Costa Natura

Una ricerca visuale sui territori bonificati della costa veneta, basata su un'esplorazione sistematica dei luoghi, lungo un itinerario che Luca Casonato ha percorso a piedi in quattro giornate.

Attraverso le mie immagini, ho voluto descrivere l'uso dello spazio nella costa orientale della Provincia di Venezia, resa balneabile a seguito della bonifica idraulica compiuta fra il 1860 e il 1940 e divenuta in seguito una meta turistica. Nell'estate del 2011 ho percorso a piedi tutto il lungomare compreso fra l'attracco dei vaporetti di Venezia-Punta Sabbioni e la Foce della Valle Zignago a Caorle.

Le quattro giornate di riprese fotografiche sono state strutturate in base a un insieme di semplici regole, per scandire le modalità e le tempistiche di lavoro in modo simile a una liturgia: ho percorso la costa a piedi lungo una linea ovest-est, procedendo da ponente a levante; ho ripreso ogni giorno il tragitto di mattina presto esattamente dal punto in cui mi ero fermato la sera precedente; ho scattato tutte le inquadrature orizzontali con la linea dell'orizzonte sempre alla stessa altezza.

Ognuno dei quattro tratti percorsi è delimitato naturalmente dalla foce di un fiume (Sile, Piave, Livenza) e mostra caratteristiche proprie di utilizzo dello spazio.
Luca Casonato


La costa del Veneto orientale, con l'evidenziazione dei quattro itinerari percorsi dal fotografo
La costa del Veneto orientale, con l'evidenziazione dei quattro itinerari percorsi dal fotografo
Sabbia e cemento
di Sebastiano Brandolini

