New York City: alberi finalmente!

Nella Grande mela le piante diventano una risorsa. Ma quanto vale l'infrastruttura naturale? Scopriamolo in questo articolo di avvicinamento a domusforum 2019

Questo articolo fa parte di una serie di contenuti che anticipano i temi che verranno discussi a domusforum 2019, il 10 ottobre a Milano.

Nel 2007 il sindaco di New York Michael Bloomberg promise di piantare un milione di alberi, il più grande progetto di forestazione del genere in tutti gli Stati Uniti. Il progetto del “Milione di alberi” era inteso a preparare la città ad accogliere un milione di nuovi residenti, a incrementare l’economia, a contrastare il cambiamento climatico e a migliorare la qualità della vita di tutti i newyorchesi: otto anni dopo, raggiunti e superati gli obiettivi della piantumazione, l’attenzione dedicata a questi alberi per trarne pienamente beneficio ha dato i suoi effetti. Di conseguenza l’assessorato ai Parchi del Comune di New York ha lanciato un gigantesco progetto di mappatura e descrizione di ogni albero delle strade dei cinque municipi cittadini: 694.249 alberi, per l’esattezza (la maggior parte dei 5,2 milioni di alberi della città si trova nei parchi e nei terreni lascati allo stato naturale). Il risultato, la New York City Street Tree Map, ricercabile e interattiva, elenca collocazione, dimensioni, specie e “vantaggi ecologici” di ciascun albero delle strade cittadine: le acque meteoriche che intercetta, l’energia che immagazzina, gli inquinanti atmosferici che assorbe, l’anidride carbonica che riduce e l’ammontare complessivo dei vantaggi per anno, tutto elencato in dollari.1    

Questi vantaggi ecologici sono il frutto del concetto di “servizi di ecosistema”, coniato negli anni Ottanta dagli economisti dell’ambiente per mettere il cartellino del prezzo sui contributi positivi che gli ecosistemi mondiali offrono alla società umana.2 Queste funzioni si raggruppano in quattro categorie principali: servizi di “fornitura”, che danno alimenti, carburante e fibre da usare; servizi di “regolazione”, come per esempio l’intercettazione delle acque meteoriche e l’assorbimento dell’anidride carbonica in eccesso; servizi di “supporto”, che forniscono le basi della vita biologica terrestre; e servizi “culturali”, che offrono alla società ricreazione, istruzione e sostegno spirituale. Il concetto di servizi di ecosistema è stato reso popolare dalla sua adozione da parte del Millennium Ecosystem Assessment delle Nazioni Unite, che cita migliaia di studi scientifici ed economici che tentano di stabilire con precisione quanto dovrebbero essere valutati questi servizi e un ammontare in dollari che rifletta a sufficienza il loro attuale valore ai fini della conservazione e del restauro.3 La New York City Street Tree Map, per esempio, si basa sulla banca dati iTree dello US Forest Service, che definisce il valore monetario degli alberi in base alla specie, alle dimensioni e alla collocazione.

Foto Malcolm Pinckney

Che senso ha stabilire con certezza il valore del bosco urbano in termini monetari? Gli alberi in città si possono valutare in base ai servizi che forniscono? Una recente mostra newyorchese della Graduate School of Architecture and Planning (GSAPP) della Columbia University, intitolata Offsetted, cerca di rispondere a queste domande. Gli ideatori della mostra, Daniel Fernandez Pascual e Alan Schwabe – fondatori dello studio di ricerca progettuale Cooking Sections – illustrano casi di alberi oggetto di contestazioni nella storia dello sviluppo di New York, analizzando il significato simbolico di singoli alberi nelle varie fasi della storia della città e sottolineando la tendenza degli urbanisti e delle grandi aziende a usare la piantumazione o la rimozione degli alberi come strumento di potere. La mostra chiede ai visitatori di riflettere su come il concetto di servizi di ecosistema possa di fatto contribuire a perpetuare la produzione di emissioni e di inquinamento, mettendo in discussione la prassi di usare gli alberi come fattore di compensazione del carbonio, dato che l’idea generale di compensazione crea una frattura spaziale tra la fonte delle emissioni e il relativo miglioramento. Qual è, si chiedono gli architetti, il diritto degli alberi a non servire da compensazione del carbonio ma semplicemente a “essere semplicemente alberi”? È un problema di capitalismo strisciante, che si espande continuamente a incorporare anche la natura nel quadro dell’economia di mercato neoliberista? La domanda, in effetti, è questa: “Che cosa si perde quando si trasforma la natura in una risorsa?”

