Tomaso Buzzi alla Venini

Sono in mostra a Venezia fino a gennaio i vetri dell'architetto lombardo – nell’ambito di “Le Stanze del Vetro”, progetto di Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung.

Tomaso Buzzi alla Venini
Terza mostra dedicata ai grandi designer della Venini, Tomaso Buzzi alla Venini, celebra il gusto italiano degli anni Trenta nelle opere in vetro dell'architetto lombardo.
Tomaso Buzzi è stato un esponente di spicco del cosiddetto “Novecento Milanese”. Fu amico e collaboratore di Gio Ponti e membro dell’associazione “Il Labirinto” insieme ad architetti e imprenditori come Gio Ponti, Michele Marelli e Paolo Venini. E proprio insieme a Ponti, Buzzi è stato uno dei più importanti creatori del gusto italiano degli anni ’30 del secolo scorso, dando inizio a un vero e proprio standard imitato da molti negli anni seguenti.
Tomaso Buzzi alla Venini, disegno
Tomaso Buzzi alla Venini. In apertura: grandi vasi in vetro alga a più strati di colore con applicazione di foglia d’oro. 1932-33. Qui sopra: disegno
Architetto colto, designer curioso, raffinato progettista d’interni, oltre che collaboratore della rivista Domus, lavorò per le figure più importanti dell’alta borghesia del nostro paese: Volpi, Cini, Visconti, solo per citarne alcuni. Suoi sono ad esempio gli interventi a Villa Necchi Campiglio a Milano, recentemente restaurata dal FAI, alla palladiana Villa Maser a Treviso, a Palazzo Cini a San Vio, Palazzo Papadopoli e Palazzo Labia a Venezia.
Tra il 1932 e il 1933 Buzzi avvia un’attiva collaborazione con la vetreria Venini, che prosegue episodicamente anche durante gli anni successivi. Il contributo creativo di Buzzi si caratterizza per il suo approccio sperimentale alla forma e ai materiali. La sua ampia ricerca riguarda anche l’illuminazione, dando così  una nuova veste a questo tradizionale settore del vetro di Murano. La mostra, a cura di Marino Barovier, ripercorre questa breve ma fruttuosa collaborazione, documentata non solo attraverso le opere selezionate, i disegni originali catalogati nell’archivio Venini, ma anche attraverso progetti inediti conservati alla Scarzuola a Montegabbione, la città-teatro che Buzzi costruì a partire dalla fine degli anni Sessanta

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