Tobia Scarpa tra i lupi e l'abisso

Quello di Tobia Scarba è un libro che con racconti, immagini e tavole pittoriche dello stesso autore, ci rivela frammenti di una vita già lunga di lavoro creativo.

Tobia Scarpa between wolves and the abyss, RG Treviso, 2011 (pp. 130, € 25.00)

Il libro proposto si divide in due parti: una prima con due testi di "incipit" e una breve nota in chiusura costituisce, in accompagnamento alle tavole pittoriche dell'autore, la parte più privata e volutamente "criptica", ricca di anagrammi di nomi e ideogrammi. Per copertina un paesaggio astratto; segue un olio su tavola che mostra un arciere nudo: colpisce la luna con due frecce e gocce di sangue si tramutano a terra in due cuori. Poi in chiusura il "cacciatore di lune", con altre frecce al suo arco, colpisce la luna nel cielo stellato notturno e ora le gocce di sangue cadono nell'acqua del mare e un grosso pesce affiora allontanandosene.

Anche Tobiolo conosce il grosso pesce sopra il portale esterno della Chiesa dell'Angelo Raffele a Venezia. In chiusura una tempera dal titolo "autodifesa" in cui, come nel teatro delle ombre, l'arciere si difende puntando la freccia contro la sua stessa ombra ingigantita alla parete.

La seconda parte, a formare il libro in sé, illustra undici realizzazioni recenti: qualche immagine, alcuni disegni e contributi critici di autori noti e meno noti, ma tutti amici dell'autore.

Occasioni di lavoro le più diverse, l'una vale l'altra: un monile d'argento, una ciotola di legno di ulivo, muri candidi e superfici in cemento lisciato per esporre pittura antica tra la più bella del mondo.
<em>Tobia Scarpa between wolves and the abyss</em>, RG Treviso, 2011. Vista pagine interne
Tobia Scarpa between wolves and the abyss, RG Treviso, 2011. Vista pagine interne
Studi grafici per realizzare un catamarano, strutture in acciaio, già fabbriche d'autore, ora riprogettate quali spazi pubblici o ambienti espositivi; un nuovo grande centro direzionale, una moderna cantina per la produzione vinicola isolata sul mare. Curiosamente poi la realizzazione a distanza di molti anni della scala esterna per il palazzetto Businaro a Monselice su disegni di Carlo Scarpa; ma già Tobia aveva realizzato a suo tempo un caminetto interno. Un titolo al tutto legato graficamente al nome dell'autore dei progetti: "Tobia Scarpa tra lupi e dirupi."
<em>Tobia Scarpa between wolves and the abyss</em>, RG Treviso, 2011. Vista pagine interne
Tobia Scarpa between wolves and the abyss, RG Treviso, 2011. Vista pagine interne
Tobia in prima persona nell'incipit ci dice qualcosa per sciogliere i giochi: "il mio desiderio più profondo sarebbe stato, lo è ancora, quello di aver avuto l'occasione di esprimermi attraverso la pittura". E utilizza la figura del pastore che conduce un gregge di pecore attraverso burroni evitando i lupi come metafora della processualità del progettare. Quel che colpisce nel testo è però l'insistere della didascalica dichiarazione poetica: "chi sono, che cosa faccio, da dove vengo, in cosa credo, dove vorrei andare". Quasi una invocazione, un pensiero a voce alta formulato a sé stessi. Allora la dichiarata "riflessione continua, lieve, leggera sulla vita e sulla necessità della morte" porta inquietudine e il nostro sguardo coinvolto si volge alla documentata vita dell'autore già lunga di lavoro creativo.

La critica dovrebbe osservare che per la prima volta, con questo libro, Tobia si presenta solo. Poco più di cento anni fa Paul Gauguin nella Polinesia Francese dipingeva il suo testamento pittorico, un grande telero di sette metri per tre e mezzo, e lo titolava "da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo". Nei suoi scritti del "Noa Noa", proclamata la "necessità" della pittura della letteratura e della musica dichiarava su tutte la preminenza della "visione" della pittura: "solo la vista è capace di immediate emozioni"[1]. E spesso ripete al suo lettore: "questo non è un libro"; similmente Tobia fa un libro che "non è un libro", è una traccia, un documento per dirci "io sono qui", questa è la mia vita. Non si spaventa di affermare ancora nell'incipit la "ricerca della sacralità nell'atto materiale della progettazione"; e poco oltre ribadire "desidero cercare il sacro che rimane nascosto nella materia e in noi stessi".

