Questo lavoro dell'autore sulla conoscenza nasce da un'urgenza e da una necessità più volte espressa, quella cioè di mostrare come le “due culture” separate, scientifica e umanistica, in realtà solo ideologicamente disconnesse, abbiano portato negli anni a risultati espressivi (di design e comunicazione grafica) modesti e mediocri; come su questo convenga fare sperimentazione e tener memoria, comunicando le proprie esperienze sul campo: dalle scuole elementari al Politecnico di Milano, dalla Sapienza di Roma al Politecnico di Bari e al Master in Editoria dell'Università di Bologna, ivi compresa la frequentazione assidua nel tempo dell'ISIA di Urbino. Questi i luoghi e gli appuntamenti degli esperimenti.
Una contro-carriera – si potrebbe definire – quella di Lussu, dove lo spazio di libertà dell'insegnamento è sempre stato lo scambio anti-autoritario ed egualitario che ha voluto e ottenuto, per operare come meglio ha creduto, oltre l'accademia e le strutture del potere.
Dalla scuola di progettazione visiva di Urbino, l'ISIA, viene ora pubblicato il grande quaderno “Tebe dalle sette porte”, una corposa raccolta delle ricche esperienze didattiche dell'autore; un quaderno di lavoro in cui queste sono presentate in sequenza quasi temporale e introdotte da brevi commenti che ne restituiscono il senso, ampiamente illustrate attraverso i loro esiti.
Il volume è da un lato l'omaggio di una scuola al ruolo dell'autore che ha ospitato come insegnante, dall'altro un vero e proprio carnet de voyage, dove convivono le sue grandi passioni: matematica e geometria, storia e letteratura (alta e bassa; e fantascienza!) e come queste si siano potute intrecciare con le vite giovani di quelli che hanno frequentato i suoi corsi, le conferenze, i seminari, i laboratori, di breve o lunga durata; ma sempre in equilibrio tra un saldo impianto teorico e risposte progettuali compiute che, se provvisorie, comunque sempre aggiornabili e ripetibili.
Si tratta anche di un libro che ragiona sul futuro e sfida il “comune senso del progetto” opponendo alla semplificazione del "creativo" un nuovo “metagrafico”, “con buone conoscenze matematiche”.
Diverso ma complementare è il caso di Altri fiumi, altri laghi, altre campagne (e altre storie di grafica, come sottotitolo), un volume nel solco di altri citati che l'autore ha proposto nel tempo. Si tratta di un saggio – se così lo vogliamo chiamare – dove Lussu “divaga sul punto” com'è nel suo stile. Vi ritroviamo la stessa urgenza, il desiderio che la grafica sia “pratica consapevole e generosa”.
Per farlo ci invita a leggere come sono nate le meravigliose rappresentazioni della Luna del Galilei o quelle di Astolfo nell'Orlando Furioso; a conoscere la storia delle rappresentazioni del mondo, dagli antichi a Worldmapper, passando per le sue proiezioni, da Mercatore e Peters. E ancora ritrova in antichi documenti “le linee del tempo” e dalla Cronaca di Eusebio (XV secolo) passa alla fantascienza di Philip K. Dick. E anche teorie dei giochi e matematica, a zig zag tra califfi e aztechi.
Lussu pubblica qualche suo lavoro; uno è “Il giardino di Arianna”: un gioco, nato come un invito a una rassegna cinematografica, che è un labirinto di carte da organizzare secondo regole combinatorie, divertente e narrativo; un altro sono le sue 'sculturine' di legno e sasso isolani, che sono soprattutto un gioco serio e primitivo. La seconda parte del volume racconta dello scrivere e della stampa, passando per la Cina, Valery, Queneau e i manoscritti e le pubblicazioni a-tipografiche. Ma vi troverete anche Picasso e i poliedri, gli schizzi di Freud, le storie disegnate di Kevin Huizenga, l'underground romano a cui l'autore ha partecipato come grafico.
Chiudono il volume i suoi “disegni al telefono o in riunione” e un bellissimo ricordo di Adrian Frutiger. Cosa c'entra tutto questo con la grafica, se appena la sfiorano? È quel che si diceva prima: l'autore chiede di andare oltre, contraddire la disciplina così com'è adesso, tra marketing e applicazioni, e semplicemente lo dimostra. Se “la scuola educa a seguire il principio della domanda e dell'offerta” (Zadie Smith, citata nell'introduzione), Giovanni Lussu, artigiano e autodidatta, ne scrive il rifiuto.