La linea leggermente arcuata della costa che da Punta Sabbioni raggiunge Caorle è sì monotona, ma non noiosa; il suo grado di ripetitività dipende da come la osserviamo e da cosa ci scopriamo. Appena ci allontaniamo dalla costa verso l'entroterra, il mare diventa pressoché invisibile, e lo stesso vale anche in senso contrario, cioè dal mare guardando verso la terra. Tutto è maledettamente orizzontale, e mancano quasi del tutto quelle emergenze verticali che rendono comprensibile un paesaggio, tramite le visuali profonde e panoramiche.
Dal punto di vista naturalistico, il paesaggio è una lunga striscia di sabbia dorata e fine, così fine che i granelli non sono più riconoscibili individualmente, ma assieme formano una massa omogenea, compatta e pastosa. Camminarci sopra richiede leggerezza, equilibrio, ritmo e resistenza, e non è poi così diverso dal camminare sulla neve marcia di primavera, quando comincia a fare caldo; sabbia bagnata e asciutta sono due terreni completamente diversi. Che si tratti di spiaggia o del suo progenitore, le dune (dove queste ancora sopravvivono), poco conta: la spiaggia e le dune fanno da interfaccia tra mare e terra, e separano dunque le attività "da acqua" da quelle "da villaggio". Sì, perché il binomio acqua+villaggio fa da protagonista di questo litorale; l'acqua addomesticata che nell'ultimo secolo significa vacanza per tutti, e il villaggio che, in quanto ritorno al passato, fa da alter ego della metropoli.
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Il turismo qui fa da libero battitore; oltre a dare un senso a questo paesaggio fortemente antropizzato, ne mette insieme i diversi aspetti, incorniciandoli fino a formare un solo collage, fatto di tanti pezzi. Che cosa sarebbero infatti le dune, se non ci fossero gli ombrelloni? E cosa sarebbe il divertimento se non ci fosse anche il traffico congestionato? E lo sport senza il cibo? L'ospitalità qui prende diverse forme e genera vari tipi di insediamenti, per tutti i gusti: dai campeggi ai bungalow, dalle colonie agli alberghi, dalle pinete ai ristoranti, dalle pensioni alle torri. Ma l'emblema architettonico più riconoscibile di questi 45 chilometri di città lineare è il bagno: una struttura architettonica prettamente estiva in locazione sulla striscia demaniale, diffusa quasi ininterrottamente, che offre ombra e relax in stile spartano.
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Punta Sabbioni e Cavallino
Punta Sabbioni è un punto preciso, frutto delle triangolazioni necessarie a chi si muove nella laguna – che non è né terra né mare – per definire esattamente la propria posizione. Alla fine della terraferma, c'è un lungo frangiflutti con in fondo un faro; questa è una delle bocche d'ingresso nella laguna veneta, e il mega-cantiere del Mose ci ricorda quanto sia sempre stato e sia ancora oggi precario il rapporto tra l'uomo e la natura, e quanto questo richieda continui aggiustamenti. In distanza si vedono il campanile di San Marco, e altri campanili di Venezia. A pochi metri, le dune di sabbia ospitano una vegetazione povera ma selvaggia, che si adatta in continuazione al terreno sabbioso e battuto dagli spruzzi salmastri.
All'occhio del profano, le piante appaiono ispide e poco generose, ma in realtà offrono riparo e sussistenza a una fauna specifica, soprattutto ai tanti uccelli che volano nei pressi e si sentono.
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Jesolo
Il Cavallino, pochi chilometri più in là, è ancora Venezia, perché Venezia prima di essere una città è un territorio fortificato. Siamo nei pressi della sua linea difensiva, che la rendeva invisibile alle flotte nemiche, accanto alla sua diga naturale, il Lido lungo e stretto. Oggi il turismo di Venezia non dovrebbe riguardare soltanto i suoi monumenti e l'emozionante osservazione in diretta del suo lento ma inesorabile ritorno a polvere, ma anche l'eccezionale natura della sua costa. Venezia è anche un interminabile susseguirsi di alberghi, strutture ricettive e piccoli divertimenti. Il Cavallino, con la sua profonda spiaggia, le sue erbe selvagge e i suoi bungalow, in certi tratti più frequentato che in altri, ci accompagna lungo il cammino.
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Jesolo è un resort stagionale, cosmopolita e di grandi dimensioni, a servizio di tutto il Veneto, regione passata negli ultimi cinquant'anni e quasi inconsapevolmente dall'essere agricola e povera all'essere industriale e benestante. Chi viene qui a trascorrere qualche mese o settimana di vacanza, piuttosto dell'isolamento o del contatto diretto con la natura si lascerà gradevolmente risucchiare dall'organizzazione della distrazione e del piacere. Rientrato a casa, chi è stato qui non potrà dire di essere stato davvero al mare, ma dovrà dire di essere stato in una città sul mare. È la stessa condizione di altre piccole metropoli litoreanee, come Rimini, Sanremo, Taormina, o Viareggio. Uno dei modi in cui Jesolo ha deciso di fare il salto da villaggio a città è stato attraverso la realizzazione di edifici alti, progettati dalle mani di architetti noti; sono piccoli grattacieli residenziali, ben visibili dalla costa e dall'entroterra, equiparabili a campanili o fari, panoramici e ambìti dal punto di vista immobiliare.
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Jesolo, strip lungo ben venti chilometri e profondo appena uno, è composta da tre strisce funzionali parallele alla costa; d'estate ciascuna striscia assolve a una ruolo preciso e serve un momento topico della giornata, con la sua forma, attività commerciali e accessibilità. La prima striscia, quella più interna, è dedicata allo scorrimento automobilistico, ed è per lo più alberata a platani; è in diretto contatto con la campagna retrostante e viene utilizzata anche da ciclisti e corridori. La seconda striscia è una strada pedonale, che ospita una gran quantità di negozi di abbigliamento, souvenir e gelaterie, tranquilla di mattina e progressivamente più chiassosa a partire dal pomeriggio fino a notte tarda; d'inverno è quasi vuota. La striscia sul mare, cioè la spiaggia, resta invisibile dalle altre due strisce, dalle quali è raggiungibile soltanto attraverso strettoie ricavate negli isolati che si affacciano sull'acqua; la spiaggia viene rastrellata e pulita quotidianamente, ed è uno spazio universale impeccabilmente organizzato dal passo militare degli ombrelloni, dalle attività ludiche, dai wc e dai punti ristoro, fondato sulla zonizzazione e sulla flessibilità, un vero open space della modernità.

