Abiti da Lavoro

La Triennale di Milano presenta la mostra “Abiti da Lavoro”, a cura di Alessandro Guerriero, che dal 25 giugno al 31 agosto espone 40 abiti da lavoro ideati da progettisti di tutto il mondo.

Abiti da Lavoro
“Abiti da Lavoro” nasce dalla generosità di alcuni dei 40 progettisti coinvolti, che, insieme all’Associazione Tam-Tam, diretta da Alessandro Guerriero, hanno voluto accettare la sfida di Arkadia onlus per favorire l’inserimento lavorativo di giovani disabili.
“Il percorso è quello usuale della sartoria: si insegna ai ragazzi che frequentano il workshop gratuito di Tam-Tam come si trasforma uno schizzo in un cartamodello. Trasmettiamo questi cartamodelli ad Arkadia Onlus, dove un gruppo di persone con disabilità li trasforma in abiti veri e propri. “Abiti da Lavoro”, appunto. Le ragazze e i ragazzi di Arkadia misurano, tagliano, cuciono, stirano. Lo stanno facendo anche in questo momento” raccontano Alessandra Zucchi e Alessandro Guerriero che in questi mesi hanno imbastito l’idea, tessuto la rete delle relazioni e coordinato la realizzazione della collezione dei 40 abiti in mostra.
Abiti da Lavoro
In apertura: Erwin Wurm , Curators Choice, 2014 Knitted Dress. Sopra: Bertjan Pot, Masks, 2010-ongoing
“Abiti da Lavoro” oltre a voler rappresentare una tensione per l’innovazione sociale, propone una riflessione socio-antropologica: un tempo l’abito faceva il monaco, il metalmeccanico, l’avvocato, il banchiere, la signora alla moda, il fantino, il musicista, il cuoco, il marinaio, la prostituta, il poliziotto, il medico, il portiere, il giudice, il muratore.
Ma oggi? Se originariamente l’abito da lavoro (il lavoro di vivere) nasce come gesto d’amore che dice protezione e cura, nel tempo è diventato l’espressione di scale di potere che definiscono la nostra condizione, trasformandosi soprattutto in habitus, in funzione e segno sociale. L’attuale centralità dell’individuo ha però ancora una volta mutato il senso di ciò che indossiamo: la funzione sociale svanisce e l’abito assume soprattutto il valore dell’espressione individuale: diventa travestimento e forma dei nostri pensieri. Se prima era l’immagine che il mondo ci attribuiva – non si poteva lavorare in banca senza giacca e cravatta – oggi è l’immagine di ciò che noi vogliamo essere nel mondo.
Abiti da Lavoro
A sinistra: Mella Jaarsma, The Senses Cheat You. A destra: Faye Toogood, Workers of the Worls Unite
L’abito è corazza della condizione fisica, sociale, morale e culturale di ciascuno e che ciascuno sceglie per sé. Diventa la speranza, più o meno fondata, che ognuno di noi nutre verso se stesso e, nello stesso tempo, la misura, l’immagine e il valore di come ciascuno vive i rapporti interpersonali: l’abito diventa il progetto.
Un progetto che – se rispecchia l’originaria vulnerabilità fisica e psichica dell’uomo – propone involucri non datati, irrispettosi della mera funzione, lontani da logiche mercantili. Non manufatti di design o opere d'arte, ma volumi e forme talvolta incompiute o modificabili, prove generali di ri-vestimento.
“Abiti da lavoro” è una mostra che si presta dunque a diversi livelli di lettura e rielaborazione, un’opera collettiva che darà luogo il 3 luglio dalle 14.30 alle 22.00, presso il Teatro Agorà, al Convegno Inusuale. Durante l’incontro noti artisti, medici, scrittori, giornalisti, cuochi, psicologi, imprenditori, psicologi, editori, proporranno brevi suggestioni su ‘abiti", ‘lavoro’, ‘corpo’, ‘identità’. Performance, proiezioni e parole si alterneranno alla lettura di brevi testi scritti da Giacomo D. Ghidelli. Il Convegno Inusuale si concluderà con un concerto jazz di Claudio Fasoli (sax), Luca Garlaschelli (double bass) e Massimo Minardi (chitarra elettrica).

Fino al 31 agosto 2014
Abiti da lavoro
a cura di Alessandro Guerriero
Coordinati da Alessandra Zucchi hanno partecipato alla realizzazione degli abiti Arkadia Onlus, Elena Beccaro, Anna Cardani, Carlomaria Filippelli, Elisa Gennai, Federica Caputo, Simone La Bella, Gigi Meneses, Desislava Neycheva, Irena Pamukova, Anna Lenti, Marina Ruseva, Giorgia Rosano, Caterin Sasso, Alessandra Giannino, Antonio Bonfrate, Alessandro Oggianu, Katia Dente, Sofia Bonini.
Progettisti: Afran, Rodrigo Almeida, Alberto Aspesi, Gentucca Bini, Denise Bonapace, Andrea Branzi, Nacho Carbonel, Klaudio Cetina, Cano, CoopHimelblau, Dea Curic, Nathalie Du Pasquier, Elio Fiorucci, Matteo Guarnaccia, Nuala Goodman , Daniele Innamorato, Mella Jaarsma, Toshiyuiki Kita, Guda Koster, Colomba Leddi, Antonio Marras, Franco Mazzucchelli, Alessandro Mendini, Angela Missoni, Issey Miyake, Amba Molly, Frédérique Morrel, Margherita Palli, Lucia Pescador, Bertjan Pot, Clara Rota, Andrea Salvetti, Nanni Strada, Tarshito Strippoli, Faye Toogood, Otto von Busch, Vivienne Westwood, Allan Wexler, Erwin Wurm, Melissa Zexter.
Allestimento a cura di Atelier Biagetti
Grafica a cura di Frank Studio
Triennale di Milano
Viale Alemagna 6, Milano

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