Tobia fa un libro che "non è un libro", è una traccia, un documento per dirci "io sono qui", questa è la mia vita
<em>Tobia Scarpa between wolves and the abyss</em>, RG Treviso, 2011. Vista pagine interne
Tobia Scarpa between wolves and the abyss, RG Treviso, 2011. Vista pagine interne
Come il filosofo greco chiamava pittori e scultori "artigiani", compito dell'artigiano del "techìtes" era quello di "percepire ciò che esiste", "dando forma alle funzioni della vita, modellando vasi e tavoli e scarpe e altresì dipingendo, scolpendo, modellando figure"[2]. Pensavamo alle solite questioni sulla forma e sulle funzioni, sul progetto e sull'economia e siamo invece, con Paul Gauguin, davanti a qualche cosa di misterioso affiorante da un libro apparentemente semplice.
Dovevamo essere sospettosi perché "il padre architetto, una zia pittrice, una grande quantità di amici artisti e poeti", schiudono uno scenario di giovanile formazione e continuo riferimento mentale che confermano necessariamente vocato a "dare forma alle funzioni della vita" il suo stesso progetto di vita.
<em>Tobia Scarpa between wolves and the abyss</em>, RG Treviso, 2011. Vista pagine interne
Tobia Scarpa between wolves and the abyss, RG Treviso, 2011. Vista pagine interne
E' di Manlio Brusatin[3] la convincente lettura di una storia dell'arte che permea, nel suo dipanarsi novecentesco, l'oggetto prodotto divenuto "design";e registrando una linea tutta italiana di pittori e architetti ci aiuta a collocare in pieno l'opera di Tobia all'interno di una stagione non esaurita di "ricercata artisticità del fare". Storia dell'arte italiana ed europea che prende in considerazione esperienze, autori e movimenti oramai acquisiti riletti per genealogie geografiche, per evidenti contaminazioni tecniche in una ricerca tesa a stabilire quanto più abbia dato l'arte che non la tecnica al "design".
<em>Tobia Scarpa between wolves and the abyss</em>, RG Treviso, 2011. Vista pagine interne
Tobia Scarpa between wolves and the abyss, RG Treviso, 2011. Vista pagine interne
Una line rossa del moderno nel Veneto, magistralmente raccontata per artisti e poeti sicuramente tutti quelli nominati nell'incipit "chi sono, da dove vengo, in cosa credo". Nello smilzo libro di Tobia, tra i progetti sinteticamente documentati, a pag.49 accanto ad una piantana a luce led, parte di una più ampia nuova serie studiata e ora in produzione, troviamo una coppia di poltroncine "pigreco" divenute quattro con il riflesso della parete a specchio. Prodotta nel '62 da Gavina era stata disegnata nel '59 per un corso di architettura. Lì era cominciata l'avventura del disegno e scritte in greco portavano i disegni di presentazione, memoria degli approfondimenti liceali. Tobia traduceva dal greco al disegno come lo scrittore[4] suggerisce: "tradurre dal greco al tedesco, le due lingue indispensabili, forse le uniche in cui ci si può chiedere dove nascono e spariscono le cose".

<em>Tobia Scarpa between wolves and the abyss</em>, RG Treviso, 2011. Vista pagine interne
Tobia Scarpa between wolves and the abyss, RG Treviso, 2011. Vista pagine interne
Note
[1]. Paul Gauguin, "Noa Noa e altri scritti"- Milano 1972, pag.151
[2]. Rudolf Arnheim, "Guernica, genesi di un dipinto"- Milano 1964, pag.11
[3]. Manlio Brusatin, "Arte come design", Torino 2007 pag.69 e altre
[4]. Claudio Magris, "un altro mare" – Milano 1991, pag.11

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