Il Quarto Stato

La prima mostra della Kunsthalle Brixiae è dedicata al quarto stato, classe sociale ma anche nuovo stadio della materia, in cui si sviluppano nuovi modelli di produzione e di occupazione.

Madoka Furuhashi, <i>Il Quarto Stato</i>, 2015, Partly Polished Brass Fixtures, courtesy Beyond Entropy
La mostra “Il quarto stato”, che apre le attività della Kunsthalle Brixiae, si articola intorno al lavoro di tre artisti che, grazie alla provenienza da differenti aree geografiche e da diversi media espressivi, interrogano il rapporto fra produzione e prodotto, fra lavoro e merce, fra manifattura industriale e nuove tecnologie alla luce delle nuove forme di lavoro contemporaneo.
Il titolo fa riferimento al famoso quadro di Pelizza da Volpedo e allude al quarto stato come classe sociale ma anche al quarto stato, inteso come stadio della materia (né solido, né liquido, né gassoso), una nuova condizione in cui si sviluppano nuovi modelli di produzione e di occupazione territoriale. La città diventa quindi riconfigurazione del rapporto fra forza-lavoro e prodotto in modo inedito: il concetto di prodotto, il concetto di luogo, di appartenenza e di ubicazione evaporano e lasciano spazio a nuove forme di produzione e di lavoro.
Madoka Furuhashi, <i>Il Quarto Stato</i>, 2015, Botticino With Partial Cuts, White Turkish Limestone With Partial Cuts courtesy Beyond Entropy
In apertura: Madoka Furuhashi, Il Quarto Stato, 2015, rifiniture in ottone parzialmente lucidato. Courtesy Beyond Entropy. Sopra: Madoka Furuhashi, Il Quarto Stato, 2015, botticino con tagli parziali, bianco Limestone turco con tagli parziali. Courtesy Beyond Entropy

La mostra si articola intorno a tre installazioni separate che intessono un dialogo esplicito.

La malattia del Ferro (2010-2012), trilogia di Yuri Ancarani, esplora la relazione fra uomo e macchina e rivela il lavoro contemporaneo come una liturgia meccanica.
 I tre film si concentrano su mestieri specializzati e rivelano un rapporto inedito tra forza-lavoro e produzione così come fra il lavoro e il luogo di produzione. 
La nitidezza delle immagini e l’assenza dei dialoghi contribuiscono a mostrare il lavoro come una coreografia drammatica di gesti e i lavoratori come figure eroiche, quasi religiose. Il titolo della trilogia fa riferimento alla sensazione di soffocamento simile a quella che i marinai avvertono dopo avere passato lunghi periodi in mare aperto.


Il Capo, girato nelle cave di Carrara, si concentra sulla gestualità del capo cantiere che dirige le operazioni di scavo come un direttore d’orchestra.
 Piattaforma Luna accompagna lo spettatore all’interno di un sottomarino posto in fondo all’oceano. Da Vinci, un robot meccanico che permette di condurre operazioni chirurgiche a distanza, mostra al visitatore l’interno del corpo umano in sfumature di blu, con chiaro riferimento alla Grotta Azzurra di Capri.

Yuri Ancarani, <i>Il Capo</i>, 2010, film 15’, courtesy Galleria Zero, Milano e l’artista
Yuri Ancarani, Il Capo, 2010, film 15’, courtesy Galleria Zero, Milano e l’artista

L’installazione Il Quarto Stato di Madoka Furuhashi presta il titolo all’intera mostra e si concentra su una serie di oggetti che sono in stand-by. La scelta dell’artista di interrompere deliberatamente l’attività di produzione e lasciare le opere in uno stato di sospensione permette di sviluppare nuove interpretazioni che liberano il prodotto dallo statuto di merce: il grado di incompiutezza allude al lavoro necessario alla conclusione dell’opera che eccede l’oggetto stesso e diventa il suo plusvalore.

Ispirandosi alla pratica archeologica, l’artista usa i frammenti industriali non-finiti come fonti di una nuova conoscenza della realtà produttiva e sociale che li ha prodotti.

L’installazione di blocchi di Botticino grezzi, pannelli di vetro non-finiti ed elementi di ottone incompiuti, individuati nella miriade di aziende che costellano il territorio di Brescia e provincia, rivelano un nuovo rapporto in cui il lavoro non si esaurisce nella produzione ma costituisce un’eccedenza del prodotto stesso.

Michael Sailstorfer, <i>U10-54°11,393N/012°07,594E</i>, 2007, colorprint su forex, 70 x 50 cm, courtesy Galleria Zero, Milano e l’artista
Michael Sailstorfer, U10-54°11,393N/012°07,594E, 2007, colorprint su forex, 70 x 50 cm, courtesy Galleria Zero, Milano e l’artista

Il lavoro site-specific di Michael Sailstorfer prende ispirazione dalla città. Attraverso la distruzione degli oggetti mercificati, lo scultore tedesco dischiude nuove possibilità sul fatto che la forza-lavoro possa essere una forza distruttrice che rivela un valore nuovo degli oggetti laddove eccede il puro valore di scambio. La mostra di Michael Sailstorfer è co-curata da Friedrich Gräfling in associazione con Kunstverein Wiesen.

Il dialogo che si sviluppa fra queste tre ricerche definisce uno spazio di negoziazione fra lavoro e capitale, fra manodopera e produzione che si riverbera nelle dinamiche del paesaggio entropico e che dischiude una nuova lettura fra l’energia della forza-lavoro e le forme di accumulazione del capitale.


fino al 31 dicembre 2015
Yuri Ancarani, Madoka Furuhashi, Michael Sailstorfer
Il Quarto Stato
A cura di Stefano Rabolli Pansera | Beyond Entropy Europe
con l’assistenza di Francesco Pasini e Mario Ragnoli
Kunsthalle Brixiae
BREND | Palazzo Martinengo Colleoni, Brescia

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