Dai frigoriferi all’arredo

Per 15 anni Ousmane MBaye ha riparato frigoriferi a Dakar. Un giorno ha riciclato l’acciaio per creare una sedia, la prima di una collezione di mobili in acciaio e barili di benzina vuoti.

From fridges to furniture
“Alcuni definiscono ciò che faccio Arte Africana, o primitiva. Io lo chiamo design, che dona un’anima a oggetti diversi e casuali. Rendere bello un oggetto d’uso quotidiano, superare la semplice funzionalità per donargli uno spirito, un’attitudine, una direzione: questo, secondo me, è il design” spiega Ousmane M’Baye.
Oggi Ousmane ha 10 dipendenti, due dei quali si dedicano esclusivamente a esplorare le discariche di Dakar per trovare barili di petrolio vuoti o pezzi in acciaio utili alla realizzazione dei mobili.
Ousmane MBaye
Ousmane MBaye, Dakar, Senegal
“È stato un percorso interessante. Sono cresciuto in questo quartiere, che è sempre stato un ambiente dove le persone creavano cose dal niente. Ma non avevo idea che sarei diventato un designer” scherza M’Baye, che ha lasciato la scuola a 15 anni perché dislessico, cominciando a lavorare nel piccolo laboratorio dove il padre riparava frigoriferi, freezer e condizionatori.
“Guardando indietro, penso di essere stato influenzato inconsciamente dalle diverse case dei clienti che visitavo, dove ho visto tante tipologie di arredo poi reinterpretate nelle mie creazioni”. Dopo 15 anni lavorando come frigoriste, termine francese che definisce i riparatori di questi elettrodomestici, ha attraversato la cosiddetta ‘crisi di mezza età’, durante la quale ha cominciato a sperimentare la produzione di oggetti con elementi recuperati in acciaio e ferro.
Ousmane MBaye, Dakar, Senegal
Ousmane MBaye, Dakar, Senegal
“Non avevo soldi per comprare i materiali, questo mi ha insegnato che ogni materiale è unico, con le sue proprietà. Il metallo è stato un mezzo per espandere i miei orizzonti, per pensare diversamente”. All’inizio MBaye lavorava con qualsiasi materiale, dai barili alle pompe idriche che trovava in giro per la città, escludendo qualsiasi cosa implicasse un progetto formale.

“Non sono mai riuscito a seguire i metodi degli altri. Ho sempre preferito creare le mie metodologie e, facendolo, ho sviluppato anche un pensiero personale, lontano da quello accademico”.

Un amico vide la sedia che il designer aveva realizzato assemblando pezzi d’acciaio e un vecchio coperchio di un barile e, comprendendone il potenziale, ordinò sedie, tavoli e madie per la sua casa a Isle de Goree.

Ousmane MBaye, Dakar, Senegal
Ousmane MBaye, Dakar, Senegal

Una volta l’anno tutte le abitazioni dell’isola, protette come patrimonio Unesco, aprono al pubblico: per l’occasione l’amico lo incoraggiò a realizzare pezzi da vedere ai turisti.

Per non perdere le proprie radici MBaye continua a produrre i mobili nella vecchia bottega del padre. Il successo gli ha permesso di comprare una casa più grande, utilizzata anche come showroom, a poche centinaia di metri dal laboratorio, nella stessa zona, Medina, in cui è cresciuto.

Ousmane MBaye, Dakar, Senegal
Ousmane MBaye, Dakar, Senegal
“Qui ho le mie radici, qui è dove ho imparato a pensare in maniera creativa in assenza di grandi risorse. Non voglio perdere il contatto con questi luoghi solo perché ho avuto successo” spiega M’Baye che sin dall’infanzia armeggia con tubi e pezzi d’alluminio “senza sapere quanto avrebbero poi influenzato la mia vita”.
Camminando per le vie di Medina si capisce immediatamente di cosa parla: file e file di artigiani e commercianti di letti, sedie, tavoli, case di bambole, scrivanie e ripiani in legno o in acciaio e, qui e la, negozi con centinaia di oggetti realizzati a partire dalle lattine di soda o di pomodoro o da altri metalli riciclati che si trasformano in cornici, giocattoli, paralumi, posaceneri, e così via.

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