Una delle ragioni per cui appare sbagliato parlare della natura in termini puramente monetari è che il “valore d’uso” non è tutto; esiste un’antica tradizione di critica filosofica contraria alle concezioni che scartano le valorizzazioni alternative, come il valore spirituale di un paesaggio per un gruppo indigeno, il suo valore sentimentale per una comunità che vi risiede da lungo tempo, oppure il suo valore esistenziale radicato nell’intrinseco diritto a esistere di una pianta o di un animale. E tuttavia nell’economia neoliberista globalizzata di oggi, se a un paesaggio non si assegna il valore di servizio di ecosistema, esso viene sostanzialmente valutato zero, il che spesso equivale a condannarlo a morte in nome di un uso a breve termine in grado di offrire un ritorno monetario. Molte proteste ambientaliste hanno radice nel disaccordo tra valore d’uso e di non uso di un paesaggio.

E ancora: il valore monetario indicato da questi strumenti è valido solo quanto i dati su cui si fonda, e gli alberi delle strade di New York vengono valutati con molta più disinvoltura secondo alcuni dei loro servizi che non secondo altri. Nel calcolo dei vantaggi della riduzione delle acque meteoriche occorre tenere in considerazione il costo dell’edificio e la gestione dell’impianto di trattamento delle acque reflue, mettendolo in rapporto con la capacità di un albero di gestire l’acqua attraverso l’evapotraspirazione. Stabilire il valore della cattura del carbonio e il costo del cambiamento climatico è più complicato. Nel mondo il carbonio viene tassato o commercializzato a prezzi che vanno da meno di 1 dollaro per tonnellata in Polonia e in Ucraina a circa 16 dollari per tonnellata nel Sistema di scambio delle emissioni dell’Unione Europea (ETS) e fino a 139 dollari per tonnellata in Svezia.4 Venendo sempre più nettamente in luce i probabili danni causati dagli effetti del cambiamento climatico, il costo del carbonio è certamente destinato a crescere in modo spettacolare. iTree valuta le emissioni di carbonio a 139 dollari per tonnellata, al livello più alto dell’attuale gamma delle valutazioni del carbonio.

Foto cortesia di Portland Parks & Recreation

C’è sicuramente un fatto lampante contrario alla monetizzazione della compensazione del carbonio, dato che la gravità della crisi climatica richiede la cessazione immediata di ogni combustione da carburanti fossili, mentre la compensazione del carbonio equivale all’acquisto delle indulgenze nelle chiese medioevali: l’autorizzazione alle emissioni di carbonio che definisce “a consumo netto zero” le emissioni che ne risultano. Ma il problema delle compensazioni non sta nel pagarle, bensì nel fatto che non ci si chiede di pagarle abbastanza.

I creatori della New York City Street Tree Map stabiliscono inequivocabilmente che il valore del bosco urbano va ben oltre l’economia e che certi vantaggi non hanno prezzo. La prefazione del progetto maschera una contraddizione interna: “Gli alberi ci danno ombra d’estate, abbelliscono i nostri quartieri, contribuiscono a ridurre i rumori e sostentano un parte importante di vita naturale in città. Al di là di questi benefici senza prezzo il nostro bosco urbano ci dà un concreto profitto sull’investimento finanziario che gli viene dedicato”.

Sappiamo che gli alberi modellano l’esperienza della città. Sotto questo aspetto gli alberi delle strade vengono contemporaneamente visti in due ottiche differenti: come elementi critici per una città vivibile ma anche come agenti di espulsione e di gentrificazione. Non è forse assodato, a questo punto, che – a parte tutti i loro positivi servizi e il loro valore di piacevolezza – i begli alberi annosi di una strada accrescono il valore delle case?6 La distribuzione degli alberi nelle città di tutto il mondo è decisamente diseguale e molti studi sono stati dedicati agli schemi tradizionali di investimento e disinvestimento che derivano da questa disuguale distribuzione.7 Ma non bisogna confondere le cause fondamentali della disuguaglianza con i suoi sintomi: dire che piantare alberi causa la gentrificazione ne nasconde le cause fondamentali: la segregazione residenziale e la disuguaglianza sistemica, il dislivello razziale della povertà, la disuguaglianza delle condizioni di accesso ai capitali, la speculazione condotta dagli immobiliaristi e la mancanza di sostanziale tutela degli affittuari. Come si può sostenere che la via per contrastare l’ascesa del valore delle case, che tanto spesso conduce all’espulsione delle comunità più povere, stia nel privare ulteriormente queste comunità dei beni fondamentali e nel perpetuare la bassa qualità dell’ambiente?

