L’effimero

Antonio Di Cecco racconta il paesaggio “fluttuante” del Gran Sasso, in Abruzzo. Le montagne e i cieli che le sovrastano, affascinanti e fragili.

Antonio Di Cecco, L'effimero, 2015–16
Già in una lettera del ’72, indirizzata all’amico Pasquale Scarpitti, Ennio Flaiano descriveva l’Abruzzo interno come “un’isola schiacciata tra un mare esemplare e due montagne… il Gran Sasso e la Majella…”. Quasi quarant’anni dopo, Paolo Rumiz, nel racconto di una lunga traversata nei luoghi più reconditi delle Alpi e degli Appennini, infila spesso termini come “isole”, “capodogli”, “arcipelago” e intitola il libro che ne verrà fuori La leggenda dei monti naviganti.
Antonio Di Cecco, L'effimero, 2015–16
Antonio Di Cecco, L'effimero, 2015–16
Anche solo a sorvolarle distrattamente, le immagini che Antonio Di Cecco dedica al Gran Sasso trasmettono l’impressione che la montagna non possa fare a meno di una qualche metafora marina. Il movimento disciplinato di un approdo, la cupezza avvolgente del mare notturno, un veliero, forse. Una osservazione paziente per catturarne non la fissità ma la precarietà, la fragilità. Per ottenere questo non devi sentirti uno che vuole fermare qualcosa, catturarla, magari per avere qualcosa da mostrare o, persino, da insegnare. Devi dismettere l’arroganza. Abitare quei luoghi con intimità e distanza. Non bisogna fare altro.
La questione è l’altezza. Ma lo sguardo che ne deriva, si soffermi su uno sciame di nuvole che sguscia tra le vallate o si innalzi verso il buio stellato, non è altero, non ha una fisiologia velleitaria. Non è tanto il soffermarsi dell’obiettivo sul paesaggio ma il lasciar passare il paesaggio nell’obiettivo. Nel quieto vagabondare gli piace sentire sotto i piedi il sentiero, nell’aria che non sta mai ferma. Una disciplina. Una forma d’attenzione oscillante, in cui l’osservatore e l’oggetto osservato arrivano spesso a cambiare di ruolo. Allora è l’ambiente a indagare gli umori di chi lo guarda. Alberto Bazzucchi

Antonio Di Cecco
è nato a L’Aquila nel 1978, dove vive e lavora. Laureato in Ingegneria Edile-Architettura, si occupa di fotografia di paesaggio urbano e architettura, oltre all’analisi dei processi di antropizzazione dei luoghi. Nel 2013 ha pubblicato
In Pieno Vuoto. Uno sguardo sul territorio aquilano (Peliti Associati), a cura di Benedetta Cestelli Guidi, con testi di Laura Moro, direttore dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione. È rappresentato dall’agenzia Contrasto.

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