Beauté Congo

Luogo di straordinaria vitalità culturale, la Repubblica Democratica del Congo è la protagonista della mostra alla Fondation Cartier pour l’art contemporain.

Kayembe, <i>Untitled</i>,. Oil on paer, 14 x 19,7 cm. Private collection, Paris. © Kayembe
Prendendo come punto di partenza la nascita della pittura moderna in Congo nel 1920, la mostra “Beauté Congo – 1926-2015 – Congo Kitoko” racconta quasi un secolo della produzione artistica del paese.
Pur focalizzandosi sulla pittura, la mostra tocca anche musica, scultura, fotografia e fumetti, offrendo al pubblico l’opportunità di scoprire la variegata e vibrante scena artistica della regione.
Albert Lubaki, <i>Untitled</i>, c. 1929. Watercolor on paper, 52 x 65 cm. Private collection and courtesy Galerie Loevenbruck, Paris. © Albert Lubaki Photo © Fabrice Gousset, courtesy Cornette de Saint Cyr, Paris
In apertura: Kayembe, Untitled, olio su carta, 14 x 19,7 cm. Collezione privata, Parigi. © Kayembe. Sopra: Albert Lubaki, Untitled, c. 1929. Acquarello su cartaa, 52 x 65 cm. Collezione privata e courtesy Galerie Loevenbruck, Parigi. © Albert Lubaki Photo © Fabrice Gousset, courtesy Cornette de Saint Cyr, Parigi

Già dalla metà degli anni Venti, quando il Congo era ancora una colonia belga, precursori come Albert e Antoinette Lubaki e Djilatendo dipinsero su carta le prime opere congolesi note, anticipando lo sviluppo dell’arte moderna e contemporanea. Dallo stile figurativo o geometrico, le loro opere rappresentano la vita del villaggio, il mondo naturale, i sogni e leggende con grande poesia e fantasia.

Dopo la seconda guerra mondiale, il pittore francese Pierre Romain-Desfosses si trasferì in Congo e fondò un laboratorio d’arte chiamato “atelier du Hangar”. In questo laboratorio, attivo fino alla morte di Romain-Desfosses nel 1954, pittori come Bela, Mwenze Kibwanga e Pilipili Mulongoy
impararono a esercitare liberamente la loro immaginazione, creando opere colorate e incantevoli nei loro stili caratteristici.

Chéri Samba, <i>La Vraie Carte du monde</i>, 2011. Acrylic on canvas and glitters, 200 × 300 cm. Collection Fondation Cartier pour l’art contemporain, Paris. © Chéri Samba
Chéri Samba, La Vraie Carte du monde, 2011. Acrilico su tela e glitter, 200 × 300 cm. Collezione Fondation Cartier pour l’art contemporain, Parigi. © Chéri Samba

Venti anni più tardi, la mostra “Art Partout”, presentata a Kinshasa nel 1978, ha presentato al pubblico i pittori Chéri Samba, Chéri Cherin, Moke e altri artisti, molti dei quali ancora attivi. Affascinati dal loro ambiente urbano e dalla memoria collettiva, si facevano chiamare “pittori popolari”. Hanno sviluppato un nuovo approccio alla pittura figurativa, ispirato da eventi quotidiani, politici o sociali facilmente riconoscibili dai loro concittadini.

Papa Mfumu’eto Ier, noto negli anni Novanta per la sua prolifica produzione indipendente di fumetti e la loro distribuzione in tutta Kinshasa, ha esplorato con le sue opere la vita quotidiana e le lotte comuni. Oggi artisti più giovani come JP Mika e Monsengo Shula, attenti agli eventi su scala globale, portano avanti l’approccio dei loro predecessori.

Ilunga, <i>Untitled</i>, c. 1950. Oil on paper, 35 × 43.5 cm. Collection Pierre Loos, Brussels  © Norbert Ilunga. Photo © André Morin
Ilunga, Untitled, c. 1950. Olio su carta, 35 × 43.5 cm. Collezione Pierre Loos, Brussels © Norbert Ilunga. Photo © André Morin
A partire dagli anni Ottanta fino a oggi, scultori innovativi come Bodys Isek Kingelez e Rigobert Nimi hanno creato modelli architettonici intricati di città utopiche o fabbriche robotizzate per approfondire la questione della coesione sociale. Per loro, l’arte provoca un auto-rinnovamento che a sua volta contribuisce a un futuro collettivo migliore.

Specchio una nuova generazione di artisti, i membri del collettivo Eza Possibles, creato nel 2003, hanno rifiutato gli stretti confini della Académie des Beaux-Arts di Kinshasa.

Due dei fondatori, Pathy Tshindele e Kura Shomali riaffermano la vitalità della scena contemporanea con i loro collages e dipinti non convenzionali, e un approccio critico all’arte.

Sylvestre Kaballa, <i>Untitled</i>, c. 1950. Oil on paper, 38.5 x 52.5 cm. Collection Pierre Loos, Brussels. © Sylvestre Kaballa. Photo © Michael De Plaen
Sylvestre Kaballa, Untitled, c. 1950. Olio su carta, 38.5 x 52.5 cm. Collezione Pierre Loos, Brussels. © Sylvestre Kaballa. Photo © Michael De Plaen
In mostra è anche il lavoro di fotografi come Jean Depara e Ambroise Ngaimoko, dallo Studio 3Z, che rappresenta l’energia della città di Kinshasa dopo l’indipendenza del Congo, oltre a quello del fotografo del musicista Franco, Jean Depara, che ha ritratto la vivace e stravagante vita notturna di Kinshasa negli anni Cinquanta e Sessanta.

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