Come giocare con le lettere

How to Play with Letters, il nuovo volume di Moleskine Books, è dedicato a Rylsee – al secolo Cyril Vouilloz – e al suo universo sorprendente e giocoso di disegni, schizzi, lettere e parole. #fridayreads

Rylsee, How to Play with Letters, Moleskine Books, 2017. #fridayreads

 

Alla scoperta di Cyril Vouilloz, alias Rylsee. Il suo universo è formato da disegni, lettere, parole e le sue creazioni hanno fatto il giro del mondo animando mostre, murales e spettacoli. Artista che ha scelto di cimentarsi con il potente mezzo espressivo del lettering, Rylsee è anche membro del collettivo berlinese Urban Spree. Il nuovo progetto editoriale di Moleskine Books ci trasporta in quella dimensione sorprendente, fantastica e giocosa che è l’arte contemporanea di disegnare lettere. How to Play with Letters è un viaggio alla scoperta di schizzi e disegni che nella loro grezza semplicità ci offrono un filtro sensoriale, ma incisivo attraverso cui riflettere sul mondo di oggi.

Fig.1 Rylsee, How to Play with Letters, Moleskine Books, 2017
Fig.1 Rylsee, How to Play with Letters, Moleskine Books, 2017
“Il digitale mi affascina – spiega Rylsee – ma alla fin fine, non esiste. Lo trovo bello, ma non è reale, fisico”. Rylsee è celebre per i suoi slogan dal design divertente e provocante che sembrano giocare, non senza una sottile punta di caustica ironia, con le comunicazioni telegrafiche e superficiali incoraggiate dalla cultura dello smartphone. Qualche esempio? “What did you NOT do today because of the internet” oppure “Smart phones, stupid people” o ancora “Unpleasant Keyboard Dilsexia since 1985”.

 

Rylsee non si allontana mai troppo dal suo sketchbook – per lui strumento di lavoro e di espressione creativa indispensabile, quanto preziosa via di fuga dalla noia e l’irrequietezza. Ma, come molte delle cose che fa questo virtuoso dello schizzo difficile da inquadrare, i suoi quaderni di schizzi non sono facilmente classificabili, in quanto rappresentano allo stesso tempo il processo creativo e l’opera compiuta. Come dice lui stesso: “Dovremmo apprezzare di più la volontà di fare delle persone, invece di giudicare solo il prodotto finito. Fatto bene non significa necessariamente interessante.”

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