Forms of Energy #1

Paesaggi ibridi tra natura e tecnologia. Tre casi molto diversi per contesto, programma e linguaggio (un edificio, una piazza, un territorio da urbanizzare) sono i primi progetti ricevuti nell'ambito dell'iniziativa Forms of Energy.

Il Dwight Research Center recentemente realizzato dallo studio Ned Forrest Architects è un edificio isolato all'interno di una grande riserva naturale sulla costa montuosa a nord di San Francisco. Si tratta di un complesso universitario che ospita aule e laboratori per lo studio e la conservazione degli Ecosistemi Mediterranei in California. Per rispondere al clima caldo ed arido della regione riducendo il bisogno di energia per raffrescamento, l'edificio sfrutta la pendenza del terreno disegnandovi una pianta a C parzialmente interrata a nord e rivolta a sud. Un uso massivo del cemento a vista e schermature leggere in listelli di ferro completano l'ottimizzazione del comportamento passivo dell'edificio mentre una grande pensilina fotovoltaica ricopre una corte di ingresso a doppia altezza. Saldamente radicato al suolo ma sensibile e reattivo al sole, materico ma allo stesso tempo trasparente e aperto verso il paesaggio circostante, questo edificio ci mostra la scelta di una soluzione tecnologica silenziosa, elegantemente integrata nel complesso dell'edificio.

La Plaza del General Vara del Rey a Madrid è un progetto di elii oficina de arquitectura (Uriel Fogué, Eva Gil Lopesino, Carlos Palacios) e l'idea che la caratterizza è la trasformazione di questo spazio pubblico in una "centrale urbana" di energia solare, progressivamente capace di contribuire all'economia della città. Primo obiettivo del progetto è dunque quello di ribaltare l'abitudine di pensare l'infrastruttura energetica come qualcosa di esterno, lontano ed invisibile dalla città, a favore di una nuova idea di prossimità, di commistione e compresenza tra le attività, non solo tra luoghi di consumo e di produzione (dell'energia) ma anche tra spazi della vita, del gioco e del riposo e impianti energetici. La pergola fotovoltaica diventa così un elemento di arredo urbano capace di disegnare lo spazio fornendo ombra o sorreggendo una altalena. In questo progetto la visibilità e riconoscibilità del fotovoltaico è un elemento chiave per dare una nuova anima allo spazio pubblico e per diffondere una nuova cultura energetica: la cultura di un'energia pulita, rinnovabile, diffusa e localizzata e per questo capace di innescare dinamiche di riterritorializzazione nei processi di produzione e gestione di una risorsa primaria per la sopravvivenza. In questo senso il progetto punta ad affermare non solo la sostenibilità ambientale ma anche la sostenibilità sociale di un paesaggio urbano che sappia integrare in modo nuovo natura e tecnologia, fotosintesi vegetale ed al silicio.

Neo rurale, collettivo, ambientale è un progetto in fase di implementazione realizzato dallo studio di Federico Zanfi in occasione dell'adozione del Piano Strutturale di Medolla, comune della pianura emiliana. Il tema di fondo del progetto riguarda le modalità di espansione di insediamenti in contesti rurali, dove l'abitato tende a crescere lungo le strade principali che escono dai centri abitati occupando porzioni di territorio agricolo. Il modello proposto contrappone alla tipica urbanizzazione con filamenti di case singole isolate ciascuna sul proprio lotto attestato sulla strada, una struttura basata su un sistema di spazi aperti e collettivi intorno ai quali articolare diverse tipologie di unità residenziali. Questo sistema di vuoti (corti o "aie") è integrato da un tessuto comune di superfici "tecnologiche, coltivate ed umide": una grande pensilina fotovoltaica, giardini e vasche di fitodepurazione per il recupero delle acque reflue. Questo sistema di aggregazione per nuclei abitativi, oltre a stimolare una nuova socialità dell'abitare basata sulla condivisione di uno spazio collettivo, propone dunque una gestione centralizzata e condivisa dall'insediamento dei sistemi tecnologico-energetici e sanitari. L'indipendenza delle nuove espansioni dalle infrastrutture energetiche e sanitarie esistenti, riduce le spese di urbanizzazione e gestione per l'Ente Pubblico e rende possibile (grazie alla significativa dimensione dell'impianto) la partecipazione di una società ESCo (Energy Service Company) che, a fronte della progettazione-realizzazione e gestione degli impianti, per un numero di anni prestabilito (al termine del quale la proprietà completa degli stessi impianti passa agli abitanti) sottoscrive contratti di fornitura energetica con i privati. In questo modo, la risposta al problema energetico diventa un'ulteriore ragione di 'comunità' o condivisione tra gli abitanti del nuovo nucleo insediativo: l'impianto collettivo infatti grazie alle dimensioni maggiori consente una maggiore efficienza e minori costi di utilizzo e manutenzione. E così l'organizzazione di tipo "condominiale" si traduce in un vantaggio per i singoli privati, un incentivo a "stare assieme". Questo progetto delinea uno scenario allo stesso tempo semplice e complesso di nuova ecologia urbana: costruzione di relazioni sociali forti, gestione sostenibile delle acque e dell'energia, integrazione tra suolo abitativo e produttivo. Se guardiamo ai tre progetti selezionati dal punto di vista energetico, allora è facilmente verificabile come tutti siano orientati all'obiettivo dell'autosufficienza, facendo ricorso a soluzioni appropriate alle diverse scale e tipologie di intervento. La scelta dell'utilizzo di tecnologie solari rientra nel progetto così come le altre scelte appartenenti al contesto più tradizionale dell'architettura. Come dire che per tutti e tre i progetti tale scelta si colloca in un dominio che guarda all'edificio, o alla piazza, o al quartiere come ad un piccolissimo o piccolo ecosistema, il cui metabolismo è soddisfatto dall'energia che il sole fornisce. Non sorprende, quindi, che dal punto di vista formale, l'adozione del fotovoltaico, ad esempio, non sia particolarmente connotante, nemmeno quando essa è evidentemente visibile. In altre parole, la scelta dell'adozione delle tecnologie solari è matura così tanto da diventare quasi sottintesa, lasciando spazio a riflessioni di carattere più propriamente architettonico.

