I droni hanno spiccato il volo

La mobilità urbana si sta spostando in cielo. Ecco come entro il 2024 potremo salire a bordo dei primi air taxi.

La rivoluzione dei trasporti via cielo in quattro date: naturalmente il 7 dicembre 1903, il primo volo dei fratelli Wright; il 6 ottobre 1973, durante la guerra del Kippur, la messa in attività del primo Uav (Unmanned aerial vehicle) senza pilota, il Tadiran Mastif; ancora in ottobre del 2011, il 21, con il primo volo dei prototipi Volocopter, la start-up tedesca di veicoli a decollo verticale ma con pilota; e, infine, diverse giornate da giugno a settembre di quest’anno quando ben 30 (su 150 domande!) compagnie sono state selezionate per fare dei test di Urban air mobility sui cieli parigini – per la precisione dall’aerodromo di Pontoise-Cormeilles, a nord ovest della capitale francese – in vista di attivare uno dei primi servizi di air taxi al mondo, durante i Giochi olimpici del 2024. Saranno proprio le Olimpiadi a fare da cassa di risonanza a questo servizio voluto fortemente dal sindaco di Parigi, Anne Hidalgo per collegare lo scalo di Paris Charles-de-Gaulle al centro della città e ai luoghi dove si svolgeranno gli eventi sportivi. Il servizio sarà gestito da Adp, la compagnia che si occupa degli scali parigini, insieme a quella che cura i trasporti capitolini, la Ratp, e all’agenzia per lo sviluppo Choose Paris. Hanno pesantemente lavorato sulle normative che, insieme agli spazi fisici dove questi velivoli dovranno operare, sono essenziali per lo sviluppo di un business che diverse società di analisi reputano miliardario, a cui quindi le megalopoli asiatiche e, sempre con un occhio su possibili atti terroristici, anche quelle statunitensi, stanno guardando con interesse. Un settore che, secondo una stima della Morgan Stanley, arriverebbe a valere oltre i mille miliardi di euro nel 2040. Ma stavolta l’Europa non vuole stare a guardare e dalla Spagna alla Germania, dall’Olanda alle isole britanniche si susseguono annunci, come quello di Parigi (anche se meno altisonanti), di test da parte di Sesar, l’organizzazione che coordina gli studi di air traffic nel continente, con diversi operatori che si sono già candidati.

Tre modelli di infrastrutture per la mobilità aerea urbana. Credits McKinsey & Company

Insomma il regista Luc Besson da buon parigino avrebbe dovuto ambientare il suo Il quinto elemento con Bruce Willis e Milla Jovovich nella natia Parigi e non a New York nel 2263, visto che l’Europa si sta ponendo all’avanguardia, come per la mobilità elettrica anche per l’Urban air mobility. In particolare le isole britanniche: Hyundai Motor Group, il Consiglio comunale di Coventry e il Governo britannico hanno collaborato con Urban Air Port per lanciare il primo sito – Air One – già quest’anno a Coventry, appunto, progettato con lo scopo di dimostrare le potenzialità della mobilità aerea urbana, per il Regno Unito e per il resto del mondo, dove l’azienda ha in programma di installare oltre 200 siti nel corso dei prossimi cinque anni.

Vedrà invece la luce l’anno dopo il primo vertiporto per passeggeri e merci in Irlanda grazie a Skyports, Avtrain, Shannon Group e Future Mobility Campus Ireland. La corsa ai vertiporti è quindi iniziata, ma molto dipenderà dalla tecnologia che prevarrà tra le molte che si stanno testando: in molti sono quelli che scommettono sui VTOL, vertical take-off and landing, tecnologia che ricorda quella degli elicotteri ma completamente diversa, su cui tante società hanno scommesso. Magari con propulsione elettrica - e in questo caso si parla di eVtol – e a guida autonoma. Con l’addio quindi al ruolo di Korben Dallas, il tassista impersonato da Willis nel film di Besson di cui sopra. E presto sapremo chi prevarrà: dopo la presentazione di diversi concept negli anni passati, sia in eventi tecnologici sia in fiere automotive o di aviazione, a seconda dell’estrazione della società progettista, si susseguono i voli-test di questi prototipi. Con Dubai in prima fila grazie alla cinese Ehang e alla tedesca Volocopter (dove si stanno provando anche le moto volanti con le hoverbike della polizia, prodotte dalla società russa con sede in California Hoversurf) e a Uber Elevate che, insieme a Dallas e all’Australia, ha indicato proprio l’Emirato sul Golfo Persico per testare il progetto di Urban aviation ride sharing della società guidata da Dara Khosrowshahi che, però, ultimamente ha un po’ rallentato dopo aver presentato in grandi stile i progetti di  immensi vertiporti da costruire nei sobborghi delle grandi metropoli.

