Dall’“usa e getta” all’“oggetto a tempo”: come sta cambiando il design

Nella nostra società, riparare è diventato un lusso. In molti casi si preferisce acquistare oggetti che costano un po’ meno, ma sappiamo già che non dureranno: dalla camera d’aria delle bici allo smartphone, dai chiodi al fast fashion, ecco dieci esempi emblematici.

Il costo del tempo necessario per aggiustare un oggetto, a volte troppo elevato, al giorno d’oggi non è più ritenuto accettabile rispetto al costo per l’acquisto dello stesso oggetto nuovo. Quindi si propende per la seconda – miope e ormai inaccettabile –, soluzione: buttare per riacquistare. Nel passato, in alcune botteghe artigiane di falegnameria, si raddrizzavano anche i chiodi storti!

Nella società dei consumatori il concetto di “puntinizzazione”, teorizzato da Bauman, ci permette di mettere a fuoco l’idea dell’eccessiva importanza che viene attribuita al tempo presente secondo la quale anche un oggetto deve essere scartato se non ritenuto più funzionale al pieno godimento del presente stesso. 

Pensare all’utilizzo e, di conseguenza, alla vita e alla morte di un prodotto è fondamentale per realizzare qualsiasi idea progettuale che possa avere un senso compiuto nel mondo in cui viviamo attualmente. Si tratta di riflessioni antitetiche rispetto all’obsolescenza programmata degli oggetti, relative – per esempio – alla durata, all’affezione, alla possibilità di aggiustare qualsiasi cosa e, magari, anche all’opportunità di apportare modifiche a un oggetto per rispondere al mutare delle esigenze.

A molti potrebbero sembrare considerazioni ormai scontate, ma non lo sarebbero se avessimo l’onestà di guardarci intorno con atteggiamento critico. Per esempio, perché progettare un qualsiasi elettrodomestico difficilmente smontabile? 

U211, Pocodisegno. Courtesy Pocodisegno
U211, Pocodisegno. Courtesy Pocodisegno

L’obiettivo dovrebbe sempre essere quello di perseguire una produzione più ragionata in termini quantitativi e qualitativi. Gli oggetti, nella maggior parte dei casi, sopravvivono all’uomo: una volta “digerito” questo assunto dovremmo ragionare e comportarci di conseguenza. Le nostre scelte, davanti a una vetrina luccicante stracolma di merce, diventano una visione programmatica scaturita dal nostro pensiero critico – che, oltre ai temi sopra citati, dovrebbe considerare anche come e chi abbia prodotto cosa.

Nelle prossime righe voglio iniziare, insieme a voi, una riflessione riguardante l’abituale concezione di “oggetto monouso” e, soprattutto, la degenerazione dell’atteggiamento consumista indotto dallo stile di vita contemporaneo e dalla ridotta sensibilità di alcuni. Esiste, quindi, un panorama di prodotti monouso, detti anche abitualmente “usa e getta”, progettati per essere consumati, usati una sola volta e poi – nella migliore delle ipotesi – regolarmente smaltiti: l’aspetto igienico e la praticità di utilizzo sono discriminanti fondamentali per la scelta di questi prodotti, il cui ambito di riferimento è, spesso ma non solo, legato a quello sanitario, all’igiene personale, al consumo o alla conservazione del cibo. 

Ritengo molto interessanti alcuni esempi di prodotti di consumo, come spazzolini per pulire i denti o mascherine, che possono trasformarsi in oggetti durevoli sostituendo la sola parte che deve necessariamente essere cambiata – setole e filtro, nel caso specifico. L’oggetto monouso, dal mio punto di vista, dovrebbe essere sostituito in tutti quei casi in cui alla stessa necessità si potrebbe rispondere con oggetti durevoli, anche al fine di consumare meno risorse per la loro produzione e inquinare meno l’ambiente per il loro smaltimento.

Rompitratta, Achille e Pier Giacomo Castiglioni.
Rompitratta, Achille e Pier Giacomo Castiglioni.

Perché, per esempio, alcune persone usano i piatti o i rasoi monouso in casa propria? Domande banali le cui risposte, a volte, evidenziano disinteresse e superficialità. Dovremmo capire quali comodità siamo disposti a sacrificare per promuovere un utilizzo più virtuoso delle risorse comuni. L’habitus mentale di acquistare un oggetto utilizzandolo subito, senza preoccuparsi della sua pulizia e manutenzione, data la possibilità di eliminarlo in tempi brevi – come tipicamente avviene con gli oggetti monouso –, sembra estendersi a tanti altri prodotti più durevoli, adesso considerati quasi come nuovi “usa e getta”, per me definibili “oggetti a tempo”. 

In questo caso l’oggetto viene acquistato con la consapevolezza che il suo uso avrà una durata limitata nel tempo, senza passato né futuro, perché figlio del Consumo, dunque sono. Pensiamo alla camera d’aria delle biciclette, ormai sempre più spesso sostituita anziché aggiustata, oppure a pennelli che non vengono neanche ripuliti dalla vernice a fine utilizzo... perché alcuni non costano molto e si fa fatica a lavarli efficacemente.

Gli interruttori delle lampade, come le spine, spesso non sono più smontabili e le riparazioni diventano difficili: l’interruttore Rompitratta di Achille e Pier Giacomo Castiglioni insegna come il bel disegno, insieme a sicurezza e funzionalità, possano andare “a braccetto” con la riparabilità.

Tale preoccupante e distorta concezione di utilizzo degli oggetti è incentivata da fattori diversi quali, per esempio, il relativo basso costo, la facile reperibilità, la difficile o impossibile riparabilità e, non ultimo, il “menefreghismo” di molte persone, autocentrate e disinteressate, nel concreto, al mondo che condividiamo… Questi e altri aspetti hanno certamente contribuito a spostare la soglia del concetto di usa e getta.

Fast fashion. Courtesy Rio Lecatompessi via Unsplash
Fast fashion. Courtesy Rio Lecatompessy via Unsplash

L’oggetto nuovo è subito pronto per essere “consumato”; se alcuni anni fa si acquistavano i mobili per la casa pensando che dovessero durare una vita, adesso si preferisce spendere meno ma avere la possibilità di sostituirli con maggiore “leggerezza”, magari mantenendo costante la presenza di alcuni oggetti d’affezione per sentirsi meno in colpa.

Tutti questi mobili dove andranno a finire quando dismessi? Non tutto, infatti, può essere riutilizzato o riciclato. Esistono negozi che vendono oggetti molto attraenti a basso costo, dalle sveglie alle torce per illuminare, dalle radioline alle cuffie arrivando a pentole, scarpe e abbigliamento: siamo tutti consapevoli che il loro uso sarà molto ridotto, magari solo per una stagione, ma li acquistiamo ugualmente per il solo piacere di farlo; nel giro di poco tempo l’obsolescenza e l’impossibilità di aggiustarli trasformerà questi acquisti in “oggetti a tempo”, anzi in oggetti che hanno rapidamente terminato il loro tempo.

Ritengo sia un discorso allarmante: aggiustare non conviene economicamente, fare manutenzione o persino pulire un oggetto dopo averlo utilizzato, spesso, equivale a una perdita di tempo, dismettere diviene una pratica quasi liberatoria… Così facendo, però, presto sarà impossibile vivere in un pianeta già molto compromesso, favorendo inoltre un’economia sempre più ingiusta. Io voglio che tutto questo cambi, e voi?

Motore asciugacapelli
Motore asciugacapelli

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