Kabul, in Afghanistan, è una metropoli emergente in cui ogni angolo porta in sé bagliori di speranza e di progresso.

È una metropoli dove l'edilizia nel settore privato è in rapida espansione, dove la gente è determinata a restaurare la propria città e dove può infine utilizzare una fase relativamente pacifica della sua storia per iniziare a riprendersi, per sposarsi, organizzare la propria vita, abbellire il proprio ambiente e mettersi alla pari con il resto del mondo in termini di istruzione, cultura e tecnologia. Tuttavia, gli ostacoli sono molti: Kabul è anche un luogo in cui non si fanno ancora progressi nella soluzione dei bisogni più pressanti della città, dove la tendenza delle organizzazioni internazionali all'autoprotezione manda in frantumi la vita quotidiana dei cittadini, dove un emergente security-industrial complex sta conducendo una guerra civile urbana, in cui gli spazi pubblici sono contesi dal punto di vista economico e da quello politico, dove le ideologie sulla pianificazione urbana si scontrano e dove le autorità affrontano la sfida del territorio dandole il nome di una impresa rischiosa che in definitiva rivelerà la natura stessa della creazione della nazione e dei diritti umani in Afghanistan. La sicurezza e lo spazio pubblico erano l'argomento centrale dell'evento RSVP organizzato da Archis nell'ottobre 2007. L'obiettivo era esaminare la situazione al di là dei media occidentali, del loro potere e della loro bolla di sicurezza. La squadra RSVP ha esplorato gli spazi pubblici di Kabul assieme ad alcuni collaboratori afghani (architetti, progettisti, artisti, studenti, cittadini, accademici, ONG, funzionari comunali, imprese edili, operatori immobiliari) allo scopo di redigere un inventario delle necessità e dei possibili interventi per migliorare le sfere pubbliche della città. Esperti locali e cittadini hanno accompagnato i visitatori nei giardini pubblici e nei parchi, sui fianchi della montagna, tra i resti di un centro culturale sovietico, negli insediamenti su terreni requisiti, nelle aree recintate, nei centri commerciali, nel nuovo centro cittadino e in quello storico. È ormai evidente che non è solo il rischio di attentati suicidi a minacciare la sicurezza degli spazi pubblici. Abbiamo assistito anche a un indecente sequestro di spazio pubblico per motivi di sicurezza da parte delle agenzie internazionali che in definitiva violano la libertà di movimento dei cittadini. I loro privilegi sociali, inoltre, giustificano la creazione di spazi pubblici ristretti ai quali gli afghani non possono accedere. D'altra parte, gli spazi e i servizi pubblici sono contesi da potentati locali che continuano la loro guerra civile dai seggi parlamentari e comunali. Nei media occidentali sono i Talebani a ricevere più attenzione e a essere descritti come il nemico. In realtà, sono molte le forze, nemiche del benessere comune, attente a proteggere i propri interessi e quelli dei loro alleati. La nostra conversazione sulla "sicurezza e gli spazi pubblici" resta aperta; dopo la nostra partenza era già stato organizzato un nuovo incontro. Il supplemento contiene i contributi dei professionisti che abbiamo incontrato a Kabul e dei visitatori dell'RSVP e mira sia a dare un seguito alla discussione e alla collaborazione che a invitarvi a partecipare. Archis RSVP Team

www.archis.org/volume