Lilium Jet della tedesca Lilium GmbH. Il prototipo a cinque posti ha volato per la prima volta nel maggio del 2019

La scelta sulla tecnologia ricalca un po’ quella dell’auto del futuro; vinceranno probabilmente la propulsione elettrica o ibrida, la guida autonoma e, come visto, quasi sempre il decollo e atterraggio verticale. Con velivoli generalmente da due a quattro posti, proprio come un taxi “classico”. Ma ogni progettista ha seguito la sua propria strada per il veicolo volante del futuro. Airbus, il costruttore europeo di aeromobili dai 100-110 posti degli A220 agli oltre 850 dell’ormai uscito di produzione A380, si è alleato con Italdesign per proporre il concept Pop.Up presentato al Salone di Ginevra ormai tre anni fa, con un modulo elettrico che va normalmente su strada ma che può agganciarsi a quattro rotori che gli permetteranno di volare. Airbus che ha anche fatto volare il prototipo A3 Vahana (una divinità indù che ha l’incarico di trasportare altri dei). Salone sul Lago di Lemano che, nel 2018 e nel 2019, ha visto la presenza anche del progetto di un’auto a tre ruote che può volare - a propulsione tradizionale però - ovvero la Pal-V Liberty. L’azienda olandese che l’ha progettata la definisce come la prima auto volante pronta alla produzione, in attesa della certificazione che, nelle intenzioni della società, dovrebbe essere la prima ad avvenire. Mondo automotive che ha visto anche un’escursione da parte della Aston Martin durante il Farnbourough Air Show di Londra, il Volante Vision Concept, veicolo VTOL a tre posti e a propulsione ibrida che si sarebbe dovuto sviluppare dalla Casa di recente acquisita dal miliardario canadese Lawrence Stroll insieme ad altre istituzioni britanniche, quali Cranfield University, Cranfield Aerospace Solutions e la società aerospaziale Rolls-Royce. Ma pare che Stroll sia più interessato alle corse… mondo delle corse a cui hanno pensato gli australiani di Alauda con i loro prototipi per gare dei cieli Airspeeder.

Credits AAM Reality Index (ARI)

Case, quindi, uguale corse, ma anche uguale a grande interesse per le auto volanti. Stellantis ha annunciato in pompa magna l’alleanza con Archer, Daimler ha investito circa 30 milioni nell’azienda tedesca e-Volo per il suo veicolo multirotore Volocopter a uno o due posti, Toyota appoggia invece il programma di SkyDrive Cartivator, per la sperimentazione di una piattaforma a quattro rotori e il consorzio fatto con Intel, Jet Blue ed il fondo Capricorn per il progetto Joby S4 Rachel. E la cinese Geely, che già controlla Lynk, Lotus, Volvo ed ha un’importante partecipazione nella Proton, ha acquistato l’americana Terrafugia che propone il progetto ibrido TF-X. Rimanendo in Cina torniamo alla Ehang start-up cinese con sede a Guangzhou, già affermata nel campo dei droni che, con il suo Ehang 184 con otto motori elettrici ha già effettuato un volo senza persone a bordo a Dubai e con un passeggero in Cina. Tra gli altri progetti già in stato avanzato di sviluppo, Kittyhawk, fondata dal co-founder di Google Larry Page, insieme a Boeing ha dato vita a Wisk, che di recente si è fusa con l’Aurora Flight Sciences, per progettare un eVtol a guida autonoma sulla base dell’Air Taxi Cora, l’ibrido, con paracadute di emergenza. Ma anche il progetto della – ancora – tedesca Lilium Jet, con un  prototipo a cinque posti che ha volato per la prima volta nel maggio del 2019 e che promette una velocità massima di oltre 300 km all’ora e una autonomia di quasi 300 chilometri. Infine, ecco anche la proposta targata Goodyear, ovvero la Aero, gomma pensata appunto per i VTOL, realizzata con lamelle inclinate che, poste parallele al suolo, possono diventare anch’essi dei rotori.

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