Body language

#164 Con “Body language”, i designer di Dutch Invertuals esplorano l’estetica e la complessità di un mondo sempre più invaso da una tecnologia intangibile. #salone2015

Dutch Invertuals, “Body language”, vista dell'allestimento alla Galleria O’
Quinta mostra milanese per il collettivo di designer olandesi diversi per formazione ma uniti dalla voglia di sviluppare ed estendere i confini della propria ricerca in ambiti di sperimentazione sempre differenti.
La mostra proposta quest’anno e allestita negli spazi della Galleria O’, sempre a cura di Wendy Plomp, ha un titolo alquanto ermetico: “Body language”.  Il linguaggio del corpo in realtà non è il centro della ricerca dei designer coinvolti nel progetto, quanto piuttosto quello che rimane dall’analisi dell’effetto della tecnologia sulla nostra vita e dalla constatazione di come essa contribuisca a smaterializzare, per così dire, l’oggetto, a destrutturarlo e a fargli perdere il valore che aveva in passato, oltre alle sue caratteristiche fisiche precedenti.  
Dutch Invertuals, “Body language”, vista dell'allestimento alla Galleria O’
Dutch Invertuals, “Body language”, vista dell'allestimento alla Galleria O’

Aliki Van Der Kruijs, Alissa + Nienke, Arnout Meijer, Daphna Laurens, Dienke Dekker, Edhv, Germans Ermičs, Jetske Visser & Michiel Martens, Nina Van Bart, Noman, Philipp Weber, Thomas Vailly & Laura Lynn Jansen, Tijmen Smeulders e Victoria Ledig hanno esplorato l’estetica e la complessità di un mondo sempre più difficile da vivere, nel contesto di un possibile e futuro stile di vita. “Il sopravvento della tecnologia”, sostiene la curatrice dei Dutch Invertuals, “fa sì che il mondo non-tattile e intangibile conquisti sempre più terreno nella comprensione di quello che siamo e che l’oggetto così come lo abbiamo conosciuto finora perda la sua funzione, mentre la sua forma viene liberata, abbandonata e riconquistata. Rimangono solo i nostri corpi a riflettere la nostra identità. Questo processo, a tendere, provocherà la necessità di rinegoziare lo spazio che ci circonda e anche di riconfigurare gli oggetti che lo abitano insieme al nostro rapporto con loro”.

I progetti in mostra sono il risultato di una riflessione corale attorno a questi temi: analizzano dei materiali e li lavorano secondo codici ed estetiche nuove, per soddisfare le esigenze che avranno i corpi del prossimo futuro. Ed eccoci arrivati al body language

Dutch Invertuals, “Body language”, vista dell'allestimento alla Galleria O’
Dutch Invertuals, “Body language”, vista dell'allestimento alla Galleria O’

“Ci siamo chiesti cosa sia importante nella nostra vita”, continua Wendy, “come lo affrontiamo, che cosa ci fa piacere, quali sono le nostre nuove tradizioni, qual è il nuovo linguaggio degli oggetti considerato che tanti di quelli con cui siamo abituati a vivere stanno scomparendo”.

In mostra troviamo lampade create con strisce di carta disegnate secondo pattern fissi che si modificano una volta che i fili vengono intrecciati, un tappeto fatto di cordoni per tende di diametri differenti che si uniscono creando una forma sfuggente, uno specchio composto da strati di materiali differenti visibili in sezione la cui superficie irregolare deforma in modo differente in base all’angolo di osservazione, pareti con disegni finissimi tagliati al laser che si muovono con il soffio, specchi che tengono sotto controllo il nostro battito cardiaco, contenitori con spessori differenziati e sfumature cromatiche studiate per destabilizzare la nostra percezione… e tanti altri oggetti per farci riflettere sulle possibili nuove interazioni dello spazio con il nostro corpo.


14–19 aprile 2015
Dutch Invertuals
Body Language
a cura di Wendy Plomp
Galleria O’
via Pastrengo 12, Milano

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