Non meno significativi sono i contributi del circuito OFF, la selezione collaterale del Festival di Fotografia Europea.
La natura è una Wasteland negli scatti di Carlo Vannini che in Cupi fantasmi di una vita perduta registra ghost towns dove affiorano fosche tracce dell’opera umana e di Michael Kenna, che descrive un mondo naturale di una bellezza inquietante, sospeso in un tempo in cui la luce deve ancora manifestarsi.
Il rapporto uomo-natura viene tracciato con consapevole realismo, senza elegiache visioni, da Esko Männikkö che, alla Collezione Maramotti con Time flies. A highlight, racconta la solitudine delle persone nei paesaggi antropizzati intorno alla capitale finlandese; oppure, con più affettuosa indulgenza, da “Sidi” Luciano Scarpa in Nuda terra che rivela terre arate dall’uomo e dal vento, frutto dell’instancabile lavoro e dell’amore per la terra.
Infine, la natura è sovrana negli scatti di Carlo Vannini allo spazio Corsiero Editore, dove con I maestri muti dell’appennino pietre, sassi e alberi sono presenze estatiche al di là del tempo e dello spazio e di Acua Aura che con No fly zone. Birthplace racconta luoghi fisici e dell’immaginario di insuperata bellezza.
Una disinvolta euforia per la post-produzione caratterizza, a parte alcune eccezioni, molti scatti di questa edizione di Fotografia Europea che nel complesso risulta di grande intensità espressiva: nonostante la diversità dei contributi, trasversali a tutte le interpretazioni artistiche restano comunque, per parafrasare Federico García Lorca, la consapevolezza che il cuore dell’uomo è sotto terra e la speranza che gli alberi, frecce del cielo, riescano a sentirne il battito.