Luca Galofaro, Abdelkader Damani

La prima Biennale di Architettura di Orléans? Sarà un luogo di confronto tra storia e futuro

Alla vigilia dell’inaugurazione, i curatori Luca Galofaro e Abdelkader Damani ci raccontano la formula adottata per la prima Biennale di Architettura d’Orléans, costruita come un incontro di memorie: quella della collezione del FRAC e quelle future degli architetti invitati.

Patrick Bouchain, Centre Pompidou mobile. Collezione Frac Centre-Val de Loire

Già dalla scelta dei nomi – il progettista francese Patrick Bouchain, l’outsider nigeriano Demas Nwoko e il visionario Guy Rottier –, la manifestazione di Orléans si preannuncia diversa rispetto alle svariate biennali e triennali che affollano il pianeta. Aggiungiamo poi 2 artisti in residenza, 8 sedi espositive, 45 progettisti invitati a creare opere ad hoc, 4 mostre nella regione della Loira e 6 simposi ed ecco che il cartellone appare subito molto ricco, fin troppo per essere esaurito nello spazio di una giornata. I curatori, l’architetto italiano Luca Galofaro, fondatore dello studio IaN+ e LGSMA, e Abdelkader Damani, direttore del FRAC Centre-Val de Loire, ci raccontano l’innovativa formula della loro “biennale di collezioni”, dove i tesori del museo francese “diventano il luogo del confronto, uno spazio di prospettiva attraverso cui rileggere e riscrivere la storia”.

Elena Sommariva: Per la prima Biennale di Orleans avete scelto un titolo poetico, “Walking through someone else’s dream”: come nasce e cosa significa?
Luca Galofaro
: Nasce dal desiderio di non definire direttamente un tema da spiegare attraverso una serie di opere esposte. È piuttosto un invito ad attraversare la mostra e comprendere, ognuno a proprio modo, l’architettura che, prima di diventare un fatto concreto, è un prodotto dell’immaginazione.
Abdelkader Damani
: Le biennali e triennali che si moltiplicano in tutto il mondo cercano di essere la nuova sintesi della scena internazionale o di rispondere a una tematica particolare. La Biennale d’Orléans è invece concepita come una “biennale di collezioni” ovvero costruita come un incontro di memorie: quelle già costituite – le opere della collezione – e quelle future degli architetti invitati. La collezione del FRAC Centre-Val de Loire diventa il luogo del confronto, uno spazio di “prospettiva” attraverso cui rileggere e riscrivere la storia. La prima edizione è immaginata intorno a tre percorsi possibili: le migrazioni; il dialogo permanente tra finzione e realtà; e il sogno, come modo per andare oltre la catastrofe.

Elena Sommariva: Con 45 guest, 1 tributo (Patrick Bouchain), 1 focus (Demas Nwoko), 2 residenze, 9 mostre a Orléans e 4 nella regione, e 6 simposi, il programma della Biennale si preannuncia molto ricco: quali sono stati i criteri-guida che vi hanno accompagnato alla selezione dei nomi?
Luca Galofaro
: Tutti gli architetti invitati hanno costruito qualcosa e i loro progetti si trovano facilmente in Rete. A noi interessava approfondire il loro metodo di lavoro, quali idee guidano i loro progetti, cercando di camminare attraverso i loro sogni, trasformando l’architettura in un luogo d’incontro mentale. In alcuni casi, le opere realizzate sono il risultato del dialogo con la collezione del FRAC – è il caso di Saba Innab, Piovene Fabi, Hector Parra, List. Altre volte sono le opere della collezione a formare zone di tensione narrativa – Chanéac, Constant, Cavart, Ettore Sottsass Jr., Jozef Jankovic – con cui gli invitati dialogano a distanza. La relazione tra storia e futuro rimane anche la costante delle due grandi mostre monografiche, dedicate a Patrick Bouchain e a Guy Rottier (1992-2013) architetto in collezione, capace di anticipare diversi temi della contemporaneità. I contenuti della mostra andranno poi ad arricchirsi e trasformarsi nel tempo, grazie a progetti specifici di altri autori (Antisufix, Elias Guenon, James Georges) che trasformeranno la biennale in un vero laboratorio di sperimentazione.

