Suites architecturales: Kinshasa, Douala, Dakar

Un libro che racconta quello che è successo all'architettura coloniale di tre città dell'Africa centro-occidentale.

Suites architecturales: Kinshasa, Douala, Dakar, Danièle Diwouta-Kotto (photo-graphisme Sandrine Dole), Edition VAA, 2010

L'autrice di Suites architecturales: Kinshasa, Douala e Dakar è Danièle Diwouta-Kotto, un architetto di Douala che lavora da 25 anni e che da altrettanti viaggia e discute con colleghi di tutto il mondo. Non è la prima volta che le grandi città dell'Africa sono al centro dell'attenzione. Molti saggi esplorano le tecniche di costruzione tradizionali e ancora di più sono quelli che osservano con un approccio antropologico e sociologico la vita e il ritmo urbano. Alla Biennale di architettura di Venezia del 2006 le storie della città invisibile raccolte da Filip de Boeck e fotografate da Marie-Françoise Plissart sono diventate il ritratto di Kinshasa del padiglione del Belgio, proprietario del padiglione ed ex proprietario della città. Alla Biennale del 2009 anche le megalopoli africane facevano parte della sfilata di incombenti mondi urbani destinati a dominare il nostro secolo. La ricerca dell'Harvard Project on the City capitanata da Rem Koolhaas di cui il catalogo Mutations pubblicava un assaggio già nel 2000 è forse lo studio corale più noto a livello internazionale, ma ce ne sono altri come Voices of the Transition, Brakin e Douala in Translation, African Cities Reader. I sistemi e le connessioni africane sono oggetto di esposizioni, e di ricerche di studiosi come Achille Mbembe, Abdoumaliq Simone, Arjun Appadurai, Michel Agier, Edgar Pieterse e Dominique Malaquais, per citarne alcuni, che le 100 conferenze di Catherine David a Documenta di Kassel nel 1997 e ancora di più Documenta11_Piattaforma4 organizzata da Owkui Enwezor a Lagos hanno in parte contribuito a far conoscere.
Doppie pagine da <i>Suites architecturales: Kinshasa, Douala e Dakar</i>
Doppie pagine da Suites architecturales: Kinshasa, Douala e Dakar
Questo è un libro molto diverso. Non è una ricerca accademica, né una mostra, né una pubblicazione arcobaleno. È la voce di un architetto direttamente coinvolto. Danièle Diwouta-Kotto fa sfilare le tre città davanti ai nostri occhi. Kinshasa è la capitale della Repubblica Democratica del Congo, sede dell'incontro di pugilato tra Muhammad Ali e George Foreman e di quello meno sportivo tra Mobuto Sese Seko e Laurent-Désiré Kabila. Douala è la più grande città e il più importante porto del Camerun, della quale anche Louis-Ferdinand Céline in Viaggio al termine della notte parla, male. Dakar è infine il luogo che solo a metà Ottocento diventa capitale francese dell'Africa Occidentale e poi del Senegal, protagonista di romanzi, film e pièce teatrali.
Doppie pagine da <i>Suites architecturales: Kinshasa, Douala e Dakar</i>
Doppie pagine da Suites architecturales: Kinshasa, Douala e Dakar
Mentre i grandi eventi politici si succedono rapidamente, tra colonizzazione, guerre, petrolio, crisi economiche ed esplosione demografica, l'autrice ci permette di entrare in un'altra storia. Con uno stile semplice e personale ci conduce a notare gli edifici, la strutturata degli agglomerati urbani, i diversi modi di costruire, mentre tetti di lamiera rapidamente riempiono tutto lo spazio. In filigrana appaiono alcune delle questioni centrali che determinano l'architettura delle città: funzionalità, reperibilità di materiali a basso costo, espropriazioni, piani regolatori, committenti, condizioni climatiche. L'architettura come modo di osservare lo spazio e pratica di intervento è in effetti la vera protagonista di questo libro.
Il punto di partenza sono gli edifici di epoca coloniale, avanzi del passato piegati alle nuove esigenze e inglobati nel caos e nelle difficili condizioni sociali ed economiche delle città.
Doppie pagine da <i>Suites architecturales: Kinshasa, Douala e Dakar</i>
Doppie pagine da Suites architecturales: Kinshasa, Douala e Dakar
La scelta del titolo Suites architecturales (letteralmente "Seguiti architettonici") fa riferimento all'attenzione che Danièle Diwouta-Kotto dedica a quello che è successo e a quello che succederà in Africa. Il punto di partenza sono gli edifici di epoca coloniale, avanzi del passato piegati alle nuove esigenze e inglobati nel caos e nelle difficili condizioni sociali ed economiche delle città. Ancora una volta in modo diverso da altre pubblicazioni, la scelta non è dettata da fascino e curiosità, ma sembra invocare una responsabilità: "Fierté de s'assumer et de s'accepter tel qu'on est", ("l'orgoglio di prendersi la responsabilità e di accettarsi per quello che si è") – come a un certo punto esclama l'autrice. L'architetto prende in esame una serie di costruzioni a Kinshasa, Douala e Dakar, le analizza, e soprattutto ce le fa vedere. L'operazione è tutt'altro che facile. Come mostra in parallelo Sandrine Dole con le sue fotografie e l'impaginazione che ritaglia, affianca e giustappone, gli edifici sono sommersi da fili elettrici, condizionatori, traffico, striscioni, insegne, baracche, mercati e mercanti. Si vedono poco, ma ci sono e hanno un ruolo importante, ed è proprio quello che Danièle Diwouta-Kotto sembra dire della storia e dell'architettura nelle città africane.

Suites architecturales è concepito come il primo volume della serie d'architettures & d'Afrique (sulle architetture e sull'Africa) ed è stato pubblicato nel 2010 dopo sette anni di lavoro. Iolanda Pensa
Doppie pagine da <i>Suites architecturales: Kinshasa, Douala e Dakar</i>
Doppie pagine da Suites architecturales: Kinshasa, Douala e Dakar

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