Quindi, guardando ancora agli esempi considerati, e ai contesti di intervento, è interessante evidenziare quale sia la logica energetica che sottende le scelte progettuali. Nel primo caso, il Dwight Research Center, l'edificio è isolato, in una zona dominata dalla natura selvaggia, e si connota, forse come le piante native che si trovano nella stessa zona, come un organismo capace di consumare poca energia (certificazione LEED Gold) e di produrre quella che gli occorre per funzionare. In un ambiente non urbano, l'edificio si pone in rapporto alla natura ed al paesaggio traendo da questi l'energia (sole ed aria) che gli occorre per funzionare bene e garantire il comfort degli utenti.

Nel secondo caso, la Plaza del General Vara del Rey, la piazza è il cuore di un ecosistema artificiale diverso dal precedente, una città. Qui l'obiettivo non è "resistere" traendo dall'ambiente il massimo possibile, quanto dialogare con l'intorno attraverso un sistema di flussi materici ed energetici. L'esigenza non è tanto soddisfare le richieste energetiche della piazza, quanto conseguire un equilibrio ad una scala più vasta, in modo che la piazza con la produzione energetica che consente attraverso la grande copertura fotovoltaica, possa bilanciare i consumi energetici degli edifici o delle funzioni che si trovino nelle sue vicinanze. Nel terzo caso, neo rurale, collettivo, ambientale, lo sguardo è ancora più vasto, e comprende un ecosistema sempre piccolo, ma più complesso, nel quale esistono unità che consumano ed unità che producono, e dove l'attenta progettazione dei sistemi per la produzione energetica consente ancora una volta di generare un anello di retroazione negativo che sottragga entropia al sistema innescando un circolo virtuoso.

In tutti e tre i casi, forma dell'energia e forma architettonica, appaiono come perfettamente integrate. Nell'edificio californiano, la pensilina fotovoltaica è omogenea in termini di grana e di texture con gli altri materiali adoperati per la composizione dell'involucro dell'edificio, tanto da rendersi quasi invisibile. Nella piazza spagnola, sebbene l'impiego dei moduli fotovoltaici denunci chiaramente il ricorso all'energia solare, si può leggere comunque l'intera copertura come una texture in cui l'elemento base sia costituito dalle celle fotovoltaiche. Una texture, che proprio per la consapevolezza che oggi possediamo della necessità del ricorso alle tecnologie solari, non appare più, come qualche tempo fa, eteronoma rispetto al repertorio tradizionale dei materiali e delle forme dell'architettura. Nel quartiere italiano, l'unico elemento che denuncia la presenza del fotovoltaico è il segno costituito dalla copertura dei singoli edifici. Una superficie che si inclina a cercare l'esposizione migliore rispetto alla captazione solare ed alla massimizzazione della produzione energetica. Alessandra Scognamiglio, ricercatrice e architetto (ENEA) e Marialuisa Palumbo, critico dell'architettura
Ned Forrest Architects, Dwight Research Center, 2010, Sonoma County, California, USA
Ned Forrest Architects, Dwight Research Center, 2010, Sonoma County, California, USA
Ned Forrest Architects, Dwight Research Center, 2010, Sonoma County, California, USA
Ned Forrest Architects, Dwight Research Center, 2010, Sonoma County, California, USA
Elii oficina de arquitectura (Uriel Fogué, Eva Gil Lopesino, Carlos Palacios; collaboratori:
Elena Cuerda -responsabile del progetto energetico e bioclimatico, Enrico Forestieri, Ana Lopez), Plaza del General Vara del Rey, 2009, Madrid, Spain
Elii oficina de arquitectura (Uriel Fogué, Eva Gil Lopesino, Carlos Palacios; collaboratori: Elena Cuerda -responsabile del progetto energetico e bioclimatico, Enrico Forestieri, Ana Lopez), Plaza del General Vara del Rey, 2009, Madrid, Spain
Elii oficina de arquitectura (Uriel Fogué, Eva Gil Lopesino, Carlos Palacios), Plaza del General Vara del Rey, 2009, Madrid, Spain
Elii oficina de arquitectura (Uriel Fogué, Eva Gil Lopesino, Carlos Palacios), Plaza del General Vara del Rey, 2009, Madrid, Spain
Elii oficina de arquitectura (Uriel Fogué, Eva Gil Lopesino, Carlos Palacios), Plaza del General Vara del Rey, 2009, Madrid, Spain
Elii oficina de arquitectura (Uriel Fogué, Eva Gil Lopesino, Carlos Palacios), Plaza del General Vara del Rey, 2009, Madrid, Spain
Federico Zanfi Studio, Neo rurale, collettivo, ambientale, 2009, Modena, Italy
Federico Zanfi Studio, Neo rurale, collettivo, ambientale, 2009, Modena, Italy
Federico Zanfi Studio, Neo rurale, collettivo, ambientale, 2009, Modena, Italy
Federico Zanfi Studio, Neo rurale, collettivo, ambientale, 2009, Modena, Italy

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