12 manifesti per la sicurezza sul lavoro: “No Safety, No Work”

Un progetto dei giovani studenti dell’istituto Isia di Pordenone, sostenuto da Cafc, trasforma numeri tragici in immagini di denuncia, ispirandosi alla memoria di Lorenzo Parelli, lo studente morto durante un’esperienza di alternanza scuola-lavoro.

Marianna Schio Tre figure stilizzate in cammino rappresentano la sorveglianza costante sul lavoro. “Focus Prevents Problems” è un invito alla concentrazione come primo strumento di sicurezza. Ogni gesto conta, ogni persona è parte del processo.

Ibrahim El Khalil Sifi Una mano mutilata e una sega circolare colpiscono lo spettatore: un solo attimo di disattenzione può cambiare tutto. Il manifesto, diretto e crudo, afferma che gli attrezzi si possono sostituire. Tu no.

Stella Possamai “1090”: il numero delle vittime sul lavoro nel 2024. Il dato diventa immagine attraverso una composizione colorata che lo rende tangibile. La domanda “Lo azzeriamo insieme?” invita a una presa di responsabilità collettiva.

Lea Troksi Il manifesto denuncia gli infortuni “invisibili”: stress, burnout, sovraccarico. Corpi sfocati, testi clinici e una frattura centrale rendono evidente un cedimento profondo. Il pericolo non sempre si vede, ma può essere letale.

Fatin Lachhab Un grido rompe il silenzio. Frasi ispirate a dati reali raccontano paure e ingiustizie taciute. Il giallo allerta, le parole colpiscono. La sicurezza è un diritto: va difesa con coraggio e voce.

Joshua Oreoluwa Ejiofor Un lavoratore cade lasciando dietro sé una scia a forma di croce fatta di teschi. “Death 200 – Workplace Safety 0” è il bilancio parziale del 2025. Il messaggio è ironico ma tragicamente chiaro: la morte non scherza.

Giorgia Spignolo Un operaio è circondato da lettere instabili che simboleggiano il rischio dovuto all’assenza di protezioni. Un collage fotografico in rosso allerta e trasmette precarietà. La sicurezza è un equilibrio da non dare per scontato.

Greta Baraziol Una figura anonima rappresenta ogni lavoratore. La croce rossa simboleggia protezione e urgenza. Il manifesto, ispirato al D.Lgs. 81/2008, ricorda che la sicurezza è un diritto universale, non un’opzione.

Elisa Benedet Un collage di ritagli di giornale evoca le morti sul lavoro dimenticate. Il bianco e nero comunica vuoto e silenzio, mentre colori accesi e dati concreti chiedono attenzione. La memoria si fa denuncia.

Ismail Marine Una mano ferita sovrapposta a una croce rossa: simbolo di allerta e vulnerabilità. I colori intensi parlano di emergenza e sicurezza. Il linguaggio visivo è netto, per ricordare che la prevenzione salva vite.

Eladji Mor Diagne Una croce e un casco, simboli opposti: morte e protezione. Il contrasto visivo evidenzia che la sicurezza è una scelta concreta e vitale. Il linguaggio è semplice, ma il messaggio è forte: prevenire è vivere.

Eleonora Rossi Una griglia di volti rappresenta le vittime di incidenti sul lavoro. Lo slogan “IS A WAR” denuncia con forza che il lavoro, oggi, può ancora essere un campo di battaglia. Il manifesto vuole informare e scuotere le coscienze.

Solo la poesia comica e disperata di Charlie Chaplin poteva trasformare in sorriso la tragedia di un incidente sul lavoro. In Tempi moderni (1936) Charlot resta stritolato dagli ingranaggi della catena di montaggio e il pubblico in sala ride. Ma fuori dallo schermo non c’è nulla da ridere: il lavoro uccide. Mutila, brucia, schiaccia, consuma. Ogni anno centinaia di morti, migliaia di feriti. Secondo i dati Inail, nel 2024 le vittime in Italia sono state 1.090. E milioni di lavoratori vivono quotidianamente tra precarietà, ricatti e silenzi: il 60% degli infortuni non viene denunciato.

No Safety, No Work nasce da una riflessione collettiva con i giovani studenti dell’Isia di Pordenone, coordinati dal grafico Bruno Morello: dodici manifesti che diventano dodici grida visive, dodici linguaggi diversi per affermare che la sicurezza non è un optional, non è una variabile di bilancio, ma un diritto. C’è chi sceglie la via della denuncia frontale, come Joshua Ejiofor: una croce rossa composta di teschi e il punteggio tragico – 200 a 0 – del match tra morte e sicurezza. C’è chi riduce tutto a un urlo, come Fatin Lachhab: “Chi lavora non dovrebbe dover urlare per essere protetto”. C’è chi lavora sul vuoto, come Giorgia Spignolo: un equilibrista circondato da lettere instabili, sospeso tra caduta e resistenza. E c’è chi mette in scena la brutalità industriale, come Sifi Ibrahim El Khalil: una mano mozzata, una sega circolare e la frase senza appello: “Broken tools can be replaced. You can’t”. Immagini dure, ma necessarie. Non gratuite: frutto di uno sguardo consapevole e di un’urgenza etica condivisa.