La rue Jeanne d’Arc a Orléans allestita per l’inaugurazione della Biennale di Architettura
La rue Jeanne d’Arc a Orléans allestita per l’inaugurazione della Biennale di Architettura

Elena Sommariva: Poche ore a Orléans: quali sono le cose assolutamente da non perdere alla biennale?
Luca Galofaro
: Orléans è adatta alla dimensione diffusa di questa Biennale. Visitare la mostra significa anche creare un percorso di esplorazione della città. Alla stazione ci accoglie il Padiglione di 2A+P, alla Mediateca un omaggio a Ettore Sottsass; per strada, di fronte alla Cattedrale, una serie di architetti ridisegna le bandiere che ne segnano il perimetro. E ancora, andando verso il fiume incontriamo la Collégiale Saint-Pierre le Puellier, chiesa sconsacrata e convertita a spazio espositivo con le opere di Aristide Antonas, Bernard Khoury, Didier Faustino, OBRA, Black Square, Demas Nwoko e Jozef Jankovic. Sul lungofiume, la ricerca di ecoLogic Studio mette in scena la trasformazione di questo spazio naturale importantissimo per la Regione della Loira, mentre Les Vinaigreries Dessaux ospita una selezione di video curata da Marco Brizzi. Infine, il FRAC Centre Les Turbulences ospita il corpo centrale della mostra. Sarà infine necessaria una deviazione verso Amilly per la monografica di Guy Rottier.

Elena Sommariva: L’avete definita “biennale di collezioni”, in che senso? E qual è il ruolo e il significato di una biennale di architettura oggi?
Luca Galofaro
: Dobbiamo essere coscienti che una mostra non può essere un elenco o una semplice presentazione d’identità differenti. Dovrebbe invece essere uno spazio in cui il vagabondare del visitatore traccia una nuova mappa della storia dell’arte; un luogo dove far vivere i nostri dubbi e i nostri sogni. Le opere in mostra a Orléans innestano una tensione tra storia e contemporaneo, dove la storia sembra coincidere con il contemporaneo, e il contemporaneo tenta di sedurre la storia. Vogliamo raccontare l’inizio del processo di costruzione ed esporre il progetto come percorso di creazione di un luogo, prima immaginario e poi reale. Perché il progetto, come il sogno, non segue una narrativa lineare: invita a vagabondare nell’architettura contemporanea, tra tempi e luoghi diversi, uscendo da ciò che non è considerato necessario alla costruzione fisica dell’architettura, ma che è determinante per il processo creativo di ogni architetto. La collezione storica consente di mettere sullo stesso piano temporalità diverse e far rivivere la collezione significa trasformarla in un laboratorio di pensieri.

Elena Sommariva: La biennale di Orléans s’innesta sul glorioso passato di ArchiLab: è un modo per rilanciarlo o una formula del tutto nuova?
Luca Galofaro
: Archilab, cui personalmente sono molto legato avendo partecipato a diverse edizioni, è stato un laboratorio fondamentale per la mia generazione. È riuscito a mettere in contatto e far crescere chi sperimentava attraverso il progetto. Ed è diventato un riferimento d’innovazione della cultura creativa e progettuale internazionale. La biennale riparte da questa straordinaria eredità, ma dirige lo sguardo altrove, oltre il digitale.

Elena Sommariva: Orléans, 120 km da Parigi, nel centro della Francia, nell’incantevole Valle della Loira. Come descrivereste la città oggi e perché merita una visita?
Abdelkader Damani
: Orléans mantiene il proprio carattere di città dalla grande storia e dall’interessante patrimonio architettonico che le è valso nel 2009 il titolo di “Villes et Pays d’art et d’histoire”. È una città piccola e vivace, facilmente attraversabile a piedi e che ha anche rinnovato il proprio rapporto con il fiume, ribadendo l’intensa relazione con la natura che da sempre ne definisce il carattere. Un modo inedito per visitarla è seguire la mappatura creata per la biennale: FRAC Centre, Saint-Pierre-le-Puellier, Les Vinaigreries Dessaux, oltre al teatro, la mediateca e la strada dedicata a Giovanna d’Arco (Rue Jeanne d’Arc): sono questi i luoghi speciali da cui ammirare la città.

© riproduzione riservata

Mostra:
Biennale d’Architecture d’Orléans
Titolo:
Walking through someone else’s dream
Date di apertura:
13 ottobre 2017 – 1 aprile 2018
Curatori:
Abdelkader Damani & Luca Galofaro
Curatori associati:
Ugochukwu-Smooth Nzewi, Marco Brizzi, Monica Garcia, Gilles Rion, Aurélien Vernant

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