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Verso Duna Verde
Questo è anche un territorio scandito dagli estuari dei fiumi: il Sile, il Piave, il Livenza, tutti a poca distanza l'uno dall'altro; questi interrompono la lunga spiaggia e squarciano il paesaggio interno, rendendolo visibile. È curioso quanto il mare oggi attiri più dei fiumi, e non è chiaro il perché. Jesolo finisce con il Piave, e poco dopo si trova la Laguna del Mort, una enclave di acqua salmastra che pochi visitatori coraggiosi attraversano a piedi camminando nella melma e trasportando i propri bagagli (acqua, cibo, asciugamani, creme per la giornata) in bilico sulla testa. Perché sono pochi i turisti pronti a camminare più di qualche decina di metri, e a cercare un pizzico di avventura e di isolamento; qui la disomogenea distribuzione dei turisti è determinata dalla presenza o meno dei parcheggi per le automobili. La Laguna del Mort offre l'opportunità unica di camminare e tuffarsi nel passato, nella costa com'era una volta. In distanza, guardando a ovest, una nuova torre di Jesolo ci ricorda che non siamo così distanti dai comfort dell'aria condizionata.
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Verso est, l'insediamento di Duna Verde è una massiccia operazione immobiliare, quasi una piccola città di fondazione, con il centro a forma di anfiteatro. Il nome richiama la matrice naturalistica del luogo. A poca distanza vi sono anche villaggi di case/capanne nella pineta, che richiamano invece gli insediamenti di vacanza tipici dell'Europa del nord. La spiaggia lineare intanto prosegue, blanda e beige, pronta a modificarsi nel corso delle diverse ore del giorno, ripresentandosi pulita ogni mattina, ma sempre rivolta a sud (questo, non dimentichiamolo, è il punto più settentrionale di tutto il Mediterraneo). Il colore dell'acqua è di un tenue azzurro, con sfumature tra il verde e il grigio, mentre il mare è poco profondo e con poca corrente, facile da addomesticare.

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Caorle
Se non fosse per la presenza di vecchi confini amministrativi e consuetudini toponomastiche, e si attribuisse maggiore importanza allo stato attuale delle cose, diremmo che tra Punta Sabbioni e Caorle c'è una sola città, per ora senza nome. Jesolo, Caorle, Duna Verde, Eraclea Mare, Cavallino, Porto S. Margherita: sono tutti quartieri di un'emergente metropoli lineare, capace di comprimersi e dilatarsi a seconda del periodo dell'anno. Questa camaleontica stagionalità ne accentua l'urbanità. Nell'agosto 2010, le presenze giornaliere sono state oltre 167.000, che, unite ai residenti, portano questa metropoli balneare a toccare i 231.000 abitanti. Il senso di urbanità è dato dalle molteplici attività che si svolgono nel suo sistema di spazi aperti: al sole e all'ombra, di giorno e di sera, lungo la costa e lungo le strade, per ogni generazione anagrafica. Il sovraffollamento, con i suoi tre corollari (vita pubblica, cibo, rumore), è, per la società di massa, sinonimo di vacanza; gran parte della popolazione di oggi vive tutto l'anno nell'isolamento forzato della città suburbana, e quindi appare naturale che per contrasto le vacanze vengano consumate in luoghi affollati.
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Caorle è l'unico dei quartieri di questa piccola metropoli ad avere un centro antico, tipicamente veneto; la sua forma si confà alla forma della costa, con una punta e una rada, e con il faro e la chiesa strategicamente posizionati di conseguenza. Ma il centro antico di Caorle è soltanto una piccolissima parte del tutto, e proprio per questo è particolarmente importante, un unicum con la sua clientela affezionata che ci ritorna da tanti anni. La spiaggia qui è larga e ampia e i villeggianti camminano sulla sabbia in fila indiana su passerelle (che non scottano) dagli alberghi al bagnasciuga, e questo piccolo rituale sembra avere una certa importanza.
Sebastiano Brandolini
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Luca Casonato nasce a San Donà di Piave (Venezia) nel 1977. Dopo la laurea in ingegneria edile, si specializza in fotografia presso il CFP Bauer di Milano nel 2005. Nel 2012 è invitato a partecipare al festival internazionale Darmstädter Tage der Fotografie a Darmstdt, Germania. Nel 2010 è secondo classificato al Sony World Photography Awards. Nel 2008 partecipa alla Biennale Fotografica di Cracovia nella sezione Voice OFF. È un autore segnalato al Premio della Qualità Creativa in Fotografia Professionale indetto dall'Associazione Nazionale Fotografi Professionisti TAU Visual. Nel 2007, è fra i finalisti al premio Atlante Italiano 007 Rischio Paesaggio indetto dal ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla DARC.

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