Dodici manifesti che diventano dodici grida visive, dodici linguaggi diversi per affermare che la sicurezza non è un optional, non è una variabile di bilancio, ma un diritto.

Il progetto è stato sostenuto da Cafc, da anni attenta al tema della sicurezza anche nei percorsi di stage e formazione. Un impegno che si è tradotto nella Carta di Lorenzo, documento nato in memoria di Lorenzo Parelli, giovane studente friulano scomparso nel 2022 durante un’esperienza di alternanza scuola-lavoro. La Carta riconosce negli studenti non forza lavoro da utilizzare in modo strumentale, ma persone in formazione, da accompagnare e tutelare. Come ha ricordato Alessia Rosolen, assessore al Lavoro della Regione Friuli Venezia Giulia, che ha firmato il documento insieme al presidente del Cafc Salvatore Benigno: “La sicurezza sul lavoro è una responsabilità individuale e collettiva, un diritto che diventa dovere e che non ammette eccezioni”. Da qui la scelta di trasformare i manifesti in una campagna di pubblica utilità per la Regione Friuli Venezia Giulia. 

Perché No Safety, No Work non è solo un titolo: è un principio che dovrebbe valere come legge. Senza sicurezza, il lavoro non esiste. Esiste solo il rischio. E, troppo spesso, il rischio sfocia nella tragedia.

Marianna Schio

Tre figure stilizzate in cammino rappresentano la sorveglianza costante sul lavoro. “Focus Prevents Problems” è un invito alla concentrazione come primo strumento di sicurezza. Ogni gesto conta, ogni persona è parte del processo.

Ibrahim El Khalil Sifi

Una mano mutilata e una sega circolare colpiscono lo spettatore: un solo attimo di disattenzione può cambiare tutto. Il manifesto, diretto e crudo, afferma che gli attrezzi si possono sostituire. Tu no.

Stella Possamai

“1090”: il numero delle vittime sul lavoro nel 2024. Il dato diventa immagine attraverso una composizione colorata che lo rende tangibile. La domanda “Lo azzeriamo insieme?” invita a una presa di responsabilità collettiva.

Lea Troksi

Il manifesto denuncia gli infortuni “invisibili”: stress, burnout, sovraccarico. Corpi sfocati, testi clinici e una frattura centrale rendono evidente un cedimento profondo. Il pericolo non sempre si vede, ma può essere letale.

Fatin Lachhab

Un grido rompe il silenzio. Frasi ispirate a dati reali raccontano paure e ingiustizie taciute. Il giallo allerta, le parole colpiscono. La sicurezza è un diritto: va difesa con coraggio e voce.

Joshua Oreoluwa Ejiofor

Un lavoratore cade lasciando dietro sé una scia a forma di croce fatta di teschi. “Death 200 – Workplace Safety 0” è il bilancio parziale del 2025. Il messaggio è ironico ma tragicamente chiaro: la morte non scherza.

Giorgia Spignolo

Un operaio è circondato da lettere instabili che simboleggiano il rischio dovuto all’assenza di protezioni. Un collage fotografico in rosso allerta e trasmette precarietà. La sicurezza è un equilibrio da non dare per scontato.

Greta Baraziol

Una figura anonima rappresenta ogni lavoratore. La croce rossa simboleggia protezione e urgenza. Il manifesto, ispirato al D.Lgs. 81/2008, ricorda che la sicurezza è un diritto universale, non un’opzione.

Elisa Benedet

Un collage di ritagli di giornale evoca le morti sul lavoro dimenticate. Il bianco e nero comunica vuoto e silenzio, mentre colori accesi e dati concreti chiedono attenzione. La memoria si fa denuncia.

Ismail Marine

Una mano ferita sovrapposta a una croce rossa: simbolo di allerta e vulnerabilità. I colori intensi parlano di emergenza e sicurezza. Il linguaggio visivo è netto, per ricordare che la prevenzione salva vite.

Eladji Mor Diagne

Una croce e un casco, simboli opposti: morte e protezione. Il contrasto visivo evidenzia che la sicurezza è una scelta concreta e vitale. Il linguaggio è semplice, ma il messaggio è forte: prevenire è vivere.

Eleonora Rossi

Una griglia di volti rappresenta le vittime di incidenti sul lavoro. Lo slogan “IS A WAR” denuncia con forza che il lavoro, oggi, può ancora essere un campo di battaglia. Il manifesto vuole informare e scuotere le coscienze.