Nell’America settentrionale parecchi progetti di mappatura degli alberi in città sono sostenuti  e gestiti da associazioni senza scopi di lucro, e gran parte della raccolta dei dati avviene tramite la “scienza dei cittadini”, non attraverso gli  immobiliaristi o le strutture statali. Perché mai le comunità lo fanno? Intervengono perché considerano i dati un valore, da usare per rivendicare la giustizia ambientale, per un’equa distribuzione delle risorse nei loro quartieri. Che cosa significa rispondere con l’etica a una tradizione di oppressione e disuguaglianza? Nelle città che adottano seriamente le rivendicazioni di giustizia ambientale gli alberi sono uno dei fattori più immediati di contrasto agli schemi storici di disinvestimento, riducendo la percezione della criminalità, costruendo infrastrutture sociali e proteggendo la popolazione vulnerabile da futuri stress climatici come le ondate di calore sempre più intense.8

La mostra Offsetted si batte per diffondere l’idea degli alberi come natura e degli alberi come lavoratori, che compiono a nostro favore un lavoro retribuito. Sì, il concetto di servizi di ecosistema privilegia il valore d’uso della natura a scapito del più intangibile valore di non uso. Ma permette anche di bilanciare il nostro concetto di paesaggio come fattore tanto di natura quanto di infrastruttura. L’ecosistema urbano non si può facilmente separare dai sistemi sociali e tecnologici con cui è intrecciato. Essi sono sullo stesso piano dei sistemi ingegneristici che non esitiamo a analizzare in termini economici. Attraverso progetti come la New York City Street Tree Map istituzioni pubbliche e difensori del verde ci chiedono di riconoscere che il paesaggio urbano è essenziale alla pubblica utilità quanto le strade, le fognature, i ponti e gli edifici pubblici. Si può apprezzare il valore spirituale ed esistenziale della natura ma anche riconoscere che la natura in città è intrinsecamente infrastrutturale e che la sua sopravvivenza dipende dalla banale realtà di bilanci, manutenzione, tutela e cura.

DATI SALIENTI

Alberi nella città di New York: 5,2 milioni

Percentuale di territorio coperta da alberi: 24%

Superficie coperta dalla chioma degli alberi in città: 18.012 ettari

Alberi mappati dalla New York City Street Tree Map: 694.249

Specie degli alberi delle strade: 234

Acque meteoriche intercettate annualmente dagli alberi delle strade:    4.108.600 litri

Valore delle acque meteoriche intercettate annualmente: € 9.446.131

Riduzione annua dell’anidride carbonica grazie agli alberi delle strade:    612.00 tonnellate

Valore annuo della riduzione dell’anidride carbonica: € 3.594.161

Valore annuo complessivo dei vantaggi ottenuti dagli alberi delle            strade: € 96.562.327.

1:
New York City Parks Department, New York City Tree Map, https://tree-map.nycgovparks.org
2:
De Groot, R.S., “Environmental functions as a unifying concept for ecology and economics”, in Environmentalist n. 7, 1987, pp. 105-109
3:
Millenium Ecosystem Assessment, Ecosystems and human well-being: Multiscale assessments – Findings of the sub-global assessments working group Millennium Ecosystem Assessment series, Washington, DC, Island Press, 2005. https://www.millenniumassessment.org
4:
World Bank; Ecofys, State and Trends of Carbon Pricing 2018, Washington, DC, World Bank, 2018. https://openknowledge.worldbank.org/handle/10986/29687
5:
Interagency Working Group on Social Cost of Carbon, United States Government, Technical Support Document: Social Cost of Carbon for Regulatory Impact Analysis Under Executive Order 12866, 2015
6:
Wolf, K.L., “Community Economics - A Literature Review” in Green Cities: Good Health (www.greenhealth.washington.edu), College of the Environment, University of Washington. 2010. Donovan, G.H., Butry, D.T., “Trees in the City: Valuing Street Trees in Portland, Oregon”, Landscape and Urban Planning n. 94, 1, 2010, pp.77-83
7:
Ernstson, Henrik, “The Social Production of Ecosystem Services: A Framework for Studying Environmental Justice and Ecological Complexity in Urbanized Landscapes”, in Landscape and Urban Planning 109, n. 1, 2013, pp. 7–17. Grove, Morgan, et al., "The legacy effect: understanding how segregation and environmental injustice unfold over time in Baltimore", in Annals of the American Association of Geographers, n. 108.2, 2018, pp. 524-537
8:
Eric Klinenberg, Palaces for the People: How Social Infrastructure Can Help Fight Inequality, Polarization, and the Decline of Civic Life, 2018

Foto in apertura, Richard Baker by In Pictures Ltd/Corbis via Getty Images

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