Patterns and Layering

Salvator John A. Liotta e Matteo Belfiore riuniscono, per la prima volta, i motivi decorativi e la loro stratificazione – un’antica tecnica tradizionale giapponese per articolare lo spazio – presentandoli come strumenti straordinari per creare architetture sostenibili.

Salvator-John A. Liotta e Matteo Belfiore (prefazione di Kengo Kuma), Patterns and Layering. Japanese Spatial Culture, Nature and Architecture, Die Gestalten Verlag, 2012.
Salvator-John A. Liotta e Matteo Belfiore, con la loro più recente pubblicazione hanno innescato “una rivoluzione dell’architettura e del design”. Lo afferma Kengo Kuma, che nella prefazione al volume confida di aver avuto la premonizione che in Giappone, nel campo della ricerca, stesse iniziando ad accadere qualcosa d’inedito.
L’opera riunisce per la prima volta i motivi decorativi e la loro stratificazione – un’antica tecnica tradizionale giapponese per articolare lo spazio – integrandoli in un’unica struttura concettuale. Il libro non si limita ad analizzare il patrimonio di un contesto storico, ma presenta anche sperimentazioni d’avanguardia svolte con la supervisione dei docenti Kengo Kuma e Yusuke Obuchi.
Patterns and Layering
Salvator-John A. Liotta e Matteo Belfiore, Patterns and Layering. Japanese Spatial Culture, Nature and Architecture, Die Gestalten Verlag, 2012

La tesi di fondo è che la riscoperta degli schemi decorativi tradizionali e dei modi della loro stratificazione è “una soluzione per soddisfare le esigenze di una società in profondo cambiamento ed è in grado di svelare nuovi orizzonti in termini di sostenibilità”, affermano gli autori. In Giappone il cambiamento avviene per inclusione e per continuità tra passato e futuro.

Per questo il Giappone possiede gli strumenti necessari per dar forma all’incertezza del futuro. Le ricorrenti catastrofi naturali come quelle da cui il Giappone è stato colpito – il terremoto dell’11 marzo 2011 è la più recente – spesso sono la prova della debolezza dell’architettura contemporanea di fronte alla forza degli elementi naturali. Liotta e Belfiore ci dicono che la stratificazione e gli schemi spaziali sono strumenti straordinari per creare edifici in grado di coesistere armonicamente con la natura, con le persone e con la cultura. Ci dicono (spronandoci) che è tempo che il mondo dell’architettura faccia un passo avanti.

Patterns and Layering
Salvator-John A. Liotta e Matteo Belfiore, Patterns and Layering. Japanese Spatial Culture, Nature and Architecture, Die Gestalten Verlag, 2012

Il percorso del libro, ben strutturato, si articola in tre atti: il primo presenta l’opera di Salvator-John A. Liotta, in cui i motivi tradizionali giapponesi si propongono come elementi strutturali organicamente architettonici, formati dal progetto creativo. Date le loro particolari e ricche qualità di malleabilità, adattabilità e ripetibilità, questi schemi vengono considerati in grado di sviluppare prestazioni strutturali, estetiche ed energetiche.

Liotta compie il primo tentativo di collegare gli schemi tramite tecniche di stratificazione, esemplificate nei vari casi di studio e nelle relative analisi, usando l’architettura come un dispositivo intelligente per collegare con raffinatezza natura, cultura e società. I vari aspetti della cultura spaziale giapponese sono interpretati in modo digitale contemporaneo tramite un processo progettuale che riguarda in specifico la tradizione, solo per creare soluzioni architettoniche aderenti alla domanda pressante di una maggior consapevolezza della natura: “una nuova formulazione dell’intangibile”.

Patterns and Layering
Salvator-John A. Liotta e Matteo Belfiore, Patterns and Layering. Japanese Spatial Culture, Nature and Architecture, Die Gestalten Verlag, 2012

Il saggio critico di Matteo Belfiore apre il secondo atto. Qui la stratificazione spaziale viene analizzata come strumento fecondo della creazione di spazi intermedi e illustrata nella sua importanza nei riguardi della produzione contemporanea dello spazio e della ricerca architettonica. Una tecnica ben nota, già adottata da Frank Lloyd Wright e Mies van der Rohe.

