in un modo facile da portare – letteralmente – addosso. L’azienda ha annunciato da tempo lo sviluppo del dispositivo, ma non ha condiviso alcun dettaglio su come dovrebbe funzionare. Tutto ciò che sappiamo è che Ai Pin sarà un gadget indossabile senza schermo, dotato di un piccolo proiettore laser che permette di visualizzare le informazioni nella mano e di una serie di sensori, microfoni e altoparlanti per interagire autonomamente con l'utente e con gli altri.


“Il wearable intelligente basato sull’abbigliamento utilizza una serie di sensori che consentono interazioni digitali naturali e intuitive ed è progettato per integrarsi perfettamente nella vita quotidiana degli utenti”, spiega Humane in un comunicato stampa che accompagna la presentazione allo show parigino di Coperni. “Il dispositivo è orientato alla privacy, con aspetti come l’assenza di parole d’ordine per l’attivazione e quindi nessun tipo di ascolto “always on”, che riflettono la visione di Humane nel costruire prodotti che pongono la fiducia dell’utente al centro”. L’Ai Pin sarà svelato del tutto il 9 novembre, ha dichiarato l’azienda.

In un caso come questo, in assenza di dettagli concreti, avremmo archiviato rapidamente l’Ai Pin come un altro caso di vaporware tutto marketing e niente arrosto. Ciò che ci trattiene dal farlo, oltre al pedigree del fondatore, è il coinvolgimento di Qualcomm. Il gigante dei chip è ufficialmente parte del progetto e fornirà a Humane una “piattaforma Snapdragon avanzata” per alimentare il dispositivo. Non è chiaro se Humane utilizzerà uno dei chipset esistenti di Qualcomm o se sta collaborando con il produttore di chip a una soluzione personalizzata.


Pur essendo volutamente riservata sui dettagli e sulle spiegazioni, Humane ha iniziato ad alimentare l’interesse per il prodotto con una campagna di marketing e placement aggressiva. Si tratta di un approccio più che legittimo per una startup il cui obiettivo è quello di creare un nuovo paradigma tecnologico per l’era post-smartphone, scontrandosi con colossi del calibro di Google, Microsoft, Apple, Meta e Open AI. Allo stesso tempo, però, chi si occupa di tecnologia vorrebbe vedere qualcosa di più di una sfilata di moda in cui il prodotto ha la stessa funzione e utilità di una spilla dal design futuristico.

Scegliere una passerella per la prima apparizione dell’Ai Pin inoltre posiziona il dispositivo più come un fashion statement che non come uno strumento tecnologico di nuova generazione. Per spezzare una lancia a favore di Humane, vale però la pena ricordare che la stessa Apple, per lanciare l’Apple Watch, cioè il suo primo wearable, invitò decine di giornalisti di moda e lifestyle al suo evento speciale a Cupertino. Qui non ci siamo dimenticati le reazioni piccate dei giornalisti tecnologici “puri” esclusi dalla presentazione a favore dei colleghi di Vogue o Cosmopolitan. Era il 2015, però, e si potrebbe dire per contro che l’attuale successo dell’Apple Watch ha molto più a che fare con lo spostamento del posizionamento su salute e sport rispetto a quello originale di elemento di moda.

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