Migranti Ambientali

Migranti ambientali: l'ultima illusione, di Alessandro Grassani, racconta con la fotografia il dolore, l’attesa, l’illusione causati dal fenomeno della migrazione rurale-urbana.

Veduta dello slum di Kawran, dove lungo i binari della ferrovia e in condizioni igieniche disumane vivono migliaia di persone. Dhaka, Bangladesh 2011. © Alessandro Grassani
Migranti ambientali: l'ultima illusione è un progetto a lungo termine, iniziato nel 2011, che indaga una delle più drammatiche conseguenze dei cambiamenti climatici sulle popolazioni: il fenomeno della migrazione rurale-urbana.
Erdena Tuya trascina una pecora uccisa dallo Dzud, il rigido inverno mongolo, nel piccolo cimitero vicino alla loro gher. Il gelo, negli ultimi tre anni, ha ucciso metà delle sue duemila pecore. Provincia di Arkhangai, Mongolia 2011. © Alessandro Grassani
In apertura: Veduta dello slum di Kawran, dove lungo i binari della ferrovia e in condizioni igieniche disumane vivono migliaia di persone. Dhaka, Bangladesh 2011. Dettaglio © Alessandro Grassani. Sopra: Erdena Tuya trascina una pecora uccisa dallo Dzud, il rigido inverno mongolo, nel piccolo cimitero vicino alla loro gher. Il gelo, negli ultimi tre anni, ha ucciso metà delle sue duemila pecore. Provincia di Arkhangai, Mongolia 2011. © Alessandro Grassani

Stando a una previsione delle Nazioni Unite, nel 2050 la Terra dovrà affrontare l’emergenza di 200milioni di migranti ambientali che non cercheranno nuove fonti di reddito nei Paesi ricchi e industrializzati, ma nelle aree urbane già sovraffollate e poverissime delle loro terre d’origine. I primi tre Paesi indagati, mostrano le conseguenze di diverse forme di cambiamenti climatici: l’estremo freddo in Mongolia, l’innalzamento del livello del mare in Bangladesh, la siccità e le guerre tribali per il controllo delle risorse idriche in Kenya.

Filo conduttore di tutto il lavoro sono le testimonianze dei migranti ambientali incontrati nelle capitali dei singoli Paesi. Queste persone sono emigrate, fuggendo dai loro villaggi resi ormai inabitabili dai cambiamenti climatici, nella speranza di trovare una vita migliore. Una speranza che presto si rivelerà la loro “ultima illusione”.

Erdene Tuya con il figlio di tre anni nella loro gher. Questa famiglia vive in condizioni estreme, combattendo ogni giorno contro lo Dzud, il rigido inverno mongolo. Lentamente si stanno avvicinando alla capitale Ulan Bator, alla ricerca di luoghi più caldi per mantenere in vita il proprio gregge. Provincia di Arkhangai, Mongolia 2011. © Alessandro Grassani
Erdene Tuya con il figlio di tre anni nella loro gher. Questa famiglia vive in condizioni estreme, combattendo ogni giorno contro lo Dzud, il rigido inverno mongolo. Lentamente si stanno avvicinando alla capitale Ulan Bator, alla ricerca di luoghi più caldi per mantenere in vita il proprio gregge. Provincia di Arkhangai, Mongolia 2011. © Alessandro Grassani

Il progetto fotografico, in mostra alla Galleria Bel Vedere Fotografia di Milano, ha vinto l’undicesima edizione del Premio Amilcare G. Ponchielli, organizzato e sostenuto dal 2002 dal G.R.I.N. (Gruppo Redattori Iconografici Nazionale).

Dalla motivazione della giuria – presieduta da Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera e composta da Alfredo Pratelli (fotografo e presidente onorario di AFIP International), Moreno Gentili (scrittore), Maurizio Zanuso (Galleria Bel Vedere), Mariuccia Stiffoni Ponchielli e i tre membri del GRIN (Elena Ceratti, Paola Romano e Raffaele Vertaldi) – “Raramente il dolore, l’attesa, l’illusione sono stati descritti con immagini così profonde e significative... I migranti ambientali hanno perso tutto e il loro sguardo è nel vuoto, ma conservano un’intima e indistruttibile dignità. Mentre il nostro, di sguardo, che ha la mobilità nevrotica delle cattive coscienze, scivola via. Grassani, ha anche il merito di costringerci a vedere e riflettere. Un grande reportage”.


fino all’11 aprile 2015
Alessandro Grassani
Migranti ambientali: l’ultima illusione

Galleria Bel Vedere
via Santa Maria Valle 5, Milano

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