Belfiore intraprende un viaggio nel tempo, sulla base dei principali concetti spaziali giapponesi – come l’oku (la profondità) e il ma (lo spazio-tempo) – e su alcuni dispositivi spaziali che introducono livelli differenti di prestazioni funzionali, come la trasparenza e la permeabilità – tra cui lo shoji (la porta scorrevole di carta) e il sudare (la tenda arrotolabile di bambù), che danno forma all’architettura tradizionale. Prosegue poi illustrando come le tecnologie attuali siano potenzialmente in grado di trarre insegnamenti dalla tradizione allo scopo di proporre forme nuove, metabolizzando i concetti spaziali tradizionali.

La narrazione culmina in un’interessante catarsi di progetti, ricerche e concorsi svoltisi presso i laboratori di Kuma e di Obuchi: l’ultimo atto, diviso in due parti inestricabilmente collegate tra loro. La prima parte presenta il corpus delle ricerche, che si articola dai singoli contributi dei dottorandi del laboratorio di Kuma su schemi e strati (dal concetto di ‘bizzarria’ degli schemi giapponesi, qualità rafforzativa dell’identità giapponese, sottolineata da Rafael Balboa e da Ilze Paklone), fino alla concisa analisi delle componenti storiche e sociali degli schemi realizzata da Link Zhang.

Si passa dall’illustrazione dell’introduzione degli schemi cinesi in Giappone di Yao Chen a un saggio sugli schemi nell’architettura vernacolare di Catarina Vitorino. Si attraversa l’analisi della distanza (fisica e psicologica) nel museo degli ukiyo-e di Bato Hiroshigue di Kuma, di cui è autore Bojan Konkarevic, e si prosegue verso la ricerca di Federico Scaroni sullo spazio intermedio proposto dall’ukiyo-e. Più oltre Robert Baum tratta i concetti fondamentali di luce e ombra e l’ambigua permeabilità dei limiti orientale.

Patterns and Layering
Salvator-John A. Liotta e Matteo Belfiore, Patterns and Layering. Japanese Spatial Culture, Nature and Architecture, Die Gestalten Verlag, 2012
In più il concetto di oku, ovvero della profondità spaziale, nella stratificazione della struttura urbanistica di Tokyo, viene illustrato da Cristiano Lippa, e non manca il resoconto dell’incontro di Charlotte Perriand e Bruno Taut con gli artigiani giapponesi a proposito dell’uso del bambù nei progetti d’ispirazione artigianale, di cui è autore Kaon Ko.
Alla fine la catarsi assume forma concreta negli esprimenti su schemi e stratificazioni condotti in entrambi i laboratori. Ko Nakamura e Mikako Koike spiegano come gli schemi e le stratificazioni vengano usati come strumenti per progettare strutture innovative che istituiscono un collegamento tra natura e persone, mentre Yusuke Obuchi conduce una ricerca sperimentale sullo schema come generatore di forme tridimensionali in grado di dar luogo a prestazioni distinte. Il progetto parametrico e la fabbricazione digitale sono il criterio di selezione dei progetti svolti nel suo laboratorio.
E infine, ma non meno importante, il libro è anche ben realizzato e visivamente gradevole. Paklone e Balboa hanno elaborato un progetto grafico fortemente ispirato alla sensibilità giapponese, che si riflette nel dialogo armonico tra testo e immagini sincronizzato con il flusso della narrazione. Notevole il contributo delle serigrafie tirate a mano dall’artista Norika Niki, che raffigurano una gamma di schemi giapponesi contemporanei in colori attuali e in motivi naturali, oltre che la calligrafia giapponese di Kaon Ko, che asseconda la fluidità spirituale del progetto grafico del libro.
Patterns and Layering
Salvator-John A. Liotta e Matteo Belfiore, Patterns and Layering. Japanese Spatial Culture, Nature and Architecture, Die Gestalten Verlag, 2012
Patterns and Layering va oltre qualunque volume accademico d’architettura. In un momento in cui ogni modello è stato sperimentato, il ritorno alla natura, secondo l’insegnamento della tradizione giapponese, è un percorso fecondo per dare forma a un’architettura in simbiosi con il nostro tempo. Una lettura entusiasmante, una ricerca rivoluzionaria che fornisce innumerevoli riferimenti in grado – senza dubbio – di dar vita a una nuova rivoluzione dell’